Capitolo 7 - Johanne Parte I

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JOHANNE PARTE I

Il giorno dopo, a lavoro, Gabe è raggiante. Mi fa cenni dalla sua cabina di controllo e con le mani gesticola facendomi capire che ha una grande news. Che sia diventato padre? La possibilità che questa sia la realtà mi fa provare un senso di tristezza avvolgente, mentre le bottiglie vuote mi sfrecciano davanti "clink-clank". Passo il resto del mio turno a fissare quegli involucri vuoti, immaginando di diventare uno di loro, un involucro vuoto e privo di etichetta, privo di contenuto che magari slitta fuori dal carrello e si infrange al suolo per poi essere raccolto e buttato in un secchio, dimenticato da tutti, una casualità in centomila altre bottiglie vuote che arriveranno a destinazione, a compimento del loro destino, che sia l'ospitare vino o altre sostanze liquide. Dopo ore di "clink-clank" che scandiscono i minuti come lancette di un orologio, la campanella suona e ci dirigiamo come zombie alla mensa. Vorrei rifuggire Gabe con tutto me stesso ma lo vedo aspettarmi con un sorriso beota in faccia. Glielo leggo in volto, il figlio di puttana è diventato padre, ora dovrò seguire da vicino il suo progresso da forma di vita appena intelligente a uomo che prende coscienza del suo istinto paterno e del fatto che ora la sua vita ha finalmente preso significato mentre la mia sembra rimasta bloccata in una tempesta ormonale adolescenziale.

"Hai sentito la novità?"

"Spara"

"O l'hai già vista? No, non puoi averla vista, sennò sapresti di cosa parlo"

"Cristo Gabe, sputa il rospo e risparmia la fatica ad entrambi"

"Hanno assunto una tipa nuova alla caffetteria, uno schianto."

"Mmh?"

"Sapevo che sarei stato il primo a dirtelo! Pensi talmente a tua moglie che non ti rendi conto di un cazzo! Devi vederla amico, una ragazza alta e bella come una modella, e la cosa più eccitante è che è una rossa e tu sai quanto mi arrapano le rosse. Mi spieghi che cazzo è venuta a fare in questo luogo dimenticato da Dio? Se lo chiedi a me, io una risposta ce l'avrei..."

"Ti prego Gabe, risparmiamela"

"Vuoi che te lo dico?"

"Mi sembra di aver appena espresso di no"

"Quella...ha una voglia matta di cazzo"

Mentre ci incamminiamo tutti in fila verso la mensa, Gabe mi stringe le spalle e mi trascina per una deviazione che porta direttamente alla caffetteria, luogo che solitamente, per alcuni almeno, viene visitato per le pause brevi, per quegli operai che non hanno l'ora intera di pausa da spendere in mensa.

"Eddai Gabe, abbiamo un ora soltanto e non ho intenzione di spenderla ad osservare te che ci provi con la nuova tipa"

"Dici così perché non l'hai ancora vista"

Sono ovviamente sollevato e eccitato dalla cosa. Avere una bella ragazza da queste parti è una sorta di miracolo che nessuno di noi si aspettava. La deviazione passa per alcuni reparti, i macchinari sbuffano e sembrano anch'essi rilassare le loro possenti membra metalliche mentre le bottiglie vuote emettono gli ultimi suoni prima di arrestarsi nei loro carrelli. La porta della caffetteria ha un oblò unto da cui non si intravvede nulla se non un fascio di luce e svariate ditate che avranno si e no la mia stessa età. Sento il cuore in gola quasi stessi andando a conoscere il mio destino e la mente, in questi pochi e ultimi passi, comincia a vagare nei meandri più bui. Come prima cosa, questa nuova dea della mia vita assume le forme più svariate. Il suo volto rispecchia immagini di donne che ho visto nelle ultime ore nelle mie incursioni pornografiche, che scorrono come le bottiglie all'interno di un carrello infinito. Sarà davvero bella come dice Gabe? Dopotutto ha già dimostrato di essere un giudice di bellezza inaffidabile, adottando il canone tipicamente maschile che dice "basta che respiri". Come sarà questa ragazza? Alta di sicuro e rossa, questo lo so e poi? Occhi piccoli o occhi grandi e felini? Labbra carnose e pronunciate o labbra sottili e misteriose? E il corpo? Formosa, longilinea, prorompente? Indosserà pantaloni aderenti che lasciano intravvedere le sue forme o nasconderà i suoi tesori in spessi tessuti larghi che fanno esplodere l'immaginazione? Arrivati a spingere le potenziali porte del paradiso, mi balena alla mente l'essere preda di uno dei famigerati scherzi di Gabe Di Roberto e la sua cricca; me li immagino che mi aspettano seduti al banco mentre dall'altra parte a lucidare tazzine c'è una ragazza affetta da qualche strana sindrome, assunta per raccogliere le sovvenzioni dello stato e per far risparmiare qualche quattrino all'azienda. Mi sembra di vedere attraverso i loro occhi la mia faccia inebetita che si trasforma in una mal celata espressione di delusione, mentre in coro mi urlano "ecco il nostro Romeo!", così, mentre spingiamo le porte per accedere alla stanza, faccio appena in tempo a dire un veloce "Gabe non me ne frega un bel niente delle..." che Gabe mi da un'ulteriore spinta che mi proietta nella stanza bianca e abbagliante, il bancone in metallo, l'odore di espresso e chicchi di caffe tostati, il rumore di persone che chiacchierano, nessuno della cricca di Gabe, nessuna scena da candid-camera di pessimo gusto, ma una dea dietro al bancone dalla chioma rossa, tante piccole lentiggini sulle guance e due occhi verdi come la giada preziosa. Sta lucidando tazzine da caffe, porta jeans stretti che mettono in risalto un fondoschiena che dovrebbe appartenere ad un museo e sotto la vestaglia della divisa color nocciola, due seni che sembrano voler esploderle in petto.

Sex Doll (COMPLETO)Where stories live. Discover now