Cloe
È in ritardo di due minuti e sono giá preoccupata. In lontananza vedo il suo viso poco familiare e mi tranquillizzo, spero solo di concludere qualcosa.
Mi raggiumge sorridendo.
-Hai già cenato?- Oh, si.
-Ho già preso qualcosa, si.- Ricambio il sorriso.
È il classico uomo affascinante in abito elegante, più che da lavoro. Ha un lungo cappotto nero, più precisamente fino alle ginocchia che gli dona un'aria professionale.-Oh, peccato.- Risponde. Rimette le sue mani nelle grosse tasche e si guarda intorno.
-Dove vuoi andare?- Mi chiede.
E ad un tratto penso che l'abbigliamento sia piuttosto formale, ma l'atteggiamento che ha nei miei confronti lo è molto di meno.
-Ehm.. quel bar è perfetto.- Indico un bar piccolo ma di classe all'angolo della strada, di fronte a central park.
-Andiamo allora.- Si incammina verso il bar ed io lo seguo. Non è un gran cavaliere visto che non si degna neanche di aspettarmi. È molto più alto in confronto a me, i suoi passi sono decisamente più lunghi. Cerco di reggere il suo passo e quando si accomoda ad un tavolino all'esterno impreco. Spero che cambi idea, qui fuori ai primi di gennaio fa decisamente freddo. Come previsto, si alza ed entra nel bar. Non ci ero mai stata, devo ammettere che si tratta davvero di un bel posto.
Quando si accomoda fa per togliersi il suo grosso-grasso e lungo cappotto. Lo ripone sulla sedia e si volta verso di me accavallando le gambe, con un sorriso finto e cortese sulle labbra.
Mi metto nella stessa posizione. Mi sono presentata con abiti qualunque, voglio davvero che scompaia l'aria troppo professionale che ho assunto fino ad ora.
-Beh.. avrei delle domande da farle.- Lui mi sorride.
-Comincia a darmi del tu. Avró circa 5 o 6 anni in più a te, non sono poi così vecchio. Io sono William.- Si china e mi porge la mano.
È un tipo molto ma molto strano.
-Oh. Beh, io sono Cloe.- Gli stringo la mano.
Basta perderci in chiacchiere.
-Devo farti alcune domande, William.- Lui si acciglia.
-Dimmi pure, cara Cloe.- Cara Cloe?
-Cosa ha a che fare lei con mio padre?- Vado dritta al punto.
-Beh.. l'azienda.- Si. Certo, ovvio. Altrimenti perché pensa che lo avrei chiamato?
-Certo, ciò che non mi è chiaro è il perché.- Sorride stranamente. Nasconde qualcosa, qualcosa di grosso.
-Perché? Oh.. È semplice. Sono cresciuto negli affari. Ci so fare coi clienti, con le società, coi soldi.- Deve essere davvero ottuso.
-Si, Okay William. Ho capito. - Lo interrompo.
-So che mi avete tagliato fuori a mia insaputa, tu e mio padre. So tutto. Non avete più alcun bisogno di nascondere nulla, abbiate almeno l'intelligenza di capire che ho altro a cui pensare piuttosto che venire a perdere il mio tempo in un'azienda che non è più mia.- Ho parlato in tono più alto. Lui non se lo aspettava, si vede dagli occhi spalancati.
-Bene Cloe. Finalmente!- Non dibatto. Aspetto che continui.
-Io non vedevo l'ora. Beh, ascolta. Aspettavo che tu venissi a sapere della mia esistenza, solo che papà, a quanto pare, non è più astuto di te.- Beh, questo è certo!
-In che senso?- Suo padre?
-Thomas. Credeva non lo avresti saputo. Sai, l'unico problema del tagliarti fuori erano le vie legali.-
-Oh.. ecco perché io non ho firmato il benché minimo documento che invece, al contrario, risulta firmato dalla sottoscritta.- Fingo di non capire. Sta abbinando il nome di suo padre a quello del mio.
-Già, è cosí.- È evidente. Crede che io sappia già qualcosa che non so.
-Oltre al legame per via lavorativa, chi sei?- Lui sorride amaramente.
-Tuo fratello Cloe. Anzi, più precisamente il tuo fratellastro.- Ah no.. lui sa che non so un bel nulla. Ma un attimo. È mio fratello? Oh bene. Non so perché, ma non mi sconvolge più di tanto. Sembra che glielo abbia letto negli occhi.
-Chi è tua madre?- Credo di conoscere la risposta.
-Katy, lei è la mia amata mammina.- Già, proprio come pensavo. Sento una sensazione di sollievo per aver conosciuto una parte della verità. Circa mille domande mi assalgono. Perché sono fuori? È illegale, al 100%. Mia madre lo sa?
-Bene.. facciamo passi da gigante. Qual è il motivo per cui porti il cognome Owen e non Brown's? Perché prima non eri socio, poi sei diventato un azionista per il 25%, e adesso dividi il 100%con mio padre. Credo di meritare qualche spiegazione.-
Lui sorride soddisfatto.
-Oh.. è tutto molto semplice. Ho saputo di essere figlio di tuo padre circa 7 mesi fa. Tua madre.. Già, lei lo sapeva già da 26 anni. Sapeva che tuo padre aveva un altro figlio. Katy era segretaria di tuo padre già 25 anni fa, e fu nel suo studio che io fui concepito.- Ho uno sforzo di vomito.
-Quello di non dire nulla né a me e né a te è stato un accordo tra la mia e la tua mamma. Preferivano avere entrambe delle vite tranquille, rispettivamente con la propria famiglia. Questo fu "stretto" dopo che tua madre ti partorí. Seppe della mia esistenza solo dopo averti concepita. Non poteva più tornare indietro.- Dio mio.
-Tua madre però dopo circa 3 anni dalla tua nascita non poteva sopportare che nostro padre stesse con entrambe contemporaneamente. Voleva che voi vivesse felici, ma lei non lo era, affatto. Decide di girare il mondo in lungo e in largo, senza tralasciare alcun posto e dando sfogo alla sua passione.- Che cazzo ne sa questo idiota delle passioni di mia madre?
Non rispondo. Non ho abbastanza forze per dibattere.
-Intanto Katy pretese un posto in azienda per me già dai miei 18 anni, in realtà ricattando papà. Lui non voleva che tu sapessi di nulla, in alcun modo. E l'unico modo per permettefe che tu non sapessi di questa storia a soli 9 anni era quello di assumermi. Sono cresciuto, mi sono fatto un nome. Quando ti sei laureata però è cambiato tutto. Sapevo da circa due mesi di essere suo figlio, e l'ho saputo per un test del D.N.A che ho fatto per puro divertimento. Eppure è risultato positivo. Sei arrivata in azienda e ti ha dato il 50% delle azioni. Per questo motivo l'azienda risultava tua. In quel periodo analizzavi dei veri fasvicoli che controllavo io stesso, ed erano dei veri capolavori. Fino a quando avevo i miei soldi mi andava bene, prima che tu avessi una parte dell'azienda. Beh, ne ho pretesa una parte anch'io. Beh qui analizzavi vecchi fascicoli. Tanti. Mio padre aveva bisogno di firme per falsificare i documenti perché tu non lo sapessi. In realtà diceva di volertelo dire a breve. Poi sui giornali gli scandali. Tu con un commesso.. ma dai! Non ha potuto accettarlo, con lo stesso lavoro delle firme, elha affidato tutte le tue azioni alla mia persona. È chiaro?- oh.. fin troppo.
-Bene.- Rispondo ma faccio fatica a parlare. - Perché il tuo cognome è Owen?-
-Papà, Katy e la tua mamma non volevano sapessimo nulla. La mia mamma mi mise il suo cognome, ma da sette mesi sono William Owen Brown.- Bene.
Molto bene.
-Per quanto avrei lavorato inutilmente?- Ora ho persino la voglia di essere curiosa.
-Fino a quando nostro padre non si sarebbe deciso a dirti la verità.-
Ora mi sento inutile. Uno straccio, davvero inutile. Avevo la mia mamma. Già, avevo.
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Insegnami Ad Essere Migliore
RomanceCloe Brown, figlia del grande Thomas Brown, dopo essersi laureata in Scienze Economiche alla New York University decide di intraprendere la carriera di suo padre. Louis Anderson, commesso di 'Trader Joe's' (uno dei green market della zona), vive co...