Capitolo 59

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Gli sguardi possono ferire più delle parole.

In uno sguardo si può percepire ciò che la persona prova davvero.

Eppure non sapevo cosa provassero i Mikaelson, davvero non riuscivo a capirlo.

Mi svegliai e mi guardai intorno confusa. C'era cera su tutto il pavimento e un mazzo di rose bianche era a terra, lasciato lì ad appassire. Passai l'intera notte a rigirarmi nel letto cercando di trovare una soluzione ai miei errori eppure non la trovai.

Mi alzai, sbuffai e mi ristesi. Cosa avrei dovuto fare? Ero confusa e la mia testa stava per scoppiare. Mi sciacquai il viso ed uscii di casa. Non sapevo dove andare, cosa fare.

Cominciai a camminare lentamente per la strada principale di New Orleans. Mi guardai intorno annoiata e pensierosa. Mi sentii osservata e così guardai alle mie spalle ma non c'era nessuno. Era una sensazione orribile sentirsi gli occhi puntati addosso. 

Mi voltai di nuovo eppure continuava a non esserci nessuno. Accelerai il passo, cercai di non spingere nessuno dei passanti e svoltai a destra. La strada era ancora troppo affollata e così svoltai nuovamente in una strada più piccola e nella quale non passava mai nessuno. 

A volte, da piccola, mi fermavo lì e mi mettevo a pensare alla mia giornata. Andavo sempre in posti strani da bambina.

- Chi c'è? - sussurrai cercando di stare calma. Mentirei se dicessi che non speravo fosse Klaus. 

Improvvisamente fui scaraventata contro la parete di un edificio. Imprecai per il dolore.

- Ciao - Charles sorrise gentilmente.

- Charles? - dissi confusa per il mal di testa che lo scontro con il muro aveva provocato.

- Che dici? Da cattivo ti piaccio di più? - 

- Lasciami andare - dissi cercando di muovermi vanamente. Ero come appiccicata alla parete e ogni muscolo del mio corpo si era irrigidito. 

- Si, ti lascerò andare subito. Ho saputo dai miei amici che abitano qui che hai rivelato agli originali quello che è successo - si avvicinò - Mi dispiace che non l'abbiano presa bene -

- Non fingere di essere spiaciuto -

- Hai ragione, non potrebbe importarmi di meno - sospirò - Eppure per quanto le persone di questa città ti odino vogliono che tu continui a vivere. Credono che con la tua morte i tuoi poteri sarebbero sprecati e le congreghe non vogliono sprecare nulla - 

- L'hai detto tu stesso che non c'è rimedio - dissi continuando ad agitarmi.

- Se resti ferma ti lascio scendere e poi potremo parlare del motivo per il quale sono qui -

Lo guardai e distolsi lo sguardo.

- Brava contadina -

- Anche tu sei un contadino -

- Di sicuro meglio di te - disse per poi schioccare le dita.

Caddi a terra e gemetti per il dolore. Mi alzai dolorante e notai che il ragazzo era proprio di fronte a me.

- Tu vuoi vivere, le congreghe vogliono i tuoi poteri ed io voglio andarmene da questa città il più presto possibile -

- Non c'è rimedio alla mia maledizione - 

- Certo che c'è - 

- Ovvero? - 

- Lo spirito delle ceneri -

- Hai detto che era solo una leggenda - risposi.

- Le leggende sono sempre vere - 

- Ma hai detto anche se non si sa dove si trovi? -

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