"La notte porta consiglio".
Chiunque abbia detto questa cosa ha mentito a stesso. La notte non porta consiglio, non ha mai portato consiglio ma solo un'infinita di pensieri, quei pensieri che cerchi di eliminare per tutto il giorno.
I pensieri, i pensieri raffioravano sempre nella mia mente, ne ero invasa.
Mi alzai dal letto. Ero sudata e sentivo i capelli appiccicati alla fronte. Infilai la vestaglia e aprii la porta della stanza. La casa era buia, completamente. Una piccola luce proveniva dal salotto o almeno dalla stanza che ricordavo fosse il salotto. Mi avvicinai lentamente cercando di non cadere o inciampare.
E lì c'era Klaus.
Non aveva la giacca, la camicia era sbottonata e la cravatta era stata gettata sul divano.
Il suo viso era illuminato da una paio di candele che erano poggiate su un tavolino di ciliegio davvero elegante. Tra le mani aveva un pennello che poggiava delicatamente sulla tela che aveva di fronte a sé. Mi domandai cosa stesse dipingendo e perché la sua espressione fosse così seria.
Prese il bicchiere che era sul tavolino e ne bevve il contenuto tutto d'un sorso. Perché era sempre arrabbiato? Perché era sempre così lunatico? A guardarlo da lì sembrava un semplice uomo, uno come tanti eppure non lo era affatto. Un ibrido, un vampiro, un originale. Mentre lo osservavo prese il bicchiere e lo scagliò a terra. Indietreggiai per lo spavento. Alzò lo sguardo e mi guardò.
Mi sentii scrutata, osservata. Era come se cercasse di guardarmi dentro.
- Cosa ci fate qui? - chiese con un ghigno.
- Ho sentito un rumore e sono venuta a controllare - mentii.
- Ora che avete controllato potete tornarvene a dormire - rispose andando a prendere un altro bicchiere. Versò il liquido marrone e lo bevve.
- Non ci riesco - sussurrai.
- Beh, non è un problema mio - rispose scontroso.
A cena non mi aveva nemmeno guardato come praticamente il resto della famiglia. Era strano il modo in cui tutti erano diventati silenziosi, gentili. C'era qualcosa in Kol ed Elijah che mi sembrava davvero senza alcun senso. Il loro modo di guardarmi, le loro parole gentili. E poi c'era Klaus che come al solito non aveva parole gentili per me, non era tranquillo, calmo. Era arrabbiato con me e non ne capivo il motivo.
- Cosa dipingete? - chiesi entrando cautamente nella stanza.
Mi fissò e rise.
- Ma cosa credete? Vi comportate come se questa fosse casa vostra, vi comportate come se foste una della famiglia -
- E voi vi comportate da stronzo signor Mikaelson - risposi. Strinsi i pugni a causa della rabbia. Il suo tono di voce, la risata, il modo in cui beveva, mi faceva innervosire.
STAI LEGGENDO
You were my family.
FanfictionClare Rose vive nella campagna vicina alla grande e rumorosa città di New Orleans. Dietro le grandi feste riempite di calici di champagne e musica dal vivo si nascondono infiniti misteri. Sono proprio quest'ultimi a creare una rete di problemi spav...