Capitolo 49 - Johanne parte II

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JOHANNE PARTE II

L'altro giorno mi è stato concesso di andare a fare la spesa al supermercato a dieci isolati dall'appartamento chiamato Convenient-Buy. Dovevo andare dall'appartamento al supermercato e indietro, senza fare soste di alcun tipo, prendere l'ascensore con la spesa e entrare in casa, il tutto in non più di quaranta minuti calcolati alla perfezione in base ai prodotti che dovevo prendere che erano stati segnati su di una lista, il potenziale traffico, il trovare parcheggio, e eventuali soste al semaforo. Se avessi sgarrato di qualche minuto Johanne mi avrebbe chiamato per informarsi dov'ero finito e se avevo intenzione di scappare da quella "cagna di mia moglie", come la definiva lei. Ad oggi continuo a ringraziare il cielo che mia moglie non abbia provato a rintracciarmi, a seguirmi, a ingaggiare un investigatore privato che possa riferirle che fine ho fatto, ma presumo verrà tutto col tempo, solo non so ancora quando. Mentre stavo guidando il mio Ford pickup per andare al Convenient-Buy, non facevo che osservare le persone camminare per la strada, libere da ogni pressione e da ogni situazione assurda come la mia. Le invidiavo, desideravo essere uno di loro insignificanti individui con una vita piatta e noiosa, con una moglie rompiscatole e gli amici con cui guardare le partite degli Eagles. Una volta ero anche io così, ora non più e credo che non potrò più esserlo perché per me non c'è speranza e l'unica cosa da fare, nella mia situazione, è tirare avanti, farsi trascinare dalla corrente degli eventi ovunque essa voglia portarmi, chiudere gli occhi e attendere la fine.

Arrivato al Convenient-Buy con un minuto di anticipo secondo la tabella di marcia organizzata dalla mia dolce e paranoica Johanne, mi sono subito lanciato per le corsie del supermercato come un forsennato, un pazzo che sembra dover fare la spesa per un imminente catastrofe termonucleare, cercando di mangiare sempre più minuti dal mio programma. Quando non trovavo qualcosa subito, lasciavo semplicemente perdere, passando al prodotto successivo da depennare, alla prossima corsia da razziare, filato come un treno. Doveva essere una spesa sostanziosa che doveva durare un bel po', perché non mi sarebbe stato concesso un altro giro così facilmente, quindi, era una vera occasione di guadagnare qualche stralcio di sacrosanta finta libertà, e stavo andando bene, anzi, benissimo, secondo i miei calcoli avevo mangiato qualcosa come dieci minuti rinunciando principalmente a ortaggi e frutta che richiedono un sacco di tempo per essere imbustati e pesati e calcolavo che avrei guadagnato altro tempo visto che le casse erano praticamente vuote con qualche occasionale vecchina che doveva comprare il latte e qualche confezione di pane, finchè non mi imbattei in lei, e quando dico lei, intendo proprio lei, l'unica, l'inimitabile, la divina, l'origine di tutti i miei mali recenti. Portava dei sandali neri in pelle decorati con delle borchie che si allacciavano alle sottili caviglie; le gambe snelle e infinite, così vere e umane, che finivano in degli short cortissimi e strappati, di pochissimo sopra le cosce sode come due meloni maturi, sembravano due katane giapponesi forgiate nel latte di mandorla. Indossava una giacca in pelle anch'essa con borchie e un top blu elettrico, senza nessun reggiseno sotto, che in alcuni momenti lasciava intravvedere i suoi capezzoli che spuntavano come due chiodi appuntiti. I capelli rossi come le fiamme della fenice, erano raccolti in uno chignon, scompigliati, pericolosamente umani, mentre le labbra degne di una tavola di Manara, lasciavano scorgere appena una fila di denti di madreperla. Degli occhiali da sole di marca le coprivano gli occhi, nascondendo a noi comuni mortali le due pietre preziose che aveva al posto delle iridi. Il volto, era ulteriormente incorniciato da due grossi orecchini d'argento che le pendevano dai lobi, che sembravano completare perfettamente l'equilibrio di quella che poteva tranquillamente essere definita come la miglior opera d'arte di Dio. Era lei, la vera Johanne Bakker, distratta e sensuale, intenta a fare la spesa per sé stessa o chissà chi, magari Berkowitz, forse stavano ancora assieme, chi può saperlo, eccola là, la vera dea, l'origine dei miei problemi in tutto il suo umano e unico splendore, l'inimitabile, mortale donna che ha rovinato la mia esistenza con la sua presenza irraggiungibile, con la sua innocenza e il suo volto da porno-diva o da modella dei calendari che si trovano appesi dal meccanico. Mi arrestai immediatamente e mi nascosi dietro uno stand di succhi di frutta alla pesca, immobile come un pervertito, non sapendo letteralmente cosa fare. E se fosse stata la mia Johanne invece? Che idiozia, non ha mai avuto quei vestiti e poi, come potrebbe essere qui quando ti ha detto lei stessa di venire in questo posto, che senso avrebbe? Beh, per controllarti, ecco. Ma quei morsi di zanzara, così veri, così umani, quel volto stanco, quella pelle imperfetta, no, era la vera Johanne Bakker perché la tua Johanne Bakker ti stava aspettando a casa in orario per sedurti e farti dimenticare anche di lei. Ma se così non fosse, se quella che gironzolava a metri di distanza da me, perdendosi tra le corsie per poi riapparire come un miracolo, se quella fosse stata la mia Johanne, allora significherebbe che lei può uscire, è in grado di scappare dalla nostra prigione, di vivere il mondo, di incontrare gente, di parlare di noi, di trovare...Maryanne. Il pensiero mi fece gelare il sangue nelle vene. Cominciai a seguirla da distante, attento a non farmi vedere, coinvolto in uno stupido gioco di guardia e ladri che sapevo essere completamente inutile, ciò nonostante, continuavo a giocarlo, forse per continuare a vederla, forse per continuare a sperare che non fosse quello che pensavo o forse, per sperare che fosse davvero la peggiore delle mie situazioni e quando la vidi armeggiare col cellulare e immediatamente ricevetti un messaggio dalla mia Johanne che diceva "non metterci troppo, mi manchi", quasi feci un infarto. Non poteva essere, era una mera coincidenza, ma la cosa non mi impedì dallo spaventarmi a morte. E se davvero Johanne, la mia Johanne uscisse quando io non sono a casa? Forse dovrei cominciare a controllarla, e non il contrario, forse dovrei prendere delle misure di sicurezza per evitare l'inevitabile, forse dovrei stare più attento, pianificare, essere strategico, calcolatore, proprio come lei, anziché prendere tutto così alla leggera come viene, quasi fossi un dannato burattino nelle sue mani. Immerso nei pensieri, persi di vista la vera Johanne, forse era semplicemente uscita, aveva finito di fare le sue cose e se n'era andata per il bene di tutti. Meglio così no, pensai, fino a che una dolce voce mi risuonò alle spalle:

Sex Doll (COMPLETO)Where stories live. Discover now