Capitolo 26 - Ritorno a lavoro

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RITORNO A LAVORO

Per i due giorni successivi non ho fatto altro che ignorare ogni singola chiamata e ogni singolo messaggio di chi era con me quella sera, oltre a tenermi ben lontano da qualsiasi social media, specialmente quello in cui una certa persona avrebbe potuto scrivermi per chiedermi spiegazioni. Ci sarebbe stato tanto da dire, tanto da raccontare, tanto da spiegare a un bel po di persone ma avevo un piano ben preciso che consisteva nel: mentire, ignorare e ancora mentire. La mattina seguente la mia figura di merda colossale, era Domenica, eravamo entrambi a casa, ma solo uno di noi era un perfetto coglione. Mentre cercavo di alzarmi, poiché mi era impossibile dormire con tutti quei pensieri che mi frullavano nella testa, ricordo di aver osservate Maryanne per qualche minuto. Dormiva beata e ignara di ogni cosa, così innocente, così priva di ogni colpa con quei suoi boccoli biondi, eppure, non mi riusciva di pensare ad altro che non fosse "è tutta colpa tua".

Il lunedi mattina mentre andavo a lavoro mi sentivo come un condannato a morte che percorre l'ultimo miglio prima della sua sentenza, solo che ad aspettarmi non c'era una sedia elettrica ma i potenziali occhi della donna che avevo lasciato in piedi a bocca aperta ad aspettare un mio bacio e, fa ancora male pensarci, una più che probabile scopata che sarebbe rimasta per sempre negli annali.

Da quando Johanne era stata assunta alla caffetteria, non l'avevo mai vista al di fuori di quel luogo, eppure, ne ero certo, ora che sarei morto pur di non farmi vedere da lei, l'avrei sicuramente beccata ovunque. Perché è così che vanno questo genere di cose no? Quando si vuole vedere una persona, questa sembra invisibile, quando la si vuole evitare, la stessa persona sembra comparire magicamente in ogni fottuta situazione della tua vita.

Come prima cosa dovetti beccarmi una sorta di interrogatorio da parte di Gabe che, va detto, ebbe il tatto di prendermi in disparte, seriamente preoccupato.

"Hey amico tutto ok? Ti ho provato a chiamare ieri ma non rispondevi e poi non hai nemmeno risposto ai messaggi. Che cazzo hai combinato quella sera che sei scappato a gambe levate dal locale?"

"Di una cosa..Johanne ha detto qualcosa riguardo..quanto successo?"

"Johanne? E chi ci ha parlato. Quella è tornata dentro e si è rimessa al bancone con le sue amiche. Noi eravamo strafatti e subito dopo la partita ce ne siamo andati e loro erano già sparite. Puff! Svanite nel nulla, andate chissà dove"

"Mmh"

"Quindi? Che cazzo avete combinato?"

"Niente Cristo, stavamo parlando e...e ad un certo punto mi vengono dei crampi lancinanti allo stomaco, roba che me la faccio nelle brache, così sono scappato dentro e sono filato a casa. Tutta la notte nel cesso. Credo di aver esagerato un bel po' quella sera"

"Geeesù ma scherzi!? Quindi per poco non ti caghi addosso mentre parli con Johanne? Amico, questa si che è sfiga"

"Puoi dirlo forte. Gli altri cos'hanno detto?"

"Di che?"
"Che sono scappato a casa"

"Ci siamo posti un paio di domande ma come ti dicevo, eravamo tutti troppo fatti per capirci qualcosa e così dopo un paio di alzate di spalle abbiamo proseguito la serata come se nulla fosse"

"Capisco. Beh avete fatto bene, io al vostro posto avrei fatto lo stesso"

"Di un po'...cosa avete combinato la fuori? Prima che ti scacazzassi sotto?"

"Stavamo parlando delle solite stronzate, niente di che. Io ero bello ubriaco e credo che anche lei avesse bevuto qualche drink. Due chiacchiere sul lavoro, la serata, voi..le solite cose"

"Noi?"

"Si voi, la compagnia insomma, la mensa, la caffetteria..stronzate del lavoro anche perché, di che cosa avremmo dovuto parlare?"

Sex Doll (COMPLETO)Where stories live. Discover now