Capitolo 1 - Il sogno

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Con il termine "dipendenza" si intende un'alterazione del comportamento che si caratterizza per la ricerca anomala ed eccessiva di sostanze o di attività che si mantiene nonostante l'evidenza che queste siano dannose per la propria salute.

PARTE I

"Greater art is created by the few...for the benefits of the few"

Friedrich Schiller 1759-1805

IL SOGNO

Mi trovo in classe, nella mia vecchia scuola superiore, anche se non so come ci sono finito qui dentro. Riconoscerei quelle pareti spoglie e quel pavimento irregolare ovunque, per non parlare dei banchi spigolosi e quelle dannate sedie rigide come lastre di freddo marmo, eppure, qualcosa non quadra. Perché sono qui? Credevo di essermi lasciato questo mondo degradante alle spalle, credevo, dopo lunghi anni, di aver scontato la mia pena, sacrificando i migliori anni della mia gioventù per questo luogo capace di uniformare le menti e degradare l'intelletto e invece riecco questi luoghi, questi odori, questa gente, ma soprattutto, questo senso di insulsa euforia. E' un momento di tipica confusione giovanile in questa classe, urliamo, ci strattoniamo, membra acneiche e lussureggianti che, sospinte dal testosterone e dalla goliardia della giovinezza, si toccano e si lasciano in una sorta di danza o rito pre sessuale, poiché a quest'età, tutto sembra un dannato rito pre sessuale. Intravvedo chiome multicolore che si librano nell'aria, odori di shampoo alla frutta, jeans attillati e camicette sbottonate, ma non vedo un singolo volto, nemmeno un paio di occhi su cui fissare il mio sguardo, su cui posare la mia eccitazione. Cambio di scena, statemi dietro, sono alla fermata del bus, la stessa che ho frequentato per anni, proprio quando andavo a scuola. Riconosco il marciapiede, le panchine, i pali della luce, e la siepe invadente che d'estate sembra popolarsi di ogni specie di insetto esistente sulla faccia della terra. Sono irrequieto, passeggio avanti e indietro perchè il mezzo non arriva, ma forse, non sto nemmeno aspettando il bus. Dopotutto, dove dovrei andare? A casa o da qualche parte ignota? Una festa? Al centro commerciale? Perché sembra così strano avere sedici anni tutto d'un tratto? In questo stralcio di mondo, oltre alla siepe e agli insetti ronzanti, ci sono altre persone, tutte senza volto, irriconoscibili manichini semi nascosti dai loro vestiti. E' un segmento di vita, un inutile frammento di esistenza che sembra procedere in maniera autonoma ed automatica, eppure, in questa delirante normalità, davanti a queste persone senza volto, tiro fuori il mio pene e inizio a masturbarmi. Tutto procede come conviene in questi casi in cui ci sono passanti e spettatori e un membro irrigidito, fino a che non sono all'interno del bus e allora cambia tutto, la gente è sconvolta, si copre la bocca quasi il mio pene esalasse un gas letale e allora arriva la vergogna, l'imbarazzo, il senso di inadeguatezza, tutto diventa confuso e opprimente e vorrei solamente morire. Come mi è saltato in mente di fare una cosa simile? Come potevo ritenere normale il masturbarmi in pubblico, neanche si trattasse di fare bolle con la chewing-gum o canticchiare una canzoncina? Perché, mi chiedo in quel momento, sento di essermi cacciato in questa situazione un infinità di volte prima di questa, quasi fossi incastrato in un loop senza fine in cui la mia condanna è essere umiliato in pubblico per le mie abitudini singolari? E poi? Beh, poi mi sveglio, e ci metto circa una ventina di secondi per scacciare quel senso di vergogna e inadeguatezza, quasi fosse successo veramente. Alla mia destra, la silhouette longilinea di mia moglie siede distesa in una posa da diva da film anni cinquanta, nella sua vestaglia da notte in seta azzurra, che i raggi di questo sole mattutino ne fanno risaltare la trama lucente e sensuale. Ha la bocca aperta e sta russando leggermente. E' incredibilmente dolce quando dorme, un po' meno da sveglia, ma questa sua tenerezza inconscia e così dannatamente naturale, non scenica, la rendono speciale ai miei occhi. Potrei arrivare persino a dire che il mio amore per lei, vede la sua piena espressione, proprio in questi momenti, in cui la osservo dormire pacificamente, indisturbata, così fragile e pura. La stanza è fredda e umida tanto da avere una macchia di muffa nell'angolo, proprio affianco al mio comodino, una macchia in continua ed inesorabile espansione. Ogni mattina la osservo quasi fosse un rituale, ne percepisco la superficie gelida solamente a guardarla, ne sento l'odore acre, pungente, nocivo e rammento a me stesso di dover sistemare la faccenda. Sono oramai cinque anni che quella macchia fa parte delle nostre esistenze. All'inzio era una serie di macchioline verdi, timide e innocue, ora sembra un portale verso zone remote dell'inferno. Fuori, il sole spento di febbraio mi invita ad alzarmi, mettere su il caffe, fare dello stretching e magari cominciare una serie mattutina di flessioni e addominali per mantenere una parvenza di fisico allenato. Il telefono segna le sei e trentanove. Nonostante la natura atroce e degradante del sogno, forse più per una questione fisiologica che psicologica, ho ancora un erezione. Ignoro il sole e i buoni propositi, mi avvolgo nelle coperte, accarezzo le cosce di mia moglie che al mio tatto, sono calde e lisce, sode, sensuali, osservo i suoi boccoli biondi disegnare onde ramate che le incorniciano il viso di porcellana. Sento la passione pulsare, mentre con la mano esploro il perimetro della sua figura, insinuandomi nel suo ventre, percorrendo la strada setosa che conduce al suo seno naturale, un po' cadente ma pur sempre eccitante. Da quanto stiamo assieme? Circa vent'anni? Non ricordo mai se sono diciannove o venti o addirittura ventuno, eppure, continuo a ritenerla bella da mozzare il fiato, una piccola dea antica tutta per me, disponibile se solo osassi, in questo momento, ad una scopata da panico. Non è questo dopotutto, il vantaggio maschile del matrimonio? Per la donna si tratta di un partner stabile che possa proteggerla e proteggere l'eventuale prole, per l'uomo, beh, per l'uomo si tratta dell' avere una donna sempre disponibile a fare sesso con lui senza che nemmeno lui debba chiedere. Qual è la realtà dei fatti? Leggermente diversa e per Dio, certo non vorrei tornare agli anni '50 quando la donna era solamente un oggetto sessuale e niente altro, tra le coperte e non, però...E poi la mia piccola dea non è certo frigida, nemmeno un vulcano di energia sessuale, ma insomma, un giusto compromesso. La mia mano continua ad indugiare tra le sue cosce perché in quelle zone, il mio tocco può ancora considerarsi innocuo e privo di una qualsiasi intenzione perversa, eppure la pressione nelle mie mutande ha raggiunto picchi imprevisti. Basterebbe un gesto, una presa decisa, uno strofinarsi più diretto e il gioco sarebbe fatto.

Non oso tanto, non vorrei svegliarla e poi, probabilmente, non sarebbe nello spirito adatto per una sveltina mattutina con l'alito che sa di uova marce, perché quelle cose, parliamoci chiaro, avvengono solo nei film dove è tutta una messa in scena. Esiste davvero qualcuno che fa sesso la mattina appena svegliati, dopo vent'anni di relazione?

Mi giro dall'altro lato, recupero il telefono, lotto con tutte le mie forze per adattare la mia retina all'accecante luce blu del dispositivo cellulare, e con movimenti automatici ed una padronanza assoluta dell'uso del pollice, picchietto sapientemente lo schermo, con questo incredibile strumento affinatosi in centinaia di migliaia di anni di lenta evoluzione, questa capacità muscolare e articolare di roteare l'arto per poter fabbricare strumenti di precisione e armi più efficaci, ora impugno una finestra nel potenziale infinito, quest'altro strumento che è l'apice della ricerca e della scienza, nonché la condanna dell'umanità intera e soprattutto, non meno importante, di me stesso. La mano ha una presa salda, i muscoli sono contratti, gli occhi si fanno piccoli, mentre il pollice, ancora questo squisito strumento, sembra muoversi da solo quasi conoscesse la combinazione di movimenti e tocchi e slide e scrolling a memoria. Sento mia moglie emettere un rantolio, girarsi bruscamente dall'altra parte. Con i suoi piedini taglia trentasei, la sento cercare le mie gambe per un tenero tocco rassicurante. E' ancora calda e assonnata, mentre io navigo nella rete che di questi anni adesca sempre più persone come me quasi fossimo tutti stupidi pesci attirati dalla luce e come un Dante assonnato abbandono ogni mia speranza mentre entro in uno dei miei siti porno preferiti.

Sex Doll (COMPLETO)Where stories live. Discover now