Scoperta letale: Alastor ~Hazbin Hotel~

Capitolo 46

Quando mi ero svegliata quella mattina, i ricordi della notte passata mi avevano investita come un treno. Il mio primo pensiero della giornata era andato ad Alastor e a quei momenti magici vissuti insieme, momenti che sarebbero rimasti nascosti nei nostri ricordi, di cui non avremmo più parlato.
Il fatto che avessimo deciso di lasciare quei momenti nella nostra memoria come se fossero dolci ricordi lontani non mi faceva star male, anzi: mi sentivo sollevata.
Prima di tutto io ed Alastor siamo colleghi, perciò evitare di mischiare il lavoro con questioni di cuore è il mio obiettivo principale. Ma soprattutto abbiamo aspirazioni diverse e Alastor ha uno stile di vita totalmente opposto al mio, che tra l'altro non approvo assolutamente.
So che per Alastor sono solo un gioco, un passatempo. So che per quanto io lo desideri, non posso veramente fidarmi di lui.
Perciò aver vissuto un bel momento per me non aveva significato nulla di più che un piacevole momento. E so perfettamente che per Alastor non sarà affatto un problema non parlarne più e comportarsi come se nulla fosse avvenuto. Del resto, lo fa continuamente: sembra non importargli mai nulla.

Non c'è rancore o odio in me, non un briciolo di sentimento per il demone della radio. L'unica cosa che provo è il piacere del ricordo di quella serata e il non doverne vivere le conseguenze.

Esco dalla mia camera da letto, dirigendomi verso le scale. Alastor non mi ha parlato dei suoi piani per oggi, quindi per ora mi limiterò a bere qualcosa al bar e magari scambiare qualche parola con Husk, il quale ultimamente si è mostrato sempre silenzioso e sfuggente. Negli ultimi giorni non avevo trascorso molto tempo con Angel o con gli altri demoni, almeno non a divertirmi. Ero stata in convalescenza, sperando che le mie corna guarissero in fretta e per fortuna così era stato.
Scendo le scale, ma subito noto un'aria di tensione nella hall. Appena raggiungo la metà della scalinata noto che tutti gli ospiti dell'hotel si trovano al piano terra: stanno guardando verso un'unica direzione e sembrano abbastanza sconcertati. Solo dopo l'ultimo gradino mi rendo conto di cosa stia accadendo.

Charlie si trova seduta sul pavimento al centro della hall, circondata da una miriade di disegni, foto e appunti scritti a mano, mentre bisbiglia non so cosa. Più la osservo, più noto quanto sembri quasi uscita di senno: continua a parlare nervosamente tra sé e sé, mentre tutti noi continuiamo a squadrarla senza sapere cosa dire o fare. Inoltre ha un aspetto terribile: i capelli sono scompigliati e la camicia è estremamente sgualcita e un po' sbottonata. Della sua giacca rossa non c'è traccia, così come del suo papillon.

A quanto pare nessuno si è accorto della mia presenza, nonostante siamo proprio tutti qui. Mi guardo attorno senza sapere cosa fare: non so se spezzare questo apparente equilibrio o cercare di mantenerlo. Angel ed Husk si godono la scena tranquillamente, mentre Sir Pentious sembra preoccupato, così come anche Vaggie. Per la prima volta Nifty non sta correndo per tutta la sala tentando di uccidere i suoi tanto amati e odiati insetti, bensì osserva il tutto in silenzio, sorpresa dalla situazione. Improvvisamente noto Alastor affianco alle porte dell'hotel: quel suo sorriso non lascia trasparire nulla, ma il suo silenzio mostra quanto sia interessato a gustarsi quella scena così folle. Il suo aspetto è decisamente diverso dall'ultima volta che lo avevo visto la notte prima: i suoi vestiti sono impeccabili, i capelli perfettamente in ordine e il suo viso non ha più quell'aria stanca. Al solo ricordo sento il cuore tornare a battermi forte nel petto.

Siccome sembra che nessuno sia intenzionato a proferire parola, sgattaiolo nella sua direzione, temendo di spezzare quel silenzio inquietante.

'Sai dirmi che succede?' comunico con lui senza proferire parola.

Il demone mi lancia un'occhiata fugace, sempre con quel solito sorriso ammaliante, poi torna a guardare Charlie.

'La principessa si è finalmente resa conto che la sua penosa e scellerata impresa non è altro che un'utopia fallimentare' sento la sua voce nella mia mente.