-Dove vuoi che ti porti?-

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Cloe

Busso all'ufficio di mio padre.

-Papà sono io. Posso entrare?-

Nessuna risposta.

Entro e mio padre è seduto alla scrivania, alle prese con una telefonata.

Mi metto in piedi difronte alla scrivania e attendo che riattacchi.

-Ehhm.. devo andare. La richiamo più tardi.- Riattacca e poi continua sospirando. -Dimmi Cloe.-

-Katy domani prende un giorno libero. Mi ha chiesto il permesso e le ho detto di si, ha una questione importante da risolvere.- Dico tutto d'un fiato.

-Adesso hai anche il compito di concedere ferie ai dipendenti?- Guarda indispettito.

-Sul contratto che ho firmato era ben chiaro, papà. Sono un'azionista dell'azienda per il 50%, non credo di dover chiedere il permesso a nessuno.- Mi giro sui tacchi e cammino verso la porta, sbattendola dopo averne varcata la soglia.

Entro nel mio ufficio e raccolgo le mie cose, chiudo il Pc e invio un messaggio a Louis.

-Lou, io sto uscendo.-

-Ti sto aspettando.- Risponde.

Vado l'ascensore ed entro. Quando passo davanti al bancone mi avvicino a katy.

-Katy, vado via per andare a cenare. Puoi darmi le chiavi adesso.- Dico con aria intimidatoria.

-Ecco Cloe.- Tira fuori le chiavi dal retro del bancone e me le porge.

-Grazie, a domani.- Dico tutta sorridente.

Esco dall'ufficio e noto Louis che mi attende al termine della lunga scalinata.

Quando lo raggiungo lui mi prende il mento con una mano dandomi un lungo bacio sulle labbra.

Non l'ho nemmeno incontrato e sono giá in questo stato.

Lo seguo verso l'auto ed entro.

Quando accelera comincio a parlare.

-Lou, ho un favore da chiederti.-

-Dimmi pure.- Guardo la strada oltre il finestrino.

Gli mostro le chiavi e lui mi guarda stranito.

Louis

Le chiavi dondolano davanti al suo viso e lei ha l'aria impassibile.

-Cloe.. cosa vuoi che comprenda con un mazzo di chiavi?-
Lei sorride.

-Le chiavi dell'ufficio di mio padre.-

-E?- Continuo.

-Oggi ho notato qualcosa di strano. Tutti i fascicoli degli affari che mi sono stati assegnati sono conclusi e giá analizzati. Qualcosa non va Lou, mio padre mi sta ingannando.-

-Hai intenzione di entrare in ufficio?- Spalanco gli occhi, ora ci guardiamo.

-Si.. in tarda serata ovviamente. C'è una cartella di fogli che non ho controllato. Qualcosa mi dice che quella cartella ha la risposta.-

Mi guarda concentrata.

-Bene. Nel frattempo dove vuoi che ti porti?-

Si volta di nuovo verso il finestrino.

-A mangiare un panino.-

Panino? Cloe? Non immaginavo che i ricchi facessero anche questo.

-Sei sicura di volere un panino?-

-Sicura.-

Da quando l'ho conosciuta qualcosa è cambiato, quando sono con lei mi dimentico di tutto. È fottutamente ricca.. ma non è una di quelle ricche sfondate che non fanno che tirarsela. Ricordo quando l'ho spogliata.. aveva un fisico minuto e perfetto, ed era rossa, rossa ovunque.

Mi si fa duro al solo pensiero ma mi costringo a vivere ancora un pó in quel ricordo.

Mi voleva, eccome se mi voleva. Ho letto nei suoi occhi che mi desiderava quanto io desideravo lei, fin da quella sera in discoteca per ultra ventitreenni, non riesco ancora a spiegarmi come potesse trovarsi lì.

Amo tenerla in macchina con me, sento di poterle dare tutto il poco che ho, e sento finalmente di poter andare avanti. Cloe mi sta ricostruendo, ha preso le mie parti da terra e come fossi un puzzle, mi sta ricomponendo.

Non avrei mai creduto dopo Nadine di andare a letto con un'altra per un benché minimo sentimento. Volevo solo fottere, volevo solo spassarmela, ma l'ho presa male, Dio solo sa quanto.

Arriviamo in paninoteca e lei si accomoda al tavolo.

La seguo sedendomi accanto a lei, poi la prendo per un polso e la sollevo per poi metterla sulle mie ginocchia.

Mette un braccio intorno al mio collo e l'altro sulla sua coscia mentre si morde il labbro inferiore. Istintivamente prendo la mano e la metto tra le sue ginocchia, salendo sempre di più. Sono sicuro che non stia divaricando le cosce per vergogna, me ne accorgo dal rossore. Arrivo nel suo punto più sensibile e scosto le mutandine, infilando un dito dentro di lei.

È così calda e bagnata. Controllo che non ci guardi nessuno, ma la paninoteca è così affollata che siamo solo un punto del pianeta, ma siamo tutto il mondo, lei ed io.

Chiude gli occhi e poggia il capo nell'incavo del mio collo, io comincio ad uscire ed entrare da lei.

Insegnami Ad Essere MiglioreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora