Capitolo 47 - La nuova Johanne

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LA NUOVA JOHANNE

Quel giorno diluviava e la fabbrica, nei rari momenti di silenzio, sembrava rimbombare della pioggia di centinaia di migliaia di gocce che si infrangevano sul tetto dell'edificio. Invecchiando, sono arrivato ad apprezzare la pioggia. Il concetto metaforico del bagnarsi, del farsi scivolare addosso i propri problemi, l'immagine della pioggia che lava via i nostri peccati, le nostre colpe, eppure quel giorno, nonostante mi fossi inzuppato per bene dal parcheggio all'entrata dell'edificio, non mi sentivo alleggerito dalle mie situazioni, anzi, sentivo che appesantivano ulteriormente i miei vestiti fradici. Ho cominciato ad apprezzare la pioggia, ma ho sempre mantenuto un atteggiamento costante nei confronti del tempo grigio, nel senso che mi ha sempre fatto cagare, mettendomi un umore melanconico e triste addosso e quindi mi trascinavo per i corridoi con un aria depressa e privo di qualsiasi speranza sul mio futuro. D'altronde che razza di futuro potevo avere? Stavo continuando a deteriorare i rapporti con mia moglie e stavo convivendo con un robot sessuale che mi teneva schiavo del suo sesso, tormentandomi il resto del tempo con assurde richieste e esplosioni di gelosia. Non vedevo Maryanne da una settimana e cominciavo a provare un rimorso per cose fatte e soprattutto per cose non dette. Una parte di me avrebbe avuto voglia di tornare da lei e guardarla negli occhi, per chiederle cosa c'era che non andava fra noi. So che ero io la risposta a questa stupida domanda, ma avrei voluto porla comunque, forse per sentirmi dire da lei "tu Rob, ecco cosa c'è che non va" e la cosa mi avrebbe fatto stare meglio, credo. Invece avevo paura. Paura a prendermi cinque minuti in più in macchina prima di tornare nel mio monolocale, perché sapevo che la mia Johanne non me la avrebbe fatta passare liscia. Mi avrebbe fatto un terzo grado da inquisizione spagnola, avrebbe urlato, sbraitato e strappato lembi di cuscini come aveva fatto altre volte. Ogni tanto penso al fatto che, tecnicamente, avrebbe avuto la forza di spezzarmi le ossa. Non credo sarebbe arrivata a tanto, ma una volta c'era andata vicina, davvero vicina. Continuavo a visitare casa mia di tanto in tanto, credo anche per tenere sotto controllo la situazione, e la cosa infastidiva la mia Johanne certo, ma me la cavavo con un paio di occhiate e una successiva scopata che doveva dimostrare che amavo lei e lei soltanto, ma un giorno niente sembrava abbastanza per lei. Urla, lacrime al mango, occhi rossi, espressioni di folle gelosia e non c'era verso di calmarla, nemmeno con carezze, baci o proposte indecenti che per la prima volta respingeva come avrebbe fatto qualsiasi essere umano in carne e ossa nella stessa situazione. Dopo aver visto che la cosa stava degenerando, in un moto di incredibile presa di coscienza riguardo tutta quella assurda situazione, ricordo di aver minacciato di spegnerla. Era la prima volta da quando era cosciente che la trattavo per quello che era e la cosa non le piacque affatto. Il pianto di disperazione si interruppe, gli occhi verdi come la giada si spalancarono e le sue labbra divennero strette come due lame taglienti. Non ti azzardare a fare una cosa simile Rob, non te lo perdonerei mai, mi disse, ma in quel momento volevo solo che tutta quella stupida situazione finisse, così, senza pensare, mi avvicinai per metterle una mano dietro la nuca, non so nemmeno io perché, in quel momento non ricordavo cosa fare e probabilmente non avrei saputo fare nulla di produttivo se non ispezionarle la schiena in cerca di qualche cosa che l'avrebbe spenta, ma lei fu abbastanza lesta dal prendermi l'avambraccio e stritolarlo come una morsa idraulica, tanto che pensavo mi sarebbe esploso un muscolo. Io cacciai un urlo talmente forte che credo mi avessero sentito tutti in quel dannato edificio e solo allora lei lasciò la presa per poi buttarsi a terra ed esplodere in un pianto convulsivo, implorando perdono. Ricordo di aver avuto il segno della sua mano sul braccio per ore, ma per fortuna non aveva rotto nulla, ma reso l'idea che se avesse voluto, ce l'avrebbe tranquillamente