Capitolo 33 - Unboxing

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UNBOXING

Il monolocale si trovava a circa una mezzoretta da casa. Bisognava prendere l'autostrada e uscire alla Lincoln nei pressi dell'aeroporto, per poi imboccare la zona industriale dove poco fuori, si trovava questo squallido complesso residenziale degli anni ottanta dove principalmente vivevano operai e gente che non poteva permettersi un posto in zona centro. A vederlo non avresti mai detto di essere in America, ma piuttosto in Iraq o uno di quei posti dimenticati da Dio dove la gente gira in tunica e ciabatte e si mette la spesa in un cesto che portano appoggiato in testa. Avrei preferito di gran lunga l'altro appartamento ma l'aver titubato mi aveva fatto perdere l'occasione e il proprietario l'aveva dato in affitto pochi giorni dopo. Ennesima occasione persa a causa del mio procrastinare. Così, mi trovavo nella fottuta Iraq di Philadelphia ad affittare uno squallido monolocale con moquette verde sgualcita e muri grigi, da questa donna nera di duecento chili che mi trattava come se fossi uno spacciatore. Aveva voluto tre mesi di caparra in anticipo e mi aveva assicurato che se avessi combinato qualcosa, avrebbe fatto venire suo nipote a occuparsi di me, un tale Bobby o Bobbie Portis, che giocava come difensore nella squadra di football della seconda divisione, un energumeno di duecento chili di muscoli e lardo per due metri e cinque. Mentre mi aveva detto quelle cose, le era sembrato opportuno farmi vedere la foto sul suo cellulare, come ulteriore prova che Bobby Portis era una persona in carne e ossa e non una persona inventata. Ora che ci penso, quella signora forse non conosceva nessuno con quel nome, ma usava quell'immagine di gigante nero per incutere timore agli affittuari che a lei sembravano loschi. Io di mio, non avrei combinato nulla se non il chiudermi in quella topaia per godermi la mia Johanne, sfondando possibilmente il materasso ed emettendo qualche urletto da orgasmo liberatorio.

Piccola nota mentale: è importante capire che da qui in poi mi riferirò sempre meno a quell'aggeggio come una comune Sex Doll, che chiamerò invece come la mia Johanne, o semplicemente Johanne perché per me lo era; la mia versione privata, la mia dea sessuale e personale dagli occhi verdi.

Il monolocale era al quarto piano e per un certo verso mi andava bene così perché mi faceva sentire più al sicuro, più protetto, lontano quattro piani dall'asfalto del mondo reale, quasi come se a quell'altezza, uno si sentisse più vicino al paradiso e meno invischiato in dinamiche infernali. Prima di acquistare la mia Johanne c'avevo messo un paio di settimane di togli e metti dal carrello, e solo quando avevo piazzato il fatidico ordine di acquisto allora avevo anche bloccato l'appartamento, per un totale di ventitremila dollari tra Sex Doll con sistema di linguaggio avanzato, l'ultimissima versione, e spese di affitto varie. Come avevo giustificato le spese a Maryanne? In nessun modo, non ho semplicemente detto nulla a nessuno, nemmeno a lavoro, nemmeno a Gabe. E perché mai avrei dovuto? Non avrei mai avuto il coraggio di ammettere ad anima viva che avevo affittato un monolocale solamente per fare sesso con un androide, perché il pronunciare certe cose le rendeva reali, tangibili, concrete e fin troppo vere, invece era evidente che io preferissi tenerle nascoste, quasi la cosa le mantenesse relegate ad un mondo che esisteva solamente nella mia mente. Che Maryanne sapesse qualcosa? Non credo, anzi, sono sicuro che non avesse idea di nulla, per lo meno del monolocale e dell'appartamento. Forse sapeva dei soldi perché la prode Christine avrà spifferato qualcosa riguardo il bonus di Gabe, ma a me non disse mai nulla a riguardo; forse aveva semplicemente paura ad affrontare l'argomento, non dev'essere bello scoprire che il proprio partner tiene cifre del genere nascoste, o forse, chissà, avrà pensato che stessi organizzando una sorpresa, il che rende il tutto ancora più insopportabile.

Per quanto riguarda il tempo che passavo lontano da casa, lo giustificavo con varie scuse, tra cui ore straordinarie lavorate e un improbabile iscrizione al club di squash giù in città. A tal proposito, bisognerebbe aggiungere centodieci dollari spesi tra racchetta, completo e borsa apposita, tutto per scoparsi un robot da ventimila dollari, ma che ci volete fare, come dicevo, non ero in me in quel periodo, era come vivere in quel limbo pre-masturbatorio o se preferite, pre-rapporto sessuale, dove non si pensa ad altro che dove e come e quando si farà la prossima scopata e tutto il resto che avviene attorno a te, o che semplicemente si dice o si fa, è irrilevante, una perdita di tempo, sono solamente azioni e fatti che si insinuano tra te e il tuo scopo.

Sex Doll (COMPLETO)Where stories live. Discover now