Sbuffai, per l'ennesima volta, mentre cercavo un calzino mancante dell'uniforme. Tra non molto ci sarebbe stata la prima partita dell'anno e quasi tutte le mie compagne di squadra erano pronte, io ero tra quelle ritardatarie.
"Beverley..." mi chiamò Melanie.
"Si, lo so, sono in ritardo!" sbuffai.
"Non volevo dirti quello." ridacchiò. "C'è Wesley qua fuori, vorrebbe parlarti."
"Oh, di male in peggio!" sbottai, estraendo finalmente il calzino perduto dall'armadietto. Me lo infilai e con le scarpe ancora in mano raggiunsi l'esterno dello spogliatoio, con i nervi tesi.
Wesley era appoggiato al muro che mi aspettava, già altrettanto vestito con la sua divisa. Quando mi sentì arrivare si voltò, con i casco sottobraccio.
"Cosa vuoi?" gli chiesi, arrivando dritta al punto.
"I ragazzi mi hanno detto che potrei aver esagerato un po' ieri..." mormorò.
"Potresti aver esagerato un po'?" ripetei. "Siete tutti patetici allo stesso modo."
"Senti, Beverley... ero ubriaco, non sapevo cosa stessi facendo..."
"Te lo dico io, visto che purtroppo ero fin troppo sobria per ricordarmelo: ti sei messo in ginocchio davanti a me e il resto del locale e mi hai pregato di tornare con te e quando finalmente sono riuscita a farti alzare mi hai baciata con forza, nonostante cercassi di allontanarti da me."
Wesley si grattò la fronte, in evidente imbarazzo. "Mi dispiace..."
"Ti dispiace? A me è dispiaciuto dover assistere ad una scena del genere! Sentirmi costretta ad allontanarmi pur di avere la mia libertà! Vedere la persona che sosteneva di amarmi mancarmi di rispetto in ogni modo possibile, ancora!"
Non mi interessava se in quel momento stavo alzando il tono della voce. La rabbia scorreva viva nelle mie vene.
"Quindi, se ti è rimasto un briciolo di buonsenso, non rivolgermi più la parola finché non ne avrai di educate da dirmi e stammi lontano, finché non avrai imparato a tenere a bada i tuoi impulsi." conclusi, filando poi via.
Quella partita cominciò male e andò soltanto a peggiorare, come se non bastasse. Al secondo tempo, capimmo ormai che non c'era speranza di vincere.
"Ma che succede oggi a tutti?" domandò Jayden, che come al solito si era intrufolato dentro al campo. "Più che un tifo, il tuo sembra una maledizione in qualche lingua strana."
"Prima è venuto Wesley a parlarmi." gli dissi.
"Oh, inizio a capire." fece, sollevando le sopracciglia. "Almeno, in parte. Che gli prende a mio fratello? Non l'ho mai visto giocare così, sembra completamente distante, come se avesse altro per la testa che lo distrae."
"E perché dovrei saperlo io? Mi ha detto di stargli alla larga!"
"Cosa?" esclamò. "Perché?"
Scrollai le spalle. "Per Wesley."
"Ma... quel ragazzo non perde occasione per offenderlo, mancando totalmente di stima e fiducia nei suoi confronti e ora..."
"Non importa, Jay." mormorai. "Questo è quello che vuole e io sono nessuno per non rispettare il volere di qualcuno."
"Io so che questo non è il suo volere." ribatté.
"Come mai ne sei così sicuro? Io invece credo proprio di sì: me l'ha chiesto esplicitamente e oltretutto, francamente, non mi ha mai dato grandi dimostrazioni che potessero farmi pensare il contrario."

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Dal primo istante
RomanceIn questa storia sono presenti scene esplicite, consiglio la lettura ad un pubblico maturo e consapevole Tra Beverley e Tyler non scorre buon sangue. Ma non è sempre stato così, almeno per lei. È cominciato tutto quando l'ha rifiutata senza scrupol...