Capitolo 71

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Alastor's POV
Avevo trascorso l'intera nottata a tormentarmi, incapace di trovare pace, mentre la discussione avuta con Katherine mi rimbombava nella testa come un eco incessante. Il silenzio della mia postazione radio è opprimente, interrotto solo dai miei pensieri che si sovrappongono vorticosamente. Non riuscivo a crederci, non volevo crederci, eppure era accaduto veramente. Continuavo a ripetermi la stessa domanda: perché lo aveva fatto? Perché aveva deciso di tradirmi in quel modo così vile e miserabile? Fino a quel momento avevo creduto che volesse veramente tornare ad affiancarmi nella gestione dell'hotel. Mi era sembrata...sincera. Dopo il nostro periodo di lontananza eravamo finalmente riusciti a riavvicinarci, e qualcosa in lei era cambiato...ma in meglio. Ogni suo sguardo, ogni gesto, persino il modo in cui si muoveva, emanavano un qualcosa di nuovo, come una luce diversa che non riuscivo a decifrare del tutto. Era cambiata, era cresciuta, ed io lo avevo notato subito. Non si poteva di certo ignorare quella maturità che da qualche tempo a questa parte la avvolgeva, tanto forte da essere percepibile da lontano. Eppure, nonostante tutta questa forza che si era sprigionata in lei, aveva scelto di buttare via ogni cosa. Perché?

Continuavo a rivedere nella mia mente e passare in rassegna ogni singolo momento trascorso insieme negli ultimi tempi, solo per scovare anche un piccolo indizio che possa farmi capire la ragione del suo tradimento. Da tempo Katherine si comportava in modo strano, mi sembrava sempre tesa. Ora quei piccoli segnali che avevo ignorato si erano fatti più evidenti. Persino quando era con me, appariva sempre sovrapprensiero, quasi assente. Non era più quella demonietta dall'aria sempre allegra e leggera che avevo conosciuto. Era come se avesse un pensiero nella testa a tormentarla, a farle costantemente del male. Come un tarlo. C'era una pesantezza nei suoi occhi che non avevo mai visto prima, un'ombra che, più trascorreva il tempo, più diveniva impossibile nascondere. Inizialmente avevo immaginato che si trattasse dell'incontro avuto con Zephyr e della conseguente accettazione della sua dannazione: credevo che rivelarmi i suoi peccati, l'accettare finalmente il fatto che sia dannata, fosse la causa del suo malessere. E, anche se sotto sotto sospettavo vi fosse dell'altro, non me ne ero preoccupato più. Lei mi aveva detto che mi avrebbe detto tutto, che avesse solo bisogno di tempo. Ed io le avevo creduto. Ma solo ora ho capito che sarei dovuto essere più attento alle sue parole: mi nascondeva qualcosa di grosso, ormai ne ero certo. Avrei dovuto indagare subito, avrei dovuto scavare a fondo fin dal primo momento in cui avevo notato quel qualcosa di strano in lei.

Ma non è troppo tardi per farlo.

Avevo cancellato tutti i miei piani della giornata solo per dedicarmi a lei, per osservare più da vicino cosa le stesse accadendo. Mi trovavo nella mia torretta radio da ore ormai, affacciato alle grandi finestre in attesa di vedere Katherine sgusciare al di fuori dell'hotel. Sapevo che lo avrebbe fatto prima o poi, ma non sapevo quando.

'Inizia a mettere in dubbio le tue certezze...vedrai che giungerai ad una soluzione'

Questo era ciò che mi aveva detto.
Ebbene, lo stavo facendo: mi stavo mettendo in discussione. E nel farlo, mi sentivo nervoso come non mai. Il cuore mi batteva forte nel petto, tanto che sembrava volermi scoppiare tra le costole. Mi sentivo agitato, ferito, deluso...mi faceva male il petto. Avevo rispolverato da uno di questi vecchi cassetti della scrivania un pacchetto di sigarette che tenevo da parte. Non ero mai stato un fumatore, né in vita né dopo la morte, ma sentivo il bisogno di fare qualcosa per calmarmi. Fumare mi riportava indietro nel tempo, a quegli anni in cui ero solo un ragazzo, in cui avere tale vizio era una moda che spopolava. Non amavo fumare, non mi era mai piaciuto a dir la verità, ma non posso negare che mi aiuti a scaricare la tensione.

Mi sento quasi umano, tutte queste sensazioni, associate al fumare per cercare di calmarmi, mi fanno toccare con mano gli anni in cui sono vissuto. Quando ero ancora un ragazzo, quando non conoscevo la mia strada e mi sentivo confuso, mentre sotto sotto ero consapevole di essere solo un mostro. Una consapevolezza che, con il tempo, si era evoluta, fino a rafforzarsi e divenire il mio punto di forza. Uccidere, torturare e fare del male era la mia vocazione. Avevo trasformato la debolezza in forza, l'odio in potere, e nulla mai mi avrebbe più scalfito.
Avevo azzerato le mie debolezze, non provavo più nulla, il mio cuore non batteva più allo stesso modo di come quando ero in vita. Eppure, in questo preciso istante, mi sembra come se quel cuore mi appartenga ancora. Sento un nodo stringermi lo stomaco, provo qualcosa dentro di me che credevo di aver sepolto ormai decenni addietro. Il cuore che pensavo morto, ormai un ricordo lontano, pulsa di nuovo. Come se volesse ricordarmi che, in fondo, una parte di me è rimasta umana, ma silente per tutto questo tempo. Come un veleno insidioso che è riuscito a nascondersi nel mio corpo, per poi fare effetto nel momento opportuno. Un barlume di umanità è ora vivo in me, forte più che mai: ciò significa solo debolezza. Una parola che non mi si addice più da tempo, che ho tentato di soffocare più e più volte, fino a credere di essere riuscito a sopprimerla una volta per tutte. Dopo tutti questi decenni sta riaffiorando e, come ho fatto ogni singola volta, ho intenzione di opprimerla fino a farla sparire nel luogo più recondito della mia anima. Io sono Alastor, il temibile demone della radio, e nessuno riuscirà mai a farmi sentire debole.

Scoperta letale: Alastor ~Hazbin Hotel~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora