Capitolo 11 - Maryanne flashback parte II

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MARYANNE FLASHBACK PARTE II

Dopo quella sera alla festa, cominciammo ad uscire regolarmente. Gli incontri si svolgevano solitamente al bar, di fronte ad una bevanda calda e una fetta di torta se uscivamo al pomeriggio, o di fronte ad un cocktail e uno snack se uscivamo la sera. Parlavamo di tutto quello che ci capitava, di quello che pensavamo sulle notizie del giorno, sui nostri gusti in fatto di cibo o di film, del fatto che a lei piaceva leggere mentre a me piaceva rincoglionirmi di fronte alla televisione, sino a coprire l'intera storia sentimentale di entrambi. Il fatto che uscivo da una brutta relazione e che avevo ancora il cuore spezzato, a lei non sembrava importare, anzi, credo fosse attratta da me proprio per questo, poiché rappresentavo un cucciolo indifeso che aveva perso le speranze nei confronti dell'amore. Credo si fosse presa carico delle mie pene e del farmi tornare la voglia di amare. Amare chi? A lei non importava, diceva, ma era chiaro che il prossimo oggetto del mio amore doveva essere lei. E cosa c'era di più facile? Maryanne era bella, simpatica, affascinante quanto una donna matura, più matura di me nei confronti della vita, con quel fare da mamma che si vuole prendere cura di tutti. E' stato facile innamorarsi di lei, di questa Madonna formosa che mi trattava da bambino indifeso. Ripensandoci credo avessi operato una sorta di transfert inconscio, per soddisfare le teorie del complesso edipico. Ecco di nuovo quelle idee strampalate di quell'ebreo, padre della psicanalisi. Non ho mai provato dell'attrazione nei confronti di mia madre, anzi, l'ho sempre ritenuta frigida e incapace di amore, che fosse nei miei confronti o di mio padre. Ma forse, Maryanne rappresentava la madre che non avevo mai avuto, innescando un tardo complesso edipico che sfociò in un attaccamento sentimentale nei suoi confronti. O forse volevo semplicemente recuperare dall'ultima batosta. In ogni caso, dopo qualche incontro, finimmo a letto, una sera di Ottobre, mentre la pioggia scrosciava fuori dal mio appartamento. Quella sera avevo provato a cucinare per lei un anatra all'arancia con contorno di verdure glassate, un piatto che mi era costato una spesa al supermercato di 80 dollari e cinque ore di preparazione nel mio giorno libero. Il risultato? Dovemmo ordinare la pizza perché riuscii a bruciare tutto, dal volatile che aveva preso le sembianze di un piccione folgorato alle verdure che anziché essere glassate, divennero semplicemente carbonizzate. Nell'appartamento regnava un acre odore di fumo, ma c'erano candele e musica jazz da accoppiamento e le pizze non erano male. Io avevo ordinato una banale pizza e pepperoni, in memoria del primo incontro pensando davvero fosse una cosa romantica e non disgustosa, mentre lei ne aveva ordinata una con prosciutto e funghi. La mia scelta, oltre che nostalgica, fu anche strategica, poiché stavo già pensando agli eventuali odori che avrebbe emanato la mia bocca se avessi ordinato qualcosa come cipolla e bacon, o ancora acciughe e capperi, perché ci penso davvero a queste cose, anche nei momenti più romantici. Ero sicuro che quella, sarebbe stata la volta buona in cui mi avrebbe concesso di capire come si stava tra le sue gambe, perché non eravamo mai stati l'uno a casa dell'altro e poi me lo dicevano i suoi occhi, che brillavano anch'essi di impazienza e curiosità. Ricordo che ero talmente teso che cominciai a farmi shot di vodka stolichnaya per cercare di calmare i nervi, sicuro che uno stato di leggera ebrezza mi avrebbe anche regalato una performance sessuale da primo premio, ma era difficile il giustificare quell'impellente bisogno di ammazzarmi di alcol, anche se credo che lei avesse intuito tutto ma come sempre, non diceva nulla, forse per non imbarazzarmi ulteriormente o per non umiliarmi. Queste sono il genere di cose che fa Maryanne, sa leggerti dentro, anticipare le tue preoccupazioni per metterti a tuo agio. Ciò nonostante, in un raptus di genio, trasformai il tutto in un astuto giochino di ruolo, del tipo, ti faccio una domanda e provo ad indovinare la risposta, se sbaglio, bevo io, se faccio giusto, bevi tu. Dopo cinque risposte sbagliate, ero abbastanza allegro, mentre lei sembrava imbroccare tutte le risposte. Dopo altre cinque risposte sbagliate, ero strafatto e lei ancora un fresco fiore di montagna. Per equilibrare il tutto, e per evitare di rivedere la mia pizza pepperoni come al nostro primo incontro, cominciò a sbagliare le risposte di proposito, arrivando quasi a pareggiare il punteggio e la quantità di shot ingurgitati. All'epoca non potevo sapere che Maryanne aveva avuto un passato da bevitrice da record ora in pensione, altrimenti, sarei andato più cauto con la bevanda, ma d'altronde, ci stavamo conoscendo, eravamo agli inizi, era lecito fare qualche gaffe di tanto in tanto.

