Capitolo 46 - Considerazioni sulla società e la libertà dell'individuo

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CONSIDERAZIONI SULLA SOCIETA' E LA LIBERTA DELL'INDIVIDUO

Crediamo di vivere in una società libera, in cui tutti possono essere ciò che vogliono. Continuiamo ad abbattere barriere metaforiche e psicologiche riguardo l'identità della persona stessa, arrivando a dire che se una persona si sente un gatto, per qualche strano motivo, non solo è libero di sentirsi tale ma è un dovere della società rispettare questa sua nuova identità, arrivando a fare di tutto per poterla anche confermare. Quello di cui non ci accorgiamo, mentre ci teniamo occupati a evadere la realtà fenomenica dei nostri corpi, è il fatto che viviamo in una delle società meno libere di sempre, dove qualsiasi cosa che facciamo, qualsiasi cosa che diciamo è controllata e registrata ed impressa per sempre in un database mondiale gestito da qualcuno di cui non conosceremo mai l'identità. Dove non arrivano questi strumenti Orwelliani di controllo, ci pensiamo noi, sentendoci in dovere sacrosanto di condividere ogni nostro pensiero, ogni nostro momento di vita in questa smania moderna della condivisione, questo fenomeno umano dello sharing, il primo degli istinti transumanistici. In una maniera o nell'altra insomma, abbiamo costantemente gli occhi puntati addosso e quando si è sotto questo tipo di controllo, è inevitabile scoprire che l'essere umano fa inevitabilmente schifo. La realtà dei fatti, come direbbe qualsiasi antropologo che si rispetti, è che siamo e sempre saremo animali, bestie, scimmie che giocano al gioco della società collettiva ed è quindi inevitabile che i canoni di comportamento, che aumentano per paranoia parallelamente all'aumento del controllo dell'individuo, siano costantemente infranti o peggio, delusi. Non facciamo che schifarci del comportamento del prossimo, disgustarci dell'ennesimo omicidio, dell'ennesimo stupro, dell'ennesimo furto, continuando ad ignorare quella vocina interna che dice "saresti in grado di fare la stessa cosa, basterebbe un attimo di volontà, ammettilo". Non solo ci stiamo schiacciando con le nostre stesse mani sotto un occhio gigante e iper-vigile che tutto vede e tutto sa, ma ci stiamo anche condannando al giudizio idiota della massa a cui è stata data carta bianca per dire la propria subdola e stupidissima opinione. Dove va l'opinione? Nella direzione della massa. Dove va la massa? Nella direzione dell'opinione. E mentre continuiamo ad essere coinvolti in questo girotondo, non facciamo che nutrire algoritmi che arriveranno, in futuro, a predire alla perfezione ogni nostro singolo comportamento. Non ci sarà più bisogno di pensare, perché l'algoritmo lo farà per noi, e così regrediremo finalmente allo status di scimmie, lasciando che gli istinti animali trionfino nuovamente sul nostro gioco della società collettiva, che verrà forse ricordato come uno strano esperimento, se mai avremo la capacità di ricordare, semmai l'algoritmo ci ricorderà di ricordare. Non ho vissuto tempi in cui questa tecnologia non esisteva. Sono nato in un mondo in cui i telefoni erano già portali in cui si poteva trovare il mondo collegato e quindi non so cosa sia l'era pre-internet eppure, mi considero un nostalgico. Rimpiango questi tempi in cui non ho vissuto, rimpiango il fatto che un uomo poteva tradire la propria moglie e avere una famiglia senza che nessuno lo venisse a sapere, a patto che l'amante non arrivasse a bussare alla tua porta in lacrime, chiedendo di operare una scelta, allora in quel caso eri comunque fottuto. Quando mi nascondevo da Maryanne e passavo il tempo a rimpinzare di informazioni la mia Johanne calcolatrice, non facevo che pensare a queste cose, a come mi sentissi intrappolato in una specie di telefilm in cui io ero il protagonista e ovunque andassi, sarei stato sotto le telecamere di un regista squinternato che sembrava avere il destino della mia vita nelle sue scivolose mani. Se solo non fosse esistita tutta quella tecnologia, quel tracing e sharing e liking e camming e tutte quelle stronzate che non facevano che tenerti sotto controllo nel caso combinassi qualche stronzata, forse ora non sarebbe successo nulla o forse sarei stato libero di fare cose ancora peggiori, chi può saperlo. Buffo pensare che la mia Johanne avesse a disposizione tutti quei mezzi sopra citati e che forse, li utilizzava proprio per prevedere le mie mosse e tenermi d'occhio, manovrarmi per i suoi scopi. Lei, proprio lei a cui io, come un idiota, raccontavo tutto di me e delle mie turbe mentali. Ho già detto che non credo al destino, ma devo dire di essere affezionato al concetto di "karma", non necessariamente il karma di cui parlano le religioni indù, ma un sano concetto di: comportati di merda e la vita ti farà tornare tutto addosso. Mi fa sentire bene il sapere che le mie azioni e le mie malefatte verranno punite, mi fa sentire che c'è un controllore, una specie di spirito divino che riporta tutto in equilibrio e per un certo verso, se così non fosse, se un giorno dovessi sentire che le mie malefatte non dovessero venire punite, non solo vivrei in un perenne chi-va-là, ma in ultima analisi, ne rimarrei fortemente deluso. Il doc dice che è sempre il mio ricercare la figura della madre e del suo amore protettivo che insegna al bambino quando sbaglia, ma io non so se credergli. Preferisco credere al concetto di Karma Universale, come lo chiamo io, e che se sbaglio, saranno cazzi miei. Ho sbagliato molto nella mia vita, ho sbagliato troppo con Maryanne, ho sbagliato in tutta quella storia e ora sto pagando ed è giusto così. Se tornassi indietro credo rifarei le stesse cose, non perché non mi sia pentito, ma perché so cosa provavo in quei momenti, e se dovessi tornare indietro, credo che tornerebbero anche gli stessi stati d'animo e quindi farei le stesse cazzate. E' facile dire "se potessi tornare indietro", ma la verità è che si è fatto quello che si è fatto e tornare indietro non è un opzione, quindi bisogna affrontare la propria realtà, assumersi le "responsabilità" e mangiarsi tutta la merda che si è scelto di cagare in testa alle persone nel corso di una vita. La cosa mi fa stare bene, nonostante ci sia gente là fuori, che dice che dovrebbe accadermi di tutto, soprattutto cose molto gravi. Cerco di non far caso a quelle voci perché non servirebbe a nulla. D'altronde, come possono queste persone sapere la verità dei fatti? Come possono sapere quello che ho vissuto io? Si tratta di opinioni della massa e la massa pensa sempre alla cosa percepita come più giusta del momento e credo sia abbastanza ovvio che in questo momento io sono un grandissimo pezzo di merda. Non dico di essere nel giusto, non dico di non aver fatto nulla di grave, ma oramai sarebbe inutile provare persino a spiegarsi. Perché? Perché la gente là fuori non vedrebbe l'ora di sentire il mio racconto e leggerci le cose che confermano la loro opinione di partenza, quindi perché provare?