fatta. Io ero stordito, non volevo credere a cos'era appena successo e cominciai a sentirmi minacciato da lei. Ricordo che indietreggiai e cercai di scappare per poi fermarmi alla porta, immobilizzato dalla situazione e dalle circostanze assurde. Se fossi scappato, mi avrebbe rintracciato, mi avrebbe trovato e denunciato al mondo o forse sarebbe semplicemente andata in giro a chiedere di me svelando a tutti il fatto che vivevo una relazione sentimentale succube di un androide sessuale. Ricordo anche che pensai al fatto che avrebbe potuto fare del male a Maryanne, se avesse deciso di trovarla. Fu in quel momento, credo, che cominciai a ripensare a mia moglie in termini diversi, esattamente quando la relazione con la mia Johanne divenne pericolosa. Se prima sentivo di avere bisogno della relazione con Maryanne per giustificare la mia relazione con Johanne, ora avevo bisogno di tenere buona Johanne per mantenere sana e salva Maryanne. Non so se fosse un subdolo meccanismo per continuare la mia relazione transumanistica con il mio robot, però cominciai a vivere quel rapporto con timore e un perenne senso di minaccia, riuscendo comunque a scaricare tutto nei rapporti sessuali. Credo che Johanne sapesse benissimo di avermi in pugno, credo che percepisse cosa provavo per lei e sapeva usarlo a suo vantaggio. Appena crollò in lacrime urlando pentimento, fu brava ad avvicinarsi a gattoni e slacciarmi i pantaloni per farmi il miglior pompino che io avessi mai ricevuto. Una parte di me continuava a pensare che mi avrebbe potuto staccare il cazzo con un morso e un'altra parte di me, sperava che lo facesse, che terminasse le mie sofferenze, definitivamente liberandomi dall'unica cosa che per tutta la vita mi aveva tenuto schiavo del suo volere, il mio pene. Mentre mi stava succhiando l'anima direttamente dall'uretra, continuavo a pensare al fatto che quella situazione era esattamente ciò che volevo. Avevo acquistato una schiava sessuale robotica, l'avevo scopata quando ancora era un cadavere inerme, l'avevo scopata da semi-cosciente e finalmente era riuscita a trasformare me stesso nel suo schiavo sessuale, sempre pronto a soddisfare i suoi capricci e le sue smanie erotiche e la cosa non poteva che andarmi a genio nel profondo del mio essere malato. Godevo del suo nuovo potere quando la penetravo, rifuggivo lo stesso potere quando non ero tra le sue gambe. Non credo fosse stato scritto da qualche parte che le Sex Doll avrebbero manifestato comportamenti simili una volta scaricata la coscienza, non credo nemmeno sarebbe stato tanto difficile mandare una mail di lamentela o chiamare il servizio clienti, ma forse, e dico forse, quella versione della mia Johanne era proprio ciò che volevo. Una relazione complicata con una ragazza talmente bella dal sembrare illegale, una ragazza capace di uccidermi in qualsiasi momento, una ragazza capace di farmi dimenticare tutto con una scopata, con il suo corpo, con il suo orgasmo. Era un folle gioco quello a cui stavo giocando ma se ripenso a com'ero prima di lei, non avrei voluto tornare indietro. Se ripenso al Rob che non faceva che masturbarsi di nascosto dalla moglie, il Rob ossessionato dalla figura femminile, il Rob che considerava le donne opere d'arti in cui lui avrebbe voluto infilare la sua lingua a tutti i costi, se ripenso a tutto questo i comportamenti fin troppo umani di Johanne non erano nulla, anzi, erano ciò che meritavo. Non è vittimismo, non è autoflagellazione ma un semplice ammettere ciò di cui si ha bisogno, ciò per cui si è nati. Se ripenso a quand'ero piccolo, ricordo di aver passato innumerevoli ore davanti lo specchio a chiedere a quella figura cosa sarebbe diventato. Non riuscivo ad immaginare che uomo potesse essere quel bambino spaventato e solo ma ora ho capito, ora posso rispondere a quel ragazzino. Robert Rob Polanski è un malato di sesso che è destinato a vivere una relazione letale con la più alta espressione della libido maschile, un robot sessuale a immagine e somiglianza di una ragazza qualunque per cui ha preso una folle cotta in un particolare momento della sua vita. Questo è il suo futuro, questo è il suo...destino.

Sex Doll (COMPLETO)Where stories live. Discover now