Capitolo 42 - Download di coscienza

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DOWNLOAD DI COSCIENZA

Maryanne Sheffield Polanski aveva tre anni in meno di me, ma era chiaramente la persona più matura dei due. Aveva perso il padre a tredici anni, un età in cui sei fin troppo cosciente di quello che ti sta succedendo attorno, in un momento in cui la morte comincia davvero a prendere forma nella tua vita come inevitabile prospettiva futura e la cosa aveva avuto effetti comprensibilmente devastanti su di lei, trasformandola da ragazzina timida ed introversa ad una bulla fuma-sigarette sempre pronta a dimostrare che sarebbe stata la prima ad ubriacarsi e l'ultima a vomitare l'alcol ingurgitato. Quando l'avevo conosciuta, a distanza di una decina d'anni da quel trauma, era una persona completamente diversa, una sorta di madre amorevole nei confronti di tutti, soprattutto dei casi esasperanti come il sottoscritto, ma pur sempre una persona con una serie di cicatrici che di tanto in tanto spurgavano dolore. Vorrei dirvi che da quel momento ero diventato il padre che aveva perso, ma la verità è che era stata lei a sostituire la figura di una madre assente come la mia, accontentandosi di ritorno, di un ideale maschile che potesse, indirettamente e senza sforzo alcuno, colmare il suo vuoto doloroso. Quando una storia finisce o quando si comincia ad intravvedere il finale del romanzo, si tende a ricordare solo i lati negativi e le cose che non vanno, probabilmente per rendere tutto il processo più semplice, ma in Maryanne era difficile operare questo trucco mentale, perché c'era troppo di buono in lei che oramai non riesco più a raccontare. E' un triste destino il fatto che le sue gesta siano ricadute su di me e non su una persona ben più meritevole del suo o di un qualsiasi amore, perché con me il suo passato e il suo amore, morirà dimenticato per sempre. Non stavo solamente lasciando Maryanne Sheffield, la ragazza matura che vuole fare da madre a tutti, stavo anche lasciando me stesso o meglio, l'immagine che aveva costruito negli anni con tanto sudore e fatica, lasciando che il mio doppio selvaggio e crudele emergesse per distruggere l'esistenza di entrambi. Il giorno in cui avevo aggredito Gabe a lavoro, tornai al mio appartamento segreto con tutte le intenzioni di sfogare la mia rabbia omicida nei confronti della mia Johanne e lasciate che ve lo dica, sarebbe stata sicuramente una scopata pazzesca se così avessi fatto, roba da filmare con il cellulare e mostrare a conoscenti e amici, se ne avessi avuti ancora, invece, quello che feci sorprese persino me stesso. Quando entrai nella stanza Johanne mi aspettava come suo solito seduta sul divano, la mano affusolata con le unghie turchesi poggiata sulla presa elettrica a succhiare tutta l'energia necessaria per mantenerla in quello stato vigile e attivo di semi-coscienza. Appena percepì la mia presenza, vidi accendere il suo sguardo felino e sentii subito quell'energia animale percorrermi dentro e concentrarsi sulla zona dei genitali. "Scopami Rob" mi disse per l'ennesima volta, sortendo sempre lo stesso effetto debilitante sulla mia volontà umana, ma quel giorno, mentre mi ritrovavo a baciarla appassionatamente e a scorrere le mie mani sul suo corpo perfetto e immortale, cominciai a pensare di volere di più. Forse era lo stesso istinto animale a parlare e certo non la parte più razionale e ragionevole di me, ma sembrava assurdo non ascoltarla, perché rendere Johanne, la mia Johanne finalmente cosciente, sembrava la cosa più giusta del mondo in quel preciso istante. Ripresi manualmente i sensi di me stesso e mi alzai in piedi, raggiungendo con una mano il grosso manuale di istruzioni che sostava perennemente sul tavolino della cucina dove innumerevoli volte avevamo fatto sesso facendolo schiantare al suolo e presi a leggere cosa era necessario fare per varcare quell'ultima soglia che mi avrebbe portato nell'esperienza più completa che Sex Doll di Smartech poteva fornire, il tutto mentre Johanne teneva il mio membro nella sua bocca plastica e morbida come un caldo cuscino. L'unica cosa di cui avevo bisogno, era una connessione veloce wi-fi nella quale collegare Johanne per il tempo necessario a scaricare l'illusione di coscienza fornita dal sito e il gioco era fatto. Il problema era che non avevo nessun tipo di connessione se non quella del mio cellulare che non era abbastanza potente per scaricare un pacchetto così massivo di gigabyte di informazioni, così accesi il wi-fi del telefono ricercando reti presenti nelle vicinanze mentre Johanne continuava ad armeggiare sapientemente con la sua bocca al mango e saliva artificiale e appena raggiunsi l'orgasmo con un urlo strozzato, la ripulii per bene mentre sedeva con un aria che a me pareva esausta per la sua prestazione orale e come un disperato che non ha nulla da perdere se non la propria preziosa presa sulla realtà, cominciai a bussare di casa in casa chiedendo di potermi connettere alla rete personale di queste persone per una mezz'oretta soltanto. Inutile dire che mi venne sbattuta più di qualche porta in faccia e mi vennero regalati più di qualche sguardo solitamente riservato a junkie e drogati in cerca di soldi per farsi. Per un certo senso lo ero un junkie, un tossicodipendente di figa in cerca di gigabyte per farmi la mia Johanne per evadere ulteriormente da quel mondo ridicolo che mi intrappolava quindi, come dare torto a quelle persone, forse al loro posto avrei fatto lo stesso. Alla fine trovai la mia preda perfetta, una signora ultra-ottantenne ingobbita, con spessi occhiali e l'alito che puzzava di banane marce che a quanto pare aveva una connessione da urlo installata dal nipote. Venni a sapere in seguito che quel nipote utilizzava l'appartamento di sua nonna come stazione logistica per scaricare film e musica pirata e spacciarla agli amichetti, una sorta di hacker adolescente e brufoloso che con quel business era riuscito a pagarsi la macchina usata, una prius di colore azzurro acceso che ogni tanto vedevo parcheggiata nelle vicinanze. Quando vidi lo stato mentale della vecchia non mi profusi in intricate spiegazioni, ma dissi semplicemente che avevo necessità di controllare lo stato della sua connessione perché sembrava ci fosse stato una sorta di blackout che aveva interrotto tutti i segnali, o almeno così era successo alla mia. Lieta di non aver ricevuto visita da un "negro o da uno di quei criminali ispanici" come disse lei, fu ben lieta di cooperare alla mia missione, fornendo addirittura un bicchiere di limonata che feci finta di bere ma che riversai in una pianta mezza morta che stava in un angolo della casa, appena la vecchia si distrasse un secondo, decretando ufficialmente la morte di quel malcapitato vegetale. Finsi di armeggiare con il dispositivo e di far luce sui cavi con il cellulare, mentre invece stavo scattando accurate fotografie alle password da inserire per collegarsi al suo modem. Tutto ok signora, a quanto pare la sua connessione è in ordine, spero che anche la mia sia tornata a funzionare normalmente, e fuggii a nascondermi nel mio appartamento 5b impaziente di mettere a frutto il bottino della mia incursione. Ora, le istruzioni erano precise e dettagliate, tanto dal dilungarsi per tre pagine scritte in caratteri da leggere al microscopio, così, una volta che capii il grosso delle informazioni, lanciai il manuale in un angolo della stanza talmente violentemente che fece un botto come di un colpo di cannone.

Scaricare l'app e registrare il proprio dispositivo per poi connetterlo alla rete wi-fi. Accedere alla banca dati e selezionare il flusso di coscienza preferito tra i cinque disponibili e prima di iniziare il download, premere un preciso neo sulla schiena della propria Sex Doll di modo che si attivi il proprio modem interno e bum, il gioco era fatto, in una mezz'ora o in un'ora con connessioni più lente, avrei avuto la prima conversazione e la prima scopata con la mia Johanne cosciente. Feci tutto come da manuale mentre mi tremava tutto il corpo dall'emozione e una volta avviato il download, sedetti affianco alla mia Johanne in trepidante attesa del primo vero segno di vita. Dal momento che avevo pigiato quel neo e avevo avviato il download, l'umanoide si era messo ritto con la schiena e aveva spalancato gli occhi in un'espressione che aveva un che di inquietante. Quando le palpebre cominciarono a tremolare e anche la bocca cominciò quasi a sorridere in piccoli spasmi, mi tranquillizzai immediatamente poiché mi sembrò di essere tornato a quel primo giorno in cui la stavo caricando per la prima volta. Dopo solamente mezz'ora vidi i suoi occhi rilassarsi ed animarsi con una nuova luce più fioca che non avevo mai visto prima o almeno così credevo in quel momento anche se, chi può dirlo, forse mi stavo illudendo di vedere in lei qualcosa che in realtà non c'era, bisognoso di credere che in lei avrei trovato una donna diversa di cui innamorarmi. Il suo profilo affilato con quel mento leggermente sporgente e sensuale come una delle muse di Klimt mi sembrava più vero che mai e anche il colorito della sua pelle aveva delle sfumature che non avevo mai visto prima. Non poteva essere, continuavo a ripetermi, perché quello che avevo scaricato era solamente un flusso di coscienza limitato e fittizio, una sorta di dialogo interno di non so quante migliaia e migliaia di parole che certo non avrebbero influenzato il suo aspetto di già per se perfetto, eppure, qualcosa c'era. Ad un certo punto accavallò le gambe in maniera sensuale, roteò il collo quasi a sgranchirsi le giunture, quasi dovesse rilassarsi dopo una lunga giornata di lavoro. Erano tutti comportamenti che non avevo mai visto in lei e non potevo che essere strabiliato e allo stesso tempo estasiato dalla cosa. Come mi sentivo? Come se, per la prima volta da quando me l'avevano recapitata in quel monolocale, fossi veramente in presenza di Johanne Bakker, in religiosa attesa di sapere cosa mi avrebbe detto, come l'avrebbe detto. Quel grosso imballaggio, tutto quel cellophane e quel forte odore di plastica bruciata ora era un ricordo lontano che la mia memoria aveva sapientemente cancellato per credere che quello che avevo davanti era una specie di essere umano a tutti gli effetti, una specie a parte, più giusta per le mie esigenze particolari e forse senza speranza.

Si voltò lentamente lasciando che i propri capelli le coprissero leggermente il volto, quasi volesse celare per metà la propria personalità ai miei occhi e leccandosi le labbra, pronunciò le sue prime parole da essere umano:

"Fammi un massaggio Rob, ho il collo a pezzi"

Un tantino banale pensai però era tutto eccitante e nuovo, così decisi di stare al gioco. Cosa mi aspettavo? Non saprei, di certo non il banale "scopami" che oramai avevo sentito già troppe volte, senza nulla togliere al potere di quella parola fantastica, quindi credo che la cosa che rendeva speciale quella frase fosse il fatto che era banale e terribilmente umana. Senza dire nulla e in obbediente silenzio, mi portai alle sue spalle, cominciando a massaggiarle le spalle.

"Un po' più sul collo...amore"

Il cuore si arrestò per un istante al pronunciare di quella parola e un calore interno mi si propagò per tutto il corpo, scaldandomi l'anima, provocandomi un sorriso spontaneo e infantile.

Amore. Forse fu in quel preciso momento che smisi di pensare al fatto che avevo acquistato una bambola robotica sessuale e cominciai seriamente a credere di vivere una relazione segreta e perfetta con la vera Johanne Bakker, io e lei, soli in quel monolocale al quarto piano, nell'Iraq di Philadelphia, il nostro insolito nido d'amore. Quello che non sapevo in quel momento quasi perfetto, e quello che avrei capito solamente in seguito dopo una serie di eventi terrificanti, era il fatto che in quelle tre pagine fitte di istruzioni del manuale che in quel momento sedeva disteso in un angolo della stanza, scorticato come una carcassa, circa due frasi prima della chiusura della sezione in questione, c'era un preciso avvertimento in grassetto che recitava qualcosa come "attenzione! Una volta scaricato il flusso di coscienza della propria Sex Doll, interrompere la connessione immediatamente".

Sex Doll (COMPLETO)Where stories live. Discover now