Ricordo la storia di un tale che aveva ucciso la fidanzata ed aveva provato a scappare in Messico finchè è stato preso, peraltro poco prima del confine. Quando gli hanno chiesto perché l'avesse fatto il tizio era sotto shock e non faceva che ammettere di aver commesso un omicidio e basta, senza spiegare il perché. A noi stronzi a casa col fiato sospeso non hanno mai rivelato nulla e sapete perché? Perché non ce ne sarebbe stato bisogno, perché un uomo aveva ucciso un'altra persona e questo doveva essere abbastanza secondo la società, perché la società non credeva fosse necessario dare spazio a delle spiegazioni, a dare spessore ad un omicidio, un perché ad un fatto così estremo. La società dice che uccidere è sbagliato, chiuso. Invece si è preferito psicoanalizzare ogni singola scorreggia che questo tizio faceva mentre era in prigione, ci hanno imbottito di fatti riguardo la sua infanzia, il suo percorso di studi, le sue amicizie, le sue prime relazioni, insomma ci siamo comportati come tanti algoritmi e abbiamo cercato un fottuto pattern nel suo comportamento che arrivasse a predire il perché avesse scelto di uccidere un'altra persona, il tutto perché siamo spaventati dal poterci svegliare un giorno e commettere la stessa cazzata. Ecco cosa c'è dietro, paura fottuta di fare schifo quanto il prossimo. Per quanto ne sappiamo quel tizio si è davvero svegliato con il piede sbagliato ed ha commesso la cazzata di una vita ma a noi piace fare un passo indietro e puntare il nostro bel ditone e urlare "assassino bastardo", così ci sentiamo meglio. Quando c'hanno fatto la grazia di concederci la sua spiegazione gli avvocati erano già arrivati a sistemare le versioni, i fatti, il perché, eventuali ammissioni di colpa e di sanità mentale e la verità individuale è stata ulteriormente seppellita. Avrei voluto parlare con quel tizio. sinceramente, a quattrocchi, una cosa tranquilla fra me e lui e chiedergli cosa gli era passato per la testa che l'avesse indotto a commettere quel gesto estremo. Senza giudizio, senza il peso di centinaia di migliaia di commenti negativi sui social e campagne d'odio, ma sincero interesse per gli eventuali motivi. "Mi aveva fatto ingelosire, ha detto qualcosa di sbagliato e io sentivo di essere arrivato al limite e quel giorno non ho saputo controllare il mio istinto e bum, morta". Roba del genere, che ne so. Invece siamo dovuti rimanere a bocca asciutta ad accontentarci di frasi di convenienza, perché quel tale ebbe la brillante idea di risolvere una volta per tutte il peso del non poter essere in grado di spiegare la sua versione dei fatti, anche se fosse stata da uomo colpevole di omicidio, arrivando ad impiccarsi in cella con un cavo elettrico, uscendo di scena in modo spettacolare e drammatico. Con questo non voglio difendere le sue azioni ma il suo diritto di dire la sua e il nostro sacrosanto dovere di ascoltare tutte le campane, per poter formare un opinione solida e magari varia sulla questione. Il fatto che quel tizio si succhiasse il pollice a dieci anni può essere interessante, ma Cristo, facciamolo parlare, sentiamo cos'ha da dirci senza filtri, senza paura di giudizio, ma come possiamo pretendere che possa farlo quando persino noi innocenti abbiamo il terrore di condividere la nostra opinione riguardo banalità come l'ananas sulla pizza? Non c'è soluzione a questo problema, abbiamo innescato un meccanismo che è come un buco nero, inghiottirà tutte le nostre informazioni e ci renderà schiavi delle nostre stesse opinioni che diventeranno sempre più estreme. Torneremo a vivere una dittatura di pensiero senza un dittatore a cui tagliare la testa e se saremo in grado di renderci conto del problema, arriveremo a spegnere tutti i nostri cellulari, a liberarci di tutti i nostri apparecchi elettrici, a distruggere tutti i nostri robot e allora forse, potremmo tornare a vivere.

Sex Doll (COMPLETO)Where stories live. Discover now