Capitolo 32.

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Quella giornata fu molto lunga. La passammo ad allenarci, o meglio la passarono ad allenarmi. Charles mi diceva che finalmente ero capace di controllarmi e di usare i miei poteri al meglio e lo trovava strano. Da un momento all'altro potevo farcela?

- basta.. - dissi con il fiatone.

- si va bene... - disse lui chinandosi e appoggiando le mani sulle ginocchia. I Mikaelson erano dentro casa nel caldo del loro bel salotto mentre io e Charles ci allenavamo. Ero davvero soddisfatta di quello che avevamo fatto.

- dai rientriamo, sto congelando - dissi mettendo le mani incrociate e andando verso la porta.

- Clare, aspetta - disse lui - mi dispiace tanto per quello che è successo con... si insomma, con tuo zio - sorrisi lievemente.

- non preoccuparti, va tutto bene. È solo un pò strano, tutto qui-

- da quello che ci hai raccontato sembra molto ossessionato da te -

- no, credo sia ossessionato dai miei poteri, come tutti, no? - dissi in modo ironico. In realtà pensavo davvero quella cosa. Insomma, tutti erano ossessionati dal potere, dal comandare e la magia poteva aiutare tutti a conquistare quella situazione di supremazia.

- hai dato filo da torcere a Klaus oggi - disse quasi fiero Charles.

- mi dispiace considerarlo tale ma per me lui è come uno sfogo. Quando lo vedo riesco a scaricare i miei poteri, la mia rabbia, il mio dolore e... - dissi per poi sbuffare.

- anche qualcosa altro Clare -disse Charles abbassando lo sguardo e andando verso la città.

- Charles dove vai? - gli chiesi confusa.

- vado a fare una passeggiata, tu entra dentro che stai tremando - disse sorridendo.

- Charles! - lo chiamai. Lui si voltò.

- come sono andata? - dissi timidamente.

- benissimo. Diventerai una strega bravissima Clare - disse soddisfatto.

- riuscirò a sconfiggere mia zia e tutto i suoi alleati? - dissi preoccupata.

- se lo vuoi davvero certamente - disse sorridendo in modo dolce per poi voltarsi e cominciare a camminare.
Il cielo stava diventando scuro e il vento stava aumentando. Non avevo voglia di entrare in casa anche se faceva un freddo cane così corsi verso il posto in cui era sepolta mia madre. Vidi la sua tomba accanto a un albero ormai spoglio. In primavera doveva essere un incanto.
Mi sedetti vicino la tomba e sospirai per poi guardare il cielo.

- sai in questi giorni sono successe davvero tante cose. Da quando te ne sei andata non so più nulla, non riesco neanche a capire come mi sento. A volte ti odio, a volte penso che sei stata tu a rovinare tutto con la tua voglia di proteggermi. I tuoi miliardi di incantesimi che non riuscirò mai a capire, le tue troppe bugie. Mi hai ferito e sinceramente non so più chi sono. Ho paura che tutti i ricordi che ho siano stati alterati dai tuoi stupidi incantesimi, dalle tue paranoie. Inoltre non riesco a credere che zia Moe e quell'uomo, quello che dice di essere mio zio, che quei due abbiano ucciso mio padre. Mio padre mamma, tuo marito. E tu sei rimasta al suo fianco. Io non ci sarei riuscita - dissi urlando e piangendo - e poi non riesco a credere che tu fossi innamorata di Klaus e non capisco perché hai cominciato ad odiarlo così tanto. E inoltre quando lo vedo...io...io - dissi balbettando per poi respirare - non ci capisco più nulla ma di una cosa sono sicura mamma: mi manchi. Ho bisogno di te. Ho bisogno del nostro latte davanti al camino ormai distrutto, ho bisogno della tua zuppa allo zenzero e sopratutto ho bisogno dei tuoi abbracci. Ho bisogno che tu mi sussurri che tutto andrà bene. Ma non lo puoi fare perché non ci sei più ed io...- dissi per poi bloccarmi e cominciare a piangere ancora di più. Mi misi le mani in faccia e le lacrime cominciarono a uscire sempre più velocemente.

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