Capitolo 53

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"E va bene...ma prima facciamo un'altra partita." propone Husk, affamato di gioco d'azzardo.

Uno strano scintillio inonda il suo sguardo, facendo risaltare ancor di più il giallo dei suoi occhi. Le luci soffuse della notte accentuano il taglio felino di quei suoi occhi furbi, che mi scrutano con l'eccitazione di poter giocare ancora.

"Dai Husk, era solo una partitina amichevole." mi lamento, cercando di dissuaderlo dalla sua idea, o meglio, da quella ossessione.

Di tutta risposta Husk afferra le carte dal bancone, ignorando totalmente le mie parole e dilettandosi piuttosto nel mischiare il mazzo.

"Ti è andata bene, hai avuto fortuna." dice tornando a guardarmi "Ma adesso passiamo a un gioco più serio: Black Jack." conclude, per poi iniziare a dare le carte.

Ho un attimo di incertezza in cui non so bene come comportarmi, in cui mi sento quasi in difetto a dire di no ad Husk. Certo, sono stata io a cominciare. Ma è meglio che finisca qui, non posso permettere di far evolvere ulteriormente la situazione.

"Husk, no. Basta giocare per questa sera." lo rimprovero, raccogliendo rapidamente le carte che ha già distribuito e mandando così a monte la partita non ancora iniziata.

Il demone rimane sconcertato dal mio gesto, subito una velata frustrazione lo invade.

"Oh ma dai!" sbuffa lui "Ti dirò comunque tutto, ma facciamo un'altra partita!" propone agitato.

I suoi occhi non brillano più di quell'eccitazione da gioco d'azzardo, bensì brillano di una disperata speranza. Come un drogato che, dinanzi ad una dose, spera di potersi fare ancora una volta, in astinenza da fin troppo tempo.

"Un'altra volta, Husk." dico, facendo sparire le carte dalla sua vista.

Appena infilo il mazzo nella tasca dei miei pantaloni, Husk sembra tornare in sé. La scintilla nei suoi occhi si spegne, il suo sguardo si incupisce. Husk sembra riacquisire la ragione che aveva momentaneamente perduto, venendo così investito dalla consapevolezza delle sue azioni, della sua ossessione che lo ha dominato ancora una volta.

Non pensavo che il suo problema col gioco fosse così grave: certo, aveva accennato varie volte alla sua ludopatia, eppure non lo avevo mai preso troppo sul serio. Pensavo che in qualche modo fosse il suo personaggio, la sua maschera. E invece sembrava quasi che quelle carte lo stessero chiamando, che in qualche modo lo stregassero.
È un punto debole di Husk veramente distruttivo e pericoloso, averlo visto comportarsi in tal modo mi fa un certo effetto.
Husk si mostra sempre così serio e distaccato da qualsiasi situazione, anche fin troppo alle volte, ma fino ad ora non lo avevo mai visto tanto preso da qualcosa di così irragionevole. Sembrava ammaliato, sembrava...quasi aver perso la ragione. Per la prima volta lo avevo visto abbandonarsi ai suoi piaceri e peccati, quelli che lo avevano portato alla rovina.

"Hai ragione, scusa, lasciamo stare." mormora velocemente.

Sembra quasi che il demone voglia sparire in questo istante, il suo nervosismo è palpabile. È chiaro che un senso di vergogna lo stia iniziando ad assalire lentamente.

"Oh tranquillo Husk, è stato divertente, no?" dico abbozzando un sorriso, cercando di sollevarlo dal suo pentimento.

"Già, fin quando non ti mette in catene." dice con sguardo eloquente.

So bene che si stia riferendo ad Alastor, eppure i suoi occhi sembrano nascondere altro. Come se Husk volesse dire molto di più, come se stesse insinuando qualcosa...anche su di me. Ma io non sono come Alastor, non lo sarò mai.

"Non ti metterei mai in catene, Husk." dico con estrema serietà, accigliandomi.

Scruto il demone con attenzione, cercando di capire cosa stia passando nella sua mente in questo momento.

Scoperta letale: Alastor ~Hazbin Hotel~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora