Sfogo

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Louis

Ian continua incessantemente a guardarla e deve smetterla prima che io esploda. Conosco ormai i canoni di questo lavoro, so che funziona cosi, ma credevo che lei fosse piuttosto impacciata in questo ambito, o che lo fosse almeno un po'. Più la guardo è più mi ricredo: sembra essere troppo a proprio agio con quel modello, forse più di quanto lo sarebbe stata con me. Certo, la situazione è diversa.

Mentre il fotografo continua a dare istruzioni, ho l' impressione che ci prenda gusto nell'esagerare con le pose. Ho la mascella serrata, ne sono più che sicuro, ma non riesco a stare a guardare con fare spensierato, quella è la mia ragazza, cazzo. So che lei non la pensa allo stesso modo, ma ho la vaga sensazione che stia un po' esagerando con la questione. Ho sbagliato a non parlarle subito di certe cose, ma non credevo che fosse illegale voler trovare un momento giusto, non ci conosciamo poi da così tanto e ci siamo frequentati per poco tempo, durante il quale la nostra "piccola relazione" si è evoluta progressivamente, troppo velocemente. Non potevo comunque arrestare il corso dei fatti, tutto ciò che ho fatto lo rifarei mille volte solo perché è stato tutto ciò che mi sentivo di fare. Gli errori ci stanno, qualunque essere umano può permettersi di sbagliare, ma si vede che colui che ci sta male non sono solo io. Lei ha bisogno di me, e possiamo velocemente passare al di sopra della questione 'Nadine' che non merita nemmeno più di essere chiamata tale.  Lei ha solo bisogno di ammettere a se stessa che ha altrettanto bisogno di me, ma ci sta mettendo così tanto. Avrei voluto starle vicino nel comprendere le questioni della sua azienda, l'hanno così tanto turbata e delusa che scommetto si sia sentita uno straccio troppo spesso. Merita di sapere che c'è qualcuno per cui lei vale la pena, dovrebbe sapere che io non ne posso più, che non riesco più a restare con le mani in mano mentre un altro la tocca, e lei fa altrettanto senza problemi. L'ho desiderata così tanto, e la voglio ancora, è per questo che non mi arrenderó così facilmente.

Mi volto ed esco velocemente da quella stanza, ed una volta alle spalle della porta posso respirare profondamente. Devo fare appello a tutte le mie forze perché io riesca a controllarmi, è solo un lavoro per tutti e due, non è finita, e spero solo che lei la pensi come me, e che non faccia intromettere il lavoro nelle sue questioni personali. O meglio, che non permetta a quell'Ian di guardarla anche solo un'altra volta come posso guardarla solo io.

Prima che io possa scendere la gradinata, la porta della sala servizi si spalanca.

-Lou, un attimo. Per favore, aspetta.- Cloe mi viene incontro. 

Mi volto. Sono un misto tra incazzato, meravigliato per quanto può essere meravigliosa con quel vestito addosso, deluso e non so cos'altro ancora.

-Ancora? Credi che io debba ancora aspettare?-

-Non parlarmi così, non sono io a doverti dare spiegazioni.-

Cosa?

-Per tua informazione, ho aspettato sveglio di notte e con lo sguardo fisso sul telefono di giorno che mi dessi quel minuto perchè io potessi spiegarti altro che non sia una stronzata di mia madre!-

-Tua madre non mia ha detto stronzate. Ha cercato nel miglior modo possibile di spiegarmi come stanno le cose.- 

Quindi?

-Bene, ed evidentemente ancora non ti basta.- Sono frustrato.

-Non puoi esserti sul serio stancato di aspettarmi, solo perchè hai appena assistito al mio primo servizio fotografico ed evidentemente non ti è andata giù. Sai quanto ho rosicato anch'io? Sai come mi sono sentita quando ho saputo che colei che LAVORAVA con te non era altro che la tua ex?-

Adesso è troppo.

-Sei seria? Sappi solo che se mi trovo in questa merda di casa di moda, è perchè tuo padre mi ha fatto perdere il lavoro. Stavo bene laddove lavoravo prima, non avevo bisogno di nient'altro.-

Appena le mie parole lasciano la mia bocca mi pento di averle pronunciate. Lei ha un'espressione delusa, ma sa in cuor suo che ciò che ho detto non è altro che la verità. 

-Credo di averti chiesto scusa tante volte per ciò che è successo. So che mio padre è uno stronzo, non occorre che tu me lo ricordi.- 

Non sopporto di vederla in questo modo.

-Bene, siamo entrambi a saperlo, e tuo padre è il motivo per cui anche tu ti trovi qui. Sai quanto odio non sapere dove sei, cosa pensi, come passi le tue giornate? Credo che tu stia esagerando con questa storia. Preferirei che mi dicessi che ti stanco, che non sono quello giusto per te e che vuoi chiudere definitivamente la nostra relazione. Sai? Per me sarebbe più facile.- In volto ha un espressione impassibile. Ma continuo comunque. -Comincerei a mettermi l'anima in pace, e forse un giorno riuscirei a dimenticarmi di te. Comincio a pensare che tu ti stia prendendo tempo non per il fatto che ti ho mentito, ti ripeto, per il bene nostro, ma per tutto ciò che ti affligge in questo periodo. I problemi con tuo padre, o tutti quelli che hai avuto in questo periodo e che io non ho NEMMENO potuto conoscere, non puoi riversarli su di me. Non puoi immaginare quanto sia frustrante dover aspettare e non sapere nulla di te, mi sento inutile, e non è giusto che io debba sentirmi in questo modo. Ti ho ferita, non so come potrei farmi perdonare, ma ho imparato la lezione e sono stanco di essere tenuto in sospeso.- 

Cloe emette un lungo sospiro. Sembra esasperata. Non vorrei mai metterla sotto pressione, ma le mie parole sono venute fuori una dopo l'altra. Non mi rendevo nemmeno conto di tutto ciò che dicevo, ed evidentemente è perchè è solo tutto ciò che penso. 

Prima che lei possa controbattere, mi volto e vado via, sotto lo sguardo indecifrabile di Cloe.

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