A parte questo, tutto filava bene, le nostre menti si stavano distendendo e così i nostri corpi; cominciavamo entrambi a sentire quel piacevole torpore da sbornia accompagnato da un irresistibile lussuria. Cominciammo a baciarci mentre allo stereo suonava un jazz soffice come una nuvola di cotone che sembrava cullare i nostri corpi che ora, si stavano cominciando a scoprire. Avevo alzato il riscaldamento per far si che ci si potesse sentire a proprio agio nudi in qualsiasi stanza, ottenendo un caldo tropicale che ci imperlava la pelle. Ricordo ancora il colore del suo volto illuminato dalle luci soffuse. Non facciamo caso a questi dettagli perché razionalizziamo quello che osserviamo. Non è una pelle come l'ambra ma una pelle bianca illuminata da una luce soffusa nell'altrimenti oscurità della stanza. Invece è proprio così che la ricordo, una statua nuda di liscia ambra, le luci che si riflettevano sulle rotondità dei suoi seni e del suo ventre, il suo viso, circondato da boccoli di cenere e i suoi occhi che riflettevano le fiamme. Una tentazione divina a cui era lecito non resistere. Se mi sforzo, ricordo ancora il sapore dei suoi baci, il dolce sentore di alcol nel suo fiato, il senso di sicurezza che provavo mentre mi perdevo in lei. Facemmo sesso sul pavimento, sulla moquette che strisciava sulle nostre schiene e sulle nostre ginocchia, ansimando, sussurrando, mordendo dolcemente e a volte affondando i denti, unghie che segnavano la pelle sudata, il sapore del suo sesso sul mio volto, odore d'amore e musica jazz di sottofondo. Quella sera facemmo l'amore tre volte, tutte stupende e uniche a suo modo. Ogni volta imparavamo a conoscerci un po' meglio, svelavamo qualcosa in più di noi, qualche segreto, qualche fantasia, qualche piccola perversione, arrivando, già quella sera, a sperimentare in maniera audace. Verso l'una di notte ci trasferimmo a letto a dormire, sfiniti e contenti di aver fatto finalmente l'amore, già ansiosi della prossima notte di sesso. Quando ripenso a quella sera, riesco a rivivere tutte le emozioni, tutte le sensazioni, quasi mi trovassi ancora la, proprio in quella stanza che ora è stata affittata da chissà chi, e mi risulta davvero difficile concepire come tutta quella passione, sia inesorabilmente sparita, messa da parte in favore di non so nemmeno io cosa o forse, soffocata volontariamente da me.

Sex Doll (COMPLETO)Where stories live. Discover now