RIFLESSIONI SUL MIO PASSATO
La prima volta che ho fatto sesso avevo quindici anni. La ragazza si chiamava Trudy e credo che fosse delusa quanto me dall'intera faccenda. Trudy era una compagna del liceo, la vedevo soltanto all'ora di scienze e si può dire che ci eravamo notati entrambi. Ripensandoci, sembrava una sorta di prototipo di Maryanne, la donna che avrei sposato tanti anni più tardi. Era bionda, con un fisico da paura e un viso che definirei per mancanza di aggettivi, come vispo. Non era una di quelle bellezze da reginetta del liceo, ma aveva il suo fascino e faceva girare la testa ad un bel po' di ragazzi, principalmente perché aveva un paio di chiappe da panico che metteva sempre in mostra. Avevamo cominciato a frequentarci, uscivamo spesso a prendere il gelato, gironzolavamo per il centro commerciale e passavamo il tempo a limonare e strofinarci le parti intime. Non sapevamo bene cosa fare anche se, da come se ne parlava all'epoca, parevamo incalliti esperti. Le fonti da cui trarre le informazioni erano sparse e ancora confuse. C'era la televisione dopo una certa ora, le prime fasi di internet con siti porno a pagamento, o giornalini che ben pochi di noi si azzardavano ad acquistare. Ricordo la prima volta che vidi una donna completamente nuda in uno di quei giornaletti che un mio amico di infanzia aveva trovato in un bidone. Quando dico nuda, intendo nuda e a gambe spalancate con tutta la mercanzia in mostra, quello che all'epoca con deluso disgusto percepii come un ammasso di carne cruda esplosa e peli marronicini. Chissà se è stata proprio quell'esperienza fatta forse troppo precocemente a fissarsi nel mio subconscio creando una mania. Se devo ripensare a quel giorno e alla prima volta che penetrai Trudy direi che è strano non sia diventato omosessuale, ma d'altronde, che ne capisco io di queste cose, forse è il normale percorso che fa ogni uno di noi maschi eterosessuali, che prima ripudiano il sesso femminile e poi ne diventano assuefatti. Un'estate i miei avevano deciso di partire per una crociera, abbandonandomi a casa da solo per una settimana, poiché dicevano che ero diventato talmente supponente e fastidioso come ragazzino dal doversi prendere una vacanza lontani dalla mia insolenza. Ora che ci penso, magari avevano semplicemente bisogno di stare soli per recuperare il loro legame che avevo apparentemente distrutto venendo involontariamente al mondo. Chissà. Colsi l'occasione per invitare Trudy a casa mia un pomeriggio e dovetti lottare un poco, perché sembrava aver paura a stare sola con me, sapendo quali erano le mie intenzioni. La cosa mi destabilizzò non poco perché mi fece sentire come una specie di maniaco molestatore anche se avevamo di fatto la stessa età ed eravamo entrambi vergini. Doveva essere la prima volta per entrambi e doveva essere speciale, diceva lei, così, mentre io cercavo di capire cosa poteva trasformare il divano del mio salotto in un atmosfera da favola romantica, lei continuava a tenere il broncio con quell'aria di delusione che tanto mi sapeva da pomeriggio in bianco. Così mi irritai e la spinsi via, non forte, ma appena il giusto per farle capire che ero stufo quanto lei della situazione e che se le cose stavano come diceva, allora poteva tornarsene a casa. Colta di sorpresa dalla mia rabbia da ragazzino respinto, fece la cosa più scenica e teatrale che gli venne in mente, qualcosa di sicuramente visto in televisione su qualche telenovelas messicana; andò a chiudersi in bagno a piangere. In quel momento mi sentii alla stregua di un assassino, un ammazza sentimenti, uno squarcia-cuori a tradimento. Andai a bussare dolcemente, chiesi perdono, riconobbi apertamente di aver ragionato con il cazzo e promisi a Trudy e a me stesso che da quel giorno, sarei stato diverso. Attesi qualche istante e poco dopo sentii Trudy girare timidamente la chiave, la sentii afferrare la maniglia e quando aprì la porta, la vidi in piedi, scalza, impacciata, gli occhi rossi dalle lacrime e il trucco colato e non potei che abbracciarla teneramente e baciarla in fronte, ripetendo "ti chiedo scusa baby, non so cosa mi sia preso" e cose del genere. Sentii le sue fragili braccia cingermi la vita, avvinghiare il suo corpo al mio, sentii le sue gambe muoversi portando entrambi indietro, dentro quel bagno dove si era consumata una mancata tragedia, e in poco tempo ci ritrovammo a baciarci appassionatamente, come quando ci baciavamo al centro commerciale di fronte a schiere di adulti disgustati, ma questa volta c'era una tensione diversa, una lussuria nuova e mai provata prima, un impazienza che ci faceva muovere bruscamente. Mi tolse la maglietta e io le tolsi la felpa, rivelando un reggiseno rosa che, ricordo, sembrava spiaccicarle i seni al petto. Immediatamente mi immersi nella sfida e mentre la baciavo distrattamente, cercavo di districare i gancetti che mi separavano dal mio obbiettivo. Ma era tutto confuso, inutilmente complesso e rischiava di compromettere la già fragile fluidità dell'esperienza, così Trudy prese in mano la situazione e con un paio di mosse si liberò di reggiseno e mutandine (portava una gonna), lasciandomi completamente rimbambito. Feci un passo indietro per ammirare lo spettacolo ma lei mi prese dalla cintura liberandomi dal resto dei miei indumenti. Per non sapere cosa fare, presi a baciarla cercando di cancellare il mio imbarazzo, la mia inettitudine di fronte alla situazione, ma grazie a Dio, Trudy sembrava sapere come agire per entrambi. Era strano essere nudi l'uno di fronte all'altro. Ci si sentiva liberi e allo stesso tempo dannatamente fragili, umani, vivi, mortali e ricordo che pensai "ecco come ci si sente da adulti". Quando riuscii a recuperare un po' delle mie capacità cerebrali, la feci sedere sulla lavatrice, le divaricai le gambe e mi insinuai in quella che, ancora per poco, restava una zona oscura. Trudy aveva una striscia di pelo biondo ramato che trovai pericolosamente eccitante, ben diversa da quelle mutande di peli marroncini che avevo visto su quelle riviste anni e anni prima. Provai a toccarla ma mi prese la mano avvicinando il mio corpo a lei. Ora era lei che mi baciava per cancellare l'imbarazzo della situazione e ora toccava a me fare la mia parte, condurre le danze fino alla fine del ballo. Prima di quel giorno avevo sentito un sacco di storie sul com'era fare sesso, principalmente raccontate da cialtroni o ragazzi più grandi che si divertivano a farsi belli tra i loro coetanei o ancora più grandi tra noi bambocci. Sapevo che la prima volta si durava solo qualche secondo, perché il piacere era così grande da non essere sopportabile, o almeno così dicevano. Sapevo che alcuni avrebbero sanguinato, avrebbero sentito dolore, e avrebbero addirittura perso un pezzo di pene, come una sorta di circoncisione naturale, ma dipendeva, a detta loro, da una serie di fattori, quali la grandezza del proprio arnese o quanto la vagina della tipa era lubrificata. Sapevo per certo che lei avrebbe sanguinato, ansimato, speravo avrebbe goduto almeno un poco e soprattutto speravo di riuscire ad essere all'altezza. Il rapporto che un uomo ha con la vagina è qualcosa di mistico e ne hanno parlato in tanti, soprattutto scrittori. Quando si esce da una, si è pieni di dubbi sulla vita, sul proprio futuro, sul come sarà tutta l'esperienza e quando ci si ritrova nuovamente davanti a quella fessura enigmatica, a distanza di quindici, diciotto, venti o addirittura quarant'anni per alcuni, ecco ripresentarsi gli stessi dubbi: qual è il significato della vita? Cosa riserba il mio futuro? Come sarà quest'esperienza?
Forse è per questo che per tante persone, la prima volta è deludente, perché ci si appresta ad entrare in quella fessura quasi fosse la stanza della verità, quando in realtà è solamente un organo sessuale umidiccio e parecchio confortevole.
Quando io la penetrai, cercai di essere il più dolce possibile, anche se era difficile trattenere l'impulso animale che faceva muovere il mio bacino come in quei film che avevo visto come allenamento. Cercavo di tenere d'occhio la situazione nelle parti basse, ma allo stesso tempo volevo guardarla negli occhi, capire cosa pensava, cosa provava, cercare di leggerle dentro. Ho sempre pensato che negli occhi delle persone, si celasse la verità su tutto quello che pensavano.
Mentre le ero dentro, tutto quello che riuscivo a chiedere era un banale "fa male?"
Ricordo che lei si mordeva teneramente il labbro inferiore e con due occhioni da cerbiatta mi diceva di si con la testa, non per farmi smettere, ma per rendermi partecipe delle sue sensazioni, del suo dolore. Eravamo due esploratori, due scienziati che stavano sperimentando usando come cavie il proprio corpo, e ci comportavamo come tali.
Cosa provai? Difficile a dirlo, ma ero sicuro di non sentire il piacere cosmico di cui parlavano i ragazzi più grandi. A dirla tutta, mi costrinsi a venire in fretta perché la cosa pareva strana e poco naturale. Quando venni sul tappeto imbarazzato, lei mi mostrò la goccia di sangue, dicendomi "questo è un sangue importante", il tutto mentre io riflettevo sul senso di tanta impazienza ed ansia per due minuti di dentro e fuori che a paragone con una sega non erano nemmeno una gran cosa. La baciai e le feci capire che comprendevo l'importanza del momento, ma quello che volevo fare era semplicemente ritornare dentro, esplorare più a fondo la vicenda, capire se era davvero questo quello di cui tutti parlavano. Alla fine non ci fu una seconda volta e io fui felice di non aver forzato la mano. Quando se ne andò lasciandomi ai miei pensieri, promettendomi un amore convenzionale da amanti che si erano appena sverginati a vicenda, mi trovai ad essere eccitato dal ricordo più dell'esperienza stessa. Quella sera mi masturbai ripensando a tutti i dettagli. Quella sega fu una sorta di viaggio nel tempo a poche ore prima, mi permise di apprezzare appieno i profumi della sua pelle, la lucentezza delle sue gambe, quella gonna che nascondeva il suo sedere perfetto, i suoi seni piccoli e paffuti e i suoi baci soffici e impauriti. Mentre raggiungevo il secondo orgasmo della giornata, i ricordi si fecero più confusi. Avevo bisogno di entrare nuovamente in lei, avevo bisogno del suo corpo, del suo sesso, volevo di più, da lei e da chiunque altra. Da bravo scienziato della vagina, le avrei provate tutte. Disteso a letto con un calzino sudicio avvolto sul membro ricevetti una delle mie epifanie post coito: quel giorno stavo per andare in bianco. C'era mancato un pelo ed avrei perso tutta quella preziosissima esperienza, tutto perché stavo forzando la mano, comportandomi come fanno tutti i ragazzi come me, assetati di esperienze. Dal momento che mi ero tirato indietro, dal momento che avevo dimostrato di essere diverso, ecco che le gambe del paradiso si erano magicamente dischiuse per permettermi accesso a quel mondo di piacere. Ecco l'epifania, ecco la lezione da imparare e custodire gelosamente. Sii diverso da tutti gli altri. Sii paziente, quando tutti vogliono correre, sii gentile quando tutti pretendono, sii amorevole e passionale quando tutti si dimostreranno rozzi. Sii tutto questo e sii il contrario del tipico maschio, e otterrai tutta la figa del mondo.
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Sex Doll (COMPLETO)
Science FictionTRIGGER WARNING! -linguaggio esplicito -malattie mentali -ossessione -pornografia -dipendenze Robert Rob Polanski è un semplice impiegato di fabbrica che lavora le sue 8 ore al giorno, esce con gli amici e ama sua moglie Maryanne Sheffield, con cu...