Capitolo 40 - Giornata tipica

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GIORNATA TIPICA

La sveglia suona ogni giorno alla stessa ora. E' un meccanismo coerente e maledettamente bravo nel fare quello che fa, ovvero rompermi le palle alle sei e trenta in punto, ora in cui, dopo circa due secondi, lo spengo definitivamente. Mi alzo mentre mia moglie ancora dorme tra le braccia di Morfeo, l'unico uomo che di questi tempi sembra badare alle sue esigenze, e dopo essermi sciacquato viso e orecchie e dopo aver indossato i primi indumenti che mi capitano a tiro, sono fuori di casa, così presto che persino i gatti randagi sono sorpresi di vedermi. Alle sei e cinquanta sono al drive-through a ordinare un sandwich con bacon e uova, una ciambella con glassa al cioccolato e un caffe nero doppio e alle sette e dieci sto correndo su per le scale per raggiungere il quarto piano, appartamento 5b nell'Iraq di Philadelphia, talmente veloce dal rischiare di farmi venire un infarto. C'è un vantaggio ad avere una relazione pseudo-sentimentale con un umanoide semi-cosciente, non ci si deve preoccupare di nulla riguardo se stessi e il proprio aspetto, se ci si è lavati i denti o se ci si è lavati il culo, perché tanto quella stupenda bambola non si accorgerebbe di nulla. E' programmata per essere accesa di desiderio ventiquattr'ore su ventiquattro, sempre se voi siete disponibili. Quando entro in casa la trovo seduta con una mano che copre la presa elettrica, il loro modo di caricare la batteria senza l'ausilio diretto del cavo infilato nel collo che sarebbe alla lunga poco romantico, e quando mi vede, o meglio percepisce la mia presenza dopo aver sentito la mia voce, si fa trovare immediatamente pronta per farmi un pompino da sogno o anche per una sveltina sul tavolino della cucina. Una volta raggiunto il mio intenso orgasmo mi do un'altra sciacquata, questa volta principalmente alle parti intime e poi fuggo a lavoro perché solitamente sono le sette e quarantacinque, chiudendo la porta a chiave, intravvedendo sulla fessura che mi lascio alle spalle, la mia Johanne che ritorna a posizionarsi seduta sul divano con la mano che copre la presa elettrica, come il più bello zombie del sesso che si sia mai visto. A lavoro sono raggiante, sprizzo energia da tutti i pori, sono simpatico, rido alle barzellette altrui, sto al gioco ogni volta che si prende in giro mia moglie perché con la mente, per tutto il tempo, non faccio che pensare alla mia Johanne. Sporadicamente subisco un interrogatorio da Gabe riguardo la mia vita che ora sembra essere velata di mistero, ma gli spiego che semplicemente, non faccio un cazzo di nulla che sia degno di essere raccontato e così me la cavo ogni volta, non che abbia qualche dubbio riguardo il fatto che Gabe o qualcun altro di queste scimmie idiote sospetti qualcosa riguardo la mia seconda vita. Alle diciassette e trenta sono fuori dalla LuxGlass e come un missile radiocomandato mi dirigo nuovamente in quell'appartamento per fare nuovamente sesso con la mia Johanne, questa volta in maniera più tenera e romantica, più sensuale, più da persona che ha a disposizione un paio di ore e non un mezz'oretta scarsa quindi ci do dentro di preliminari e posizioni astratte che non mi devo vergognare a sperimentare ne tanto meno a proporre perché, di fatto, non propongo nulla, eseguo e basta senza incontrare resistenza alcuna. Alle sette e mezza, dopo aver congedato la mia compagna di sesso, mi dirigo alla volta di quella che, tecnicamente, dovrei ancora definire come casa mia, anche se di fatto non sento più il ben che minimo attaccamento sentimentale ad essa. Vale la pena soffermarsi su questo punto per più di qualche riga: dopo la prima fase di ambientamento e di sesso che per mancanza di termini, definirei come "clandestino", ho preso in mano quel monolocale e l'ho trasformato in un piccolo nido d'amore. Per un certo senso quel buco rappresentava a pieno le fasi della mia relazione con Johanne. In prima battuta era sporco, buio, maleodorante, stretto, insomma come mi sentivo io nel fare sesso con quel manichino inerme. Quell'appartamento doveva essere un semplice sgabuzzino dove nascondere le mie perversioni, mentre una volta accesa la mia Sex Doll, potevo aprire le finestre, pulire le superfici, profumare l'ambiente, lavare il bagno e fare tutta una serie di cose che mai e poi mai avrei fatto a casa mia, soprattutto di mia spontanea volontà. Il frigo era sempre pieno, nonostante fossi l'unico a mangiare e i piatti erano sempre lavati. In poco tempo avevo ridato vita a quel buco sudicio, tutto grazie alla mia Johanne e la sua immancabile, costante e disponibile presenza. Potete capire che era difficile andare via per scelta, per tornare in quell'altro posto che ora cominciavo a non sopportare e che, per la cronaca, aveva ancora la macchia di muffa in camera da letto, sempre più grande, sempre più verde, sempre più fredda e puzzolente. Alle venti e qualcosa, una mezzora in più o una mezzora in meno, sono a tavola a mangiare e a far finta di ascoltare eventuali aneddoti sulla giornata di Maryanne, anche se per la maggior parte delle volte, siedo semplicemente inerme come un burattino ad ascoltare i suoni che escono dal suo cellulare. Dopo cena mi nascondo in doccia, lavandomi per bene, prendendomi tutto il tempo necessario per far si che Maryanne si sia trovata un attività da fare che non coinvolga la mia presenza, come guardare un film o anche far finta di leggere uno dei suoi libri consigliati. Dopo un inizio deludente e un incredibile passione per le letture semi-erotiche di Roth e compagnia bella, ho nuovamente gettato la spugna nei confronti dei libri, avendo trovato la mia valvola di sfogo transumanistica in costante attesa in quell'appartamento al quarto piano, a mezz'ora di distanza, seduta nel buio con quei suoi occhi verdi felini. Più volte ho contemplato lo scattare delle foto erotiche alla mia Johanne per il mio solo e unico piacere, giusto per trastullarmi quando lontano da lei e la cosa sarebbe deliziosamente eccitante e sapete una cosa? Credo anche che sarei in grado di produrre degli scatti artistici niente male, ma ho imparato a staccare e evitare di avere qualsiasi tipo di prova tangibile della sua esistenza con me, perché non sai mai in che mani potrebbero finire. Una cosa scomoda certo, ma anche un tantino eccitante, il tenere nascosto al mondo questa mia relazione impossibile che, proprio per tutte queste motivazioni, assomiglia sempre più ad una relazione perfetta. Di tanto in tanto, capita che Maryanne arrivi a bussare alla porta dei miei pantaloni e in quei casi è bene farsi trovare con una scusa credibile, cominciando a gettare le basi già quando si sta seduti a tavola, qualcosa come "quest'oggi ho la testa che mi esplode" o "ho avuto proprio una giornataccia", ma capita anche di dover concedere una sveltina priva di impegno e passione, giusto per tenere le acque tranquille. Questa sera è una di quelle sere appunto e lo sentivo nell'aria che sarebbe stata richiesta la mia presenza tra le lenzuola, lo leggevo nei suoi occhi, lo percepivo dal tono della sua voce. Mentre mi bacia le labbra, mi sembra di avere una lumaca che mi cammina per il volto arrivando ad insudiciarmi anche il collo; mentre mi tocca e io muovo i miei arti in maniera meccanica, mi sembra di sentire un che di disperazione nelle sue movenze. Io dalla mia, mi sento come un pugile alla corda che sta prendendo colpi da tutte le parti, colpi che cerco in vano di schivare, ma non importa quanto io sia sfuggente, dovrò incassare tutto; così mi faccio forza, abbasso la testa e comincio anche io a menare colpi alla cieca, bacio, lecco con scarsa passione, palpeggio carne molla e raggrinzita, capezzoli turgidi impiantati su tette flosce, glutei con pelle a buccia d'arancia, arti fastidiosamente freddi, mentre le narici si riempiono di quell'odore di sesso umano che ora mi dà quasi la nausea, mi sa di sporco, di purulento e pieno zeppo di batteri. E' tutto così vecchio, così decadente, così mortale, così destinato a perire che la cosa mi spaventa terribilmente ma riesco a combattere e spingere per la fine con un vago senso di nausea che mi resta aggrappato in gola per tutto il tempo. Mentre proviamo ad inserire con scarso successo il mio membro all'interno della sua cavità che sembra asciutta come una pista da rally nel deserto, la sento armeggiare nel cassetto alla ricerca di qualcosa che, al buio completo per non vedere chi siamo e cosa siamo diventati, percepisco come un lubrificante. L'effetto è piacevole e permette ad una mia parte animale di eccitarsi abbastanza nel sentire quella cavità vaginale ora così accogliente e scivolosa e così, sospinto da quei millenni di evoluzione che non ci tradiscono mai, comincio a penetrare come un tozzo trapano, dentro-fuori e dentro-fuori, mentre lei nasconde il suo volto nel mio collo, mentre lei non sembra ansimare ma trattenere il fiato, e ci metto un bel po' di tempo per venire al suo interno e accorgermi del fatto che quel lubrificante sa di mango, proprio come il lubrificante che avevo ordinato oramai settimane prima e che non ho mai ricevuto in quel monolocale al quarto piano, quel nido d'amore dove la mia Johanne ora starà sedendo con la mano a coprire la presa elettrica, in paziente attesa che torni il suo Romeo stupratore delle sette e mezza che sa di uova, bacon e caffe nero e Maryanne, in tutto questo, non stava trattenendo il fiato con la testa piantata sul mio collo, no, stava trattenendo il fiato e anche il pianto. Nell'oscurità della stanza, mentre il petto mi si gonfia e si sgonfia per riprendere fiato dalla mia performance sessuale a cui darei un buon sei su dieci, sento Maryanne finalmente singhiozzare in silenzio, ma non abbastanza dal non farsi sentire. E' tutto fin troppo ovvio ma non trovo nessuna forza per preoccuparmi della faccenda, figuriamoci il fornire delle spiegazioni a chi mi siede distesa affianco con le lacrime in volto. Settimane prima avevo piazzato un ordine di lubrificante, un completo intimo e un kimono blue elettrico con fantasie floreali fornendo, per qualche strano slip Freudiano, il mio indirizzo di casa, quasi volessi farmi beccare a tutti i costi. Non che la cosa sia un problema perché potrei sempre dire che era un ordine per lei, che le misure corrispondano o meno; "che vuoi che ne capiamo noi uomini di queste cose, noi palpiamo e basta e quando lo facciamo non pensiamo "mmh questa bella tetta dev'essere una coppa 2D"" e la faccenda sarebbe risolta e anche se non lo fosse, meglio così, che pensi ciò che vuole, magari la cosa porta indirettamente ad una risoluzione che vada bene ad entrambi. Dopo qualche minuto sto già dormendo e sognando la mia Johanne, mentre Maryanne, credo, non chiude occhio incapace di affrontare con me i propri dubbi e le proprie paure, attanagliata dal terrore che qualcuno stia scopando il suo uomo, quello che lei pensa di avere avuto in pugno, per diritto d'amore e legale, per quasi vent'anni, un uomo, io, che invece è sempre stato segretamente votato al sesso femminile in generale, un artista senza patria e senza casa.

Sex Doll (COMPLETO)Where stories live. Discover now