Fai fare a me.

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Cloe

Entro nella sua auto e lui mi sorride.

-Hai cenato?- Mi chiede prima di baciarmi sulle labbra.

-Certo, mi hai detto tu di farlo.- Gli sorrido mordendomi il labbro inferiore.

-Certo che si.-

Mette in moto ed accelera.

-Dove andiamo?- Chiedo incuriosita.

-Lo scoprirai appena arriviamo.- Solleva un sopracciglio in segno di divertimento.

Comincio a credere che io dipenda dal suo sorriso.

-Tu invece? Hai scoperto cosa nasconde tuo padre?- Non distoglie lo sguardo dalla strada.

-No. So solo che c'entra anche Katy e forse quel tizio, Owen. Se solo trovassi quella cartelletta..-

-La troveremo, se non sarà già stata bruciata.- La sua affermazione mi fa sorridere e lui ne rimane sopreso.

-Com'è andata a lavoro stamattina?- Mi chiede.

-Hanno anche dimenticato di assegnarmi i fascicoli. Mi sento presa in giro, mi sento inutile e sottovalutata. Non riesco a capire il perché delle date dei fascicoli scaduti, perché è stato riaperto l'ultimo affare dopo che il fascicolo inerente ad esso non era decisamente datato recentemente.-

-Cosa sospetti?-

Mi volto a guardarlo.

-Non ne ho idea. Può anche darsi che il mio compito sia solamente di riesaminare i vecchi fascicoli, ma non mi sono laureata con la lode per verificare l'elaborato altrui. In nessuno, nessuno di quei fascicoli era presente il mio nome. Nessun documento sull'assegnazione delle azioni, né su mia madre né su me.-

-Vorrei aiutarti ma non ci capisco nulla di azioni, aziende e affari di questo genere. Ti giuro che sto cercando di pensare a qualche motivazione valida di tutto ciò, ma non ne trovo. Se c'è qualcosa devono essere stati davvero bravi a nasconderlo.-

Ci penso.

-No, non era poi così difficile nasconderlo. In realtà mio padre mi aveva assicurato che le pratiche dell'assunzione e dell'acquisizione delle azioni fossero complete, in realtà io non ho firmato alcun contratto. È evidente che, essendomi fidata di lui, non ho prestato attenzione a come stavano davvero andando le cose.- Sospiro.

-Non devi fidarti così cecamente delle persone.- Risponde.

Louis

Sono patetico. Io, Louis Anderson, faccio un discorso a Cloe sulla fiducia. Io sono stato pugnalato alle spalle ma ho la sensazione di star facendo la stessa cosa con lei pur sapendo cosa si prova. Non le sto mentendo, ho solo trascurato una parte importante della mia vita che non voglio raccontarle. Non perché io non mi fidi di lei, solo non vorrei pensasse che per me non è nulla in confronto a ciò che è stata Nadine. Si sbaglierebbe di grosso.
Ero ossessionato da Nadine più che innamorato. Cloe mi ha fatto impazzire dal primo momento in cui l'ho vista, per non parlare del bacio.

Ricordo perfettamente quel pomeriggio. Ero sceso con l'intenzione di pensare ad altro dopo aver lasciato Nadine a casa nostra. Ero nervoso, irritato e deluso. Non posso spiegare nemmeno a me stesso come abbia fatto a superare un dolore del genere. Non potevo crederci, mi sentivo tradito nell'orgoglio, proprio come Cloe con Adam. Quando la vidi in quel bar capii che avevamo molto in comune, anche se lei non aveva sofferto uguale. Quando la baciai, invece, non riuscivo ad ammettere a me stesso di aver superato troppo facilmente la questione di Nadine. Mi sono sentito persino in colpa. Da quel momento non sono riuscito più a fermarmi, non ho potuto controllare nulla. Ammetto che quando la guardo provo una sensazione diversa, ogni giorno sembra il primo, ogni giorno ho voglia di scoprire cosa nascondono quegli occhi da angelo.

Mentre sono perso nei miei pensieri arriviamo a destinazione. Dall'espressione del suo viso sembra sorpresa. Una grande casa in legno di ciliegio è di fronte a lei.

Gli si illuminano gli occhi e mi ci perdo, emozionandomi insieme a lei.

Mentre guarda incantata il loft la prendo per mano e la accompagno ai gradini.

Cloe

Non so come faccia ogni santa volta a sorprendermi.

Apre l'ingresso e mi fa cenno di entrare. È fantastico!

-Hai intenzione di passare qui la notte?- Lo guardo sbigottita.

-Certo che si. Ma prima abbiamo un gran bel da fare.- Si volta verso due grandi tutoni da neve.

Cammina verso di essi che sono adagiati con cura su quello che sembra un divano letto non recentemente acquistato.

Raccoglie uno di essi con una mano, con l'altra si china a prendere gli scarponi dal pavimento. Viene verso di me e me li porge sorridendo.

-Indossalo.-

-Lou, fuori è buio.- È pazzo.

-Cloe, non starai mica sottovalutando le mie capacità organizzative?- Mi guarda divertito.

Decido di non fare storie. Tolgo i miei stivali e il mio cappotto. Indosso il grande tutone fucsia ed acquamarina sopra i miei vestiti mentre Lou fa lo stesso.

-Sei pronta?- Mi porge la mano.

-Come non mai.- Gli sorrido.

Si avvicina ad una grande finestra. Lo seguo e lui la apre permettendomi di uscire. Prima che possa fare lo stesso preme un interruttore molto simile a quello per accendere le luci di una normale casa. L'unica differenza è che si illumina una specie di pista da scii. Una piccola discesa è totalmente illuminata da lampadine blu, rosse, verdi e gialle proiettate da piccoli fari sistemati sulla parete del loft. Non so assolutamente spiegarmi come abbia fatto a trovare un posto del genere a New York, non mi sarò nemmeno accorta del fatto che forse abbiamo viaggiato parecchio.

-Lou.. tu sei pazzo!- Ho le mani sul mio viso.

-Può darsi!- Ride sommessamente mentre mi tira trascinandomi sulla pista. In un angolo c'è un grande slittino rosso, spero davvero non voglia usarlo ma, evidentemente, mi sbagliavo.

-Cos'hai intenzione di fare?- Urlo mentre corre a prendere lo slittino. Quando mi raggiunge con l'affare mi sussurra:

-Cloe, fai fare a me.-









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