Cioè
-Buongiorno.- Sorrido al bellissimo ragazzo che mi stava ammirando mentre dormivo.
Lui sorride di rimando.
-Da quanto sei sveglio?- Mi avvicino per dargli un bacio sulla punta del naso.
-Da un po'..- Amo le sue iridi verdi.
-Potevi svegliarmi.. ti avrei fatto compagnia.- Mi sollevo su a sedere.
-In realtà stavo cercando di rilassarmi.. pensavo ad un po' di cose.-
Si alza poggiando la sua schiena sulla testiera del letto.
Mi volto e gli sorrido pensando a quanto sia bello anche mentre è stanco e stressato.
E mi viene un'idea..
-Beh, io ho un'idea per farti rilassare- Gli sorrido.
-Ah si? E quale sarebbe?- Mi sorride raggiante.
È bellissimo.
Gattono fino a raggiungerlo e mi metto a cavalcioni su di lui cominciando a baciarlo lentamente, prima sulle labbra, passando per il collo e poi sempre più giù.
Louis
-Cloe.. sono sicuro. È l'ultima volta che lo ripeto.-
Cloe continua a chiedermi se sono pronto per il confronto con mio padre, sarà la decima volta che le rispondo di si.
-Okay allora.- Ha l'aria esasperata.
Parcheggia la sua auto sulla strada di fronte casa mia e scendiamo.
-È ora.- Sussurro tra me e me.
Cloe bussa alla grande porta di legno dell'ingresso di casa mia.
Dopo pochi secondi la porta si apre, quasi come se ci stessero aspettando.Mia madre, bellissima come sempre, ci sorride dolcemente e ci invita ad entrare con un cenno del capo.
Liddove l'ho lasciato, mio padre stavolta mi sorride, invitandomi allo stesso modo della mamma ad avvicinarmi a lui ed a sedermi lì accanto.
Obbedisco col capo chino come se avessi 10 anni, e un brivido mi percorre la schiena ricordando quando lo facevo anche a 18 anni, mentre lui si ubriacava ed io cercavo il modo di risolvere i problemi della sua cooperativa.
-Figliolo..-
Sospiro.
-Non chiamarmi così.- La lotta dei pollici delle mie mani sembra essere infinita.
-Ti prego, tu invece non parlarmi così, lascia prima che ti spieghi.-
Annuisco, senza provare minimamente ad alzare lo sguardo.
Cloe invece da lontano mi guarda ed annuisce seria.
-Sai i problemi che hanno afflitto la mia cooperativa. Abbiamo cercato insieme di uscirne ma non c'è stato nulla da fare. Ero indebitato fino al collo..E mi dispiace, mi dispiace del fatto che non hai nemmeno potuto finire l'università.-
Ho tanto da dire, ma preferisco farlo finire e poi scaricare tutto. Quanto mi somiglia..
Non mi ero nemmeno accorto di aver sollevato lo sguardo.
-Quando la situazione era diventata davvero ingestibile, l'unico modo per cancellare i miei debiti era quello di morire. In realtà volevo davvero uccidermi, ma mi è mancato il coraggio. La verità è che poi le cose non sono andate così. Con l'ultimo investimento, il Green Market in cui hai lavorato, ho guadagnato abbastanza per pagare il proprietario delle pompe funebri perché svolgesse legalmente tutte le pratiche, il resto dei soldi li ho lasciati a voi. In realtà voi non avete mai visto il mio corpo, e non è vero che volevo divenire cenere, è solo quello che ho scritto nell'ultima lettera che ho lasciato a tua madre.-
Guardo mia madre e lei annuisce, assicurandomi.
-Sono fuggito via, in Australia. I miei debiti erano definitivamente cancellati, poi le cose sono andate male. Qualcuno mi ha visto, mi ha riconosciuto. La polizia ha iniziato a cercarmi, senza però rendere pubblica la situazione per non farmi fuggire ulteriormente. Di conseguenza ero convinto di essere libero, per questo svolgevo la mia vita in modo QUASI normale, dato che con me non c'erano mia moglie e mio figlio e non avevo più un'identità. E mi mancavate da morire. Mi hanno trovato. La soluzione migliore era tornare a casa, riprovare a prendermi il Green Market che avevo venduto. Ma i patti col proprietario erano chiari: avrei dovuto venderglielo e poi lui non avrebbe voluto sapere nulla della fine che facevano i suoi soldi. Ma sono stato un vigliacco. Non ho avuto il coraggio di tornare da voi e di spiegarvi tutto quanto. Sono andato dal proprietario del Green Market in cui hai lavorato e gli ho chiesto di assumerti. Col mio avvocato ho dichiarato che la causa di ognuno dei miei debiti erano mia moglie e mio figlio, abbiamo fatto in modo che non avreste saputo che ero vivo, e avevo comunque riavuto la mia identità. Ho potuto pagarlo, quando sono stato anche senza identità ho fatto qualche lavoretto in nero.-
Comincia a piangere disperatamente, ed io non posso fare a meno di fare lo stesso.
-Così i miei debiti sono stati spostati a carico vostro. Io però mi sono assicurato che tu potessi pagare. So che ho fatto schifo, ma non sapevo come fare. So che hai fatto enormi sacrifici, ed io sono fiero di te.-
Ad un tratto tutto torna.
Onem, il proprietario del Green Market, mi offrì il lavoro quando mi vide alla cassa del supermercato, quando spendevo gli ultimi spicci che ci erano rimasti da quella vendita. Non aveva mai voluto assumermi, quindi accettai senza esitazione.
Non capivamo poi perché i debiti fossero ricomparsi, per un periodo siamo stati bene con i soldi della vendita. Poi è cominciato l'inferno e noi non potevamo permetterci un avvocato. Non avevo mai pensato al corpo, le pompe funebri ci hanno portato direttamente delle ceneri, non abbiamo pensato a cosa poteva esserci dietro. Mia madre mi disse di aver trovato una lettera nell'ultimo cassetto del comodino accanto al suo letto, e che mio padre avrebbe voluto morire da solo e poi diventare solo un vasetto di cenere.-Hai calcolato tutto. E comunque ti ricordo che solo inizialmente i problemi della cooperativa abbiamo cercato di risolverli insieme, poi hai cominciato ad ubriacarti e sono diventato solo.- Sussurro.
-Louis, per favore, so tutto. Sapevo anche che cel'avresti fatta. Ma comunque non ho avuto il coraggio di tornare, ero convinto che senza di me sareste stati meglio, avrei continuato ad indebitarmi provando a salvare la nostra famiglia.- Continua a piangere.
-Papà, tu non mi hai tolto solo l'università. Tu mi hai tolto la persona più importante della mia vita, quella su cui contavo: mio padre!- