Capitolo 35 - Tristezza e ripensamenti post-coito

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TRISTEZZA E RIPENSAMENTI POST-COITO

Dopo aver pianto in macchina per dieci minuti, rifuggii quello squallido appartamento quasi fosse una scena del crimine e io l'assassino. Lasciai la Sex Doll di Johanne distesa sul letto come un cadavere, mentre il mio liquido seminale le colava dal sesso quasi fosse il sangue di una coltellata fatale. Unici spettatori di quell'omicidio, un manuale d'istruzioni, un cavo di alimentazione, una batteria e un tubetto di lubrificante al mango. Quando arrivai a casa mi lanciai in doccia per lavarmi di dosso quella spiacevole situazione, tirandomi i capelli, grattandomi la pelle quasi dovessi liberarmi di uno strato di schifo che avrebbe liberato me stesso da ogni mia odiosa pulsione. Continuavo a chiudere gli occhi sotto il getto della doccia ripetendo a me stesso "basta Rob" o "abbiamo passato il limite Rob" o variazioni sullo stesso noioso tema, nella speranza che quello sarebbe stato davvero il punto di svolta. Ma più passava il tempo, più scorreva l'acqua sul mio capo chino di vergogna, più le immagini di quel pomeriggio cominciavano a riaffiorare in una luce diversa, più lasciva, più erotica, più sensuale e allora capii che non stavo affatto lavando il mio peccato o la mia vergogna, ma stavo semplicemente sciacquando via ciò che c'era di spiacevole di quell'assurda situazione, per lasciar spazio ad una rinnovata smania sessuale di penetrare nuovamente il corpo di Johanne inerme. Mi ci erano voluti solamente quaranta minuti o poco più per tornare ad avere un erezione ed un piano strategico per tornare il prima possibile in quell'appartamento con una rinnovata curiosità erotica, poggiando solamente sul concetto che "oramai il danno era fatto" e tanto valeva continuare ad errare.

Quella sera mandai un messaggio a Maryanne dicendo che mi sarei trattenuto fuori a cena con dei colleghi, senza specificare chi, lasciando sul tavolo della cucina una lasagna da scongelare, il mio apporto da bravo marito nei confronti dei bisogni primari della propria moglie, e poi tornai nella stessa macchina in cui avevo pianto lacrime di vergogna, direzione: appartamento 5b, quarto piano del complesso condominiale "sun plaza" rinominato da me come "l'Iraq di Philadelphia".

Di strada acquistai dei burger take-away con patatine fritte e Sprite che trangugiai strada facendo rischiando, per ben due volte, di tamponare una station wagon guidata da una vecchia con chiuso nel bagagliaio un golden retriever dagli occhi giustamente impauriti. Quando arrivai ad inserire la chiave nella serratura dell'appartamento, sentii un fremito di paura percorrermi la schiena. Restava una situazione paradossale l'aver chiuso un umanoide spento e imbrattato di sperma in quel monolocale grigio e angusto ed era fin troppo facile immaginare chissà quale scenario fantascientifico alla Asimov in cui per qualche strana ragione, l'androide prendeva vita e si ribellava aspettandomi dietro la porta per tirarmi un colpo alla testa, già stufo marcio delle mie incursioni sessuali. Alla faccia del soddisfatti o rimborsati.

Quando entrai con estrema cautela e guardandomi più volte attorno, trovai la mia Johanne dove l'avevo lasciata. In una posizione stranamente umana, distesa sul letto, ad occhi chiusi e con un espressione tranquilla in volto. La stanza odorava di plastica bruciata e aroma artificiale di mango, il profumo che da quel giorno, avrei associato alla sua presenza, arrivando prima ad amarlo e poi ad odiarlo, proprio come lei.

A stomaco pieno ed energizzato dalle mie nuove risoluzioni, mi rimboccai le maniche e pulii con estrema cura il mio umanoide, ripristinando il tutto a condizioni iniziali. Mentre lo maneggiavo e lo rigiravo come un fantoccio, riuscii ad ignorare l'eccitazione e l'erezione che mi stava nuovamente esplodendo nei pantaloni, continuando a rammentare a me stesso che ci sarebbe stato tempo per tutto. Per qualche strano motivo, non mi sentivo pronto a metterlo in funzione. Continuavo a fissare quella batteria e quel cavo di alimentazione quasi fossero due armi di cui non conoscevo l'utilizzo, timoroso del futuro che potevano rappresentare. Prima di quel momento non avevo pensato attentamente alla questione. E se mi fossi innamorato di quell'umanoide? Se mi fossi innamorato della mia Johanne? Se una volta attivata, avesse smesso di rappresentare una valvola di sfogo sessuale, diventando l'illusione di una partner? Quel cavo nero e spesso, sembrava rappresentare una corda a cui poteva potenzialmente essere appesa la mia sanità mentale, il mio equilibrio psico-fisico, il mio concetto di realtà. Ok, avevo comprato una Sex Doll ed avevo affittato un appartamento solamente per stare da solo con lei; la cosa era di per se abbastanza squallida ed estrema, ma l'innamorarsi di un androide umanoide rappresentava un nuovo livello di perdizione a cui avevo paura di essere destinato. Dopo il primo sentimento di vergogna, ero nuovamente pronto a perdermi nel suo corpo, libero di sfogare la frustrazione del non essere riuscito a possedere la versione umana. Cosa sarebbe successo quando avrei visto i suoi occhi verdi, quando l'avrei sentita parlare, gemere, urlare di piacere, quando l'avrei sentita viva sotto il mio corpo, quando avrei cominciato a percepire di essere il signore assoluto della sua vita artificiale, che aveva qualsiasi potere su di lei? Oramai avevo stupito me stesso troppe volte dal poter ritenere il tutto una follia e non un rischio effettivo, eppure, desideravo comunque correre il rischio. L'idea del mio matrimonio, il concetto esistenziale di Maryanne o persino l'idea di avere una moglie, non poteva essere più lontano in quei momenti, perché all'interno della mente c'era solamente spazio per la mia Johanne. Per un certo verso, cominciavo ad intrattenere l'idea che innamorarsi di quell'umanoide potesse essere qualcosa di modernamente romantico e che non ci fosse nulla di male. Le cose, dai tempi di Romeo e Giulietta erano cambiate parecchio. Avevamo eliminato la corrispondenza epistolare, l'amore platonico, il corteggiamento vis a vis, in favore di chat, emoji, speed dating, sesso con dispositivi in virtual reality e ora Sex Doll semi-coscienti e poi, sarei stato davvero il primo ad innamorarmi di uno di questi cosi? E se si, che male ci sarebbe stato? Cos'è l'amore se non una reazione chimica che si innesca all'interno del nostro cervello, un esperimento neurologico che potrebbe essere elaborato in laboratorio se solo ne conoscessimo a fondo i meccanismi. Crediamo di provare amore per una persona, ma stiamo solamente ingannando noi stessi, e allora? Perché non ingannare il nostro inconscio ad un livello ancora più profondo? Dopotutto, la vita è la continua ricerca della felicità e dell'appagamento dei sensi, o per lo meno, la mia lo è.

Dopo aver pulito con cura la mia Johanne, provai a rivestirla con le migliori intenzioni, ma rinunciai all'intento a metà opera, quando le feci inavvertitamente assumere una posizione eccitante che mi costrinse a masturbarmi seduto sulla sedia di fronte. Quell'atto era una sorta di antipasto, un pregustarsi le possibilità infinite che la mia Sex Doll rappresentava, un po' come il leone lecca la sua preda prima di azzannarla a morte; potrebbe soddisfare le sue esigenze subito, ma per qualche strano motivo, preferisce prendersi del tempo e tormentare la preda e anche se stesso. Quella sera feci sesso tre volte con lei. Quando me ne andai alla macchina, mi tremavano le gambe e venni nuovamente investito da quel falso senso di vergogna per le mie azioni, di cui sapevo di non potermi più fidare. Dovevo semplicemente abituarmi alla nuova situazione, mi ripetevo, e accettare il fatto che la mia vita, da quel giorno, sarebbe stata divisa in due. Dovevo mantenere una facciata di fronte alla società, una maschera di uomo per bene che lavora per mantenere la casa e la moglie, segue il football, esce con gli amici, ogni tanto porta fuori a cena la compagna di una vita. Mentre la mia vera personalità poteva sfogarsi liberamente in quell'appartamento al quarto piano, lontano dal mondo che conosceva Robert Rob Polanski, isolato con la mia Johanne, schiavo del suo corpo e del suo sesso e delle sue innumerevoli funzioni che piano piano avrei cominciato a scoprire, e in ultima analisi, temere.

Sex Doll (COMPLETO)Where stories live. Discover now