Capitolo 5 - Maryanne flashback Parte I

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MARYANNE FLASHBACK PARTE I

Ho conosciuto Maryanne ad una noiosissima festa di compleanno. Io uscivo da una storia di tre anni cono una tale Valerie, ragazza del Wisconsin tutta natura e animali che però trattava le persone, soprattutto gli uomini, come pezze da piedi e sapete una cosa? Forse aveva ragione. La storia mi aveva lasciato come uno straccio con cui ripulirsi le suole delle scarpe, e considerando che la mia autostima generale non è delle più alte, potete immaginare in che condizioni riversassi a quella festa. Eravamo in un locale poco illuminato e rumoroso, con musica strampalata anni '90 perché il festeggiato, un tale che, come scoprimmo dopo, era un amico in comune, aveva questa sfrenata passione per tutto quello che rappresentava quei subdoli anni da cartoni giapponesi e canzoncine idiote senza senso. Come ho già detto il locale era rumoroso e l'amplificazione era delle peggiori, sembrava infatti di ascoltare musica dall'interno di una scatoletta di tonno semivuota, eppure non riuscivo a togliermi dalla testa Valerie e il suo ultimo saluto mentre risaliva in treno per scomparire definitivamente dalla mia vita, con un cinematografico "buona vita a te Robert". Che stronza. Non ricordo altro di quella festa, in quanti fossimo, qual'era lo share tra ragazze e salsicce, quando avessi cominciato a darci dentro col bere sino a dimenticare completamente dove fossi, ma soprattutto non ricordo di aver visto Maryanne. Lei compare al mio fianco fuori dal locale mentre riverso sul marciapiede il contenuto delle mie budella con uno straordinario suono gutturale da cavernicolo che credo abbiano sentito per il raggio di un miglio. Forse era fuori a fumare una sigaretta, o forse mi teneva d'occhio da tutta la sera. Come venni a sapere in seguito, gli era stato detto in che condizioni mentali fossi e credo che quello che l'abbia attirata a me, fosse della genuina pietà, pietà per uno straccio d'uomo che annega le sue pene in bicchieri di plastica pieni di gin e soda e ingombranti cubetti di ghiaccio. Mentre contemplo la pozza di vomito, sento ancora il rumore dei suoi tacchi avvicinarsi. Non provo vergogna ne imbarazzo, anzi, un certo senso di soddisfazione, quasi avessi non solo svuotato lo stomaco da tutto il suo contenuto, ma anche il cuore dal suo dolore, per lo meno in quel confuso momento.

"Serataccia?"

"Diciamo che ne ho avute di meglio"

La sua voce è bassa e rassicurante, sensuale, morbida, come i suoi lineamenti. Mentre impugna la sigaretta mi parla con un sorriso, rivelando le fossette ai lati della bocca e una fessura appena percettibile tra gli incisivi che la fanno sembrare come la versione più bella e più esplicita di Madonna, quella di inizi anni 90.

Tira una boccata di sigaretta e con un'alzata di sopracciglia, si sporge contemplando la pozza odorante di quel tipico sentore dolciastro dell'alcol vomitato, che ora si sta allontanando per nascondersi in un tombino.

"Pizza vedo"

Io la guardo intensamente, cercando di andare oltre a quello che è il suo aspetto, la sua facciata, la sua copertina. E' bellissima, con quel suo viso da donna matura, quegli occhi che ti scrutano dentro e sembrano dirti "lo so, fa male ma va tutto bene" e sorrido a mia volta.

"Pizza e pepperoni. I dettagli fanno la differenza"

E con questa improbabile pick-up line, mentre sono in piedi ancora scosso davanti al mio vomito, con gli intestini che stanno decidendo se un secondo round sia opportuno o meno, mi viene offerta una salvietta e una bottiglietta d'acqua frizzante, che poi mi viene regalata perché, giustamente, nemmeno io la rivorrei indietro, e ci ritroviamo lontani dalla festa e dal chiasso, in una waffle house due isolati più avanti o due isolati più indietro, dipende da dove arrivate, a bere Caffè Nero come la notte e a parlare delle nostre vite. Nonostante sia ancora leggermente ubriaco, sento di non dover parlare troppo di me e del mio dolore perché non c'è niente di peggio se vuoi conquistare una donna, perché, a quanto pare voglio conquistare questa Madonna venuta a salvarmi. Si, mi teneva d'occhio da tutta la sera perché avevo quell'aria da "bello e dannato" e io non capisco cosa intenda, ma ringrazio per il complimento e vado in bagno per il secondo round di conati di vomito e succhi gastrici e Caffè Nero come la notte. Quando torno mi spiega cosa significa essere belli e dannati.

"Hai mai visto quelle persone belle, ma con quell'aria triste? Lo percepisci appena nei loro occhi, nel loro sguardo, è una scintilla, un riflesso, come se avessero una patina di lacrime che arriveranno a piangere un giorno. Non so se sia un complimento vero e proprio, anche se, ammetto di sentirmi attratta da te. I belli e dannati, sono dannati perché la sofferenza sembra essere scritta nel loro destino"

Cosa si può fare per evitare questa sofferenza, chiedo. Nulla, perché è scritta nel destino. Ma io non credo nel destino, perché mi fa sentire di non poter cambiare il corso della mia vita. Beh è così che funziona, può piacerti o meno ma il destino è qualcosa di già scritto per tutti noi e non c'è modo di evitarlo. Appunto, dico io, ecco perché non ci credo. E' comodo non credere alle cose che non ci piacciono. Non è la soluzione preferita dell'inconscio? Ribatto, ma lei non molla, crede fermamente in questo e nelle stelle, nell'oroscopo, nei segni zodiacali che decretano il nostro carattere e le nostre inclinazioni. Tu credi di agire per le tue motivazioni e le tue ragioni e forse è davvero così, in superficie, ma sotto, ci sono sempre i fili del destino. E qual è il tuo destino, le chiedo.

"Di stare con te, il bello e dannato"

Quando lo dice, sento un tonfo al cuore, perché avrei giurato che quell'incontro sarebbe finito con un "stammi bene e vacci piano con l'alcol" e non certo con una dichiarazione così palese per quanto fondata sul niente.

"Come definiresti il destino di una donna, destinata a stare con una persona bella e dannata?"

"Meraviglioso"

"Beh, lo scopriremo"

E torno in bagno a vomitare per la terza volta.

Dopo quella sera ci scambiamo i numeri di telefono e cominciamo un rapporto platonico ed epistolare tra messaggi ed emoticon, gif animate e link che rimandano alle cose che più ci piacciono o che più odiamo, quasi fossimo due ragazzini delle elementari. Ma dopotutto, l'amore non ha età, anzi, l'amore porta tutti a comportarsi alla stessa maniera, che abbiano cinque o cinquant'anni e noi d'altronde ne avevamo solamente una ventina. Non ho mai creduto alla storia del bello e dannato, più che altro al bello, ma a distanza di anni, ripensando a quelle parole, ci vedo un filo di verità. Forse il mio destino è proprio fottuto, forse, sono destinato a morire di desiderio e seghe e non c'è nulla che io possa fare a riguardo, perché è tutto scritto. Ecco la mia dannazione. Certo non è una gran cosa, avrei preferito di gran lunga morire salvando una bambina da un bus in corsa, ma che ci volete fare, il destino è destino.

Sex Doll (COMPLETO)Where stories live. Discover now