Capitolo 73

137 15 15
                                    

Da quando ero tornata all'Hazbin Hotel non avevo fatto altro che rimanere nella mia stanza, rintanata sotto le coperte a martellarmi la testa con i più disparati pensieri. Quella sera, dopo la chiacchierata con Vox, mi era addirittura passata la voglia di mangiare. Se per una sera non cenerò, di certo non morirò di fame: questo avevo pensato prima di affondare la testa nel cuscino, convinta di poter scacciare tutti quei maledetti pensieri col sonno. E invece era accaduto esattamente l'opposto: erano stati proprio quei pensieri a scacciare il mio sonno.
Quando avevo deciso di scendere le scale nel cuore della notte, una scintilla di felicità e determinazione aveva attraversato il mio cuore. Stavo male, lo riconoscevo. E a farmi stare ancora più male era la lontananza tra me e gli altri dannati in questo hotel. Da quando avevo stretto quel maledetto patto con Vox ci eravamo evitati, il silenzio regnava ormai sovrano all'Hazbin Hotel. Un silenzio che avrei tanto desiderato regnasse anche nella mia mente, ed invece non era così. Più il tempo passava, più la mia anima era in pena, sempre più dannata. Non riuscivo a trovare conforto in nulla: tutto ciò che costruivo veniva puntualmente distrutto, un giorno avevo tutto e il giorno dopo non avevo più nulla. Avevo perso di nuovo Alastor, forse questa volta era per sempre. Come avrei mai potuto aggiustare le cose se a distruggerle non ero io?

Guardo Husk da lontano, mentre sta sistemando delle bottiglie, di spalle rispetto a me. Lo osservo, non più molto sicura di volergli parlare. Forse non è il momento, forse non si è ancora perdonato per ciò che è accaduto. Non voglio riaprire una ferita che si sta lentamente rimarginando, ma che è ancora sanguinante.
Io non l'ho perdonato.
Non l'ho fatto perché non l'ho mai incolpato di ciò che è accaduto, bensì incolpo me stessa. Avrei potuto fare altro, avrei potuto chiedere aiuto ad Alastor, magari stringere un patto con lui piuttosto che con Vox. Invece sono stata io stessa a rovinarmi. Mi ero fatta prendere dal terrore di perdere Angel, le emozioni mi avevano dominata ed io mi ero persa in esse come una stupida.

D'un tratto Husk si volta, subito mi smaterializzo, nascondendomi dietro il caposcala e rimanendo in forma di nube per evitare che possa vedermi.

"Guarda che ti ho visto...esci fuori, Alastor." dice Husk annoiato, con il solito tono scontroso.

Alastor? Cazzo, deve avermi vista mentre mi smaterializzavo ed ora pensa che si tratti di lui...
Subito torno in forma solida, rimanendo però dietro il corrimano della scala.

"Pensavo fossi più bravo a nasconderti." commenta Husk, accennando una risata.

È chiaro che non riesca a vedermi bene nel buio. Del resto i miei capelli rossi e la mia figura potrebbero facilmente confondere qualsiasi demone, lo capisco. Lentamente esco allo scoperto, con un'espressione colpevole in volto. Appena la luce mi illumina chiaramente, Husk rimane sorpreso, tanto da cambiare atteggiamento. Si agita sul posto, mi guarda nervosamente, mentre cerca di dire qualcosa.

"Non sono Alastor, sono Katherine." dico con voce incerta, avanzando con fare altrettanto insicuro.

"Oh..." mormora perplesso "Credevo di aver visto..." inizia a dire, continuando a scrutarmi stralunato mentre avanzo verso il bancone "No niente, lascia stare. Forse sono troppo assonnato...o ubriaco."

Abbozzo un sorriso, guardandolo quasi teneramente. Poi mi viene un'idea in mente, forse un po' stupida. Mi smaterializzo e in un istante raggiungo Husk al bancone, rimaterializzandomi seduta su uno degli sgabelli.

"Questo?" domando.

D'istinto Husk indietreggia spaventato, rimane ad osservarmi pietrificato, con gli occhi sgranati. Ma poi si avvicina al bancone incuriosito, rivolgendomi uno sguardo indagatore.

"Cosa? Che novità è questa?" domanda, i suoi occhi che chiedono spiegazioni.

"In realtà, non è una novità. È così da un po' di tempo..." affermo facendo spallucce.

Scoperta letale: Alastor ~Hazbin Hotel~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora