Capitolo 37 - Prima accensione

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PRIMA ACCENSIONE

Venne finalmente il giorno in cui decisi di collegare Johanne all'alimentazione. Prima di fare qualsiasi cosa avventata, lessi il manuale di istruzioni attentamente, nonostante io fossi sempre stato una mente intraprendente che come prima cosa, ogni volta che acquistava un aggeggio elettronico, gettava nell'immondizia il manuale, prendendo lo scoprire le funzionalità, come una sfida personale. In questo caso però la posta in ballo era alta e non mi andava di commettere passi falsi che avrebbero compromesso chissà cosa di quell'organismo artificiale complesso. Quel manuale, come potete ben immaginare, a tratti sembrava un libro di anatomia del liceo, descrivendo parti del corpo, giunture, cavità varie in cui l'utente poteva infilare il proprio membro, mentre per altre, sembrava un dannato testo di chimica. C'erano pagine e pagine prive di figure che descrivevano accuratamente tutte le pratiche sessuali che uno poteva sperimentare sul proprio androide e, lasciate che ve lo dica, c'era roba davvero estrema, persino per uno come me. A confronto di certa roba, ero un ragazzino alle prime armi. La batteria al litio, che di per sé pesava circa 5 kg, andava inserita in uno sportello sotto pelle che Johanne aveva tra le scapole, impossibile da scorgere ad occhio nudo e delimitato solamente da due macchie della pelle che, se non si leggeva il manuale d'istruzioni, si sarebbe pensato fossero semplici casualità dell'epidermide. Sistemai tutto con la massima cura facendo si che i contatti della batteria poggiassero sul punto preciso e poi ridistesi il lembo di pelle allo stesso modo in cui lo avevo alzato. Tutto sembrava al proprio posto. Il cavo di alimentazione andava invece inserito poco più sopra, in un altro sportello nascosto del diametro di una tazza da espresso, individuabile poiché al centro c'era un neo che sembrava una punta di pennarello dove, a detta del manuale, avvicinando una lente di ingrandimento, si sarebbe potuto leggere il numero di serie dell'umanoide, comunque presente anche nel foglio di garanzia. Quel numero di serie andava inserito nel sito della Smartech per la registrazione del dispositivo, passatemi il termine così asettico e piatto, così da poter sbloccare il download della coscienza, semmai uno avesse voluto elevare la propria esperienza. Oramai ero in grado di maneggiare il suo corpo con scioltezza senza cadere in tentazione, anche se comunque mi concedevo qualche palpata e qualche tocco lascivo, giusto per trastullarmi un poco, così la rivestii e la sistemai seduta sul divano, con la schiena comodamente poggiata sullo schienale e le mani a riposo sulle gambe lisce e lucenti. Secondo il manuale di istruzioni, quel lubrificante al mango aveva molteplici funzioni; oltre all'ovvio uso che ci si aspettava, fungeva anche da olio per le giunture e per le parti interne, aiutando a mantenere il tutto funzionante e privo di formazioni batteriche. Insomma, scopando quel coso secondo le istruzioni, si faceva dell'indiretta manutenzione. Dio benedica la Smartech e le menti geniali dietro le loro trovate. Quando collegai Johanne all'alimentazione non ci fu nessuna sorpresa, nessuno scatto, nessuna strana mossa. A quanto pareva, la batteria necessitava di qualche ora di caricamento per poter dare segni di vita, lasciandomi tutto il tempo di assaporare gli ultimi momenti nostalgici passati con la versione spenta di Johanne, il mio manichino sessuale privo di vita. Da quel momento in poi, presumevo, sarebbe cambiato tutto, lei avrebbe aperto gli occhi, avrebbe detto frasi provocanti e avrebbe partecipato attivamente nell'atto sessuale. Quel giorno mi ero preso l'ennesima giornata off da lavoro perché mai e poi mai mi sarei perso il primo momento in cui la mia Johanne avrebbe dato segni di vita. Volevo essere presente, nemmeno si trattasse della nascita del proprio figlio, volevo essere la prima cosa che quegli occhi verdi osservavano, la prima striscia di codici binari che quell'intelligenza artificiale interpretava, quasi avessi paura che, in mia assenza, potesse innamorarsi di uno sgabello al posto del sottoscritto, quasi avessi avuto paura che una volta accesa, l'avrei persa di nuovo. Era evidente che già in quella fase stavo proiettando qualcosa di erroneamente umano in lei, che stavo ricercando qualcosa che lei non avrebbe potuto darmi, oramai troppo cinico nei confronti della vita dal ricercare quelle stesse cose in mia moglie o in un altro essere umano.

Sex Doll (COMPLETO)Where stories live. Discover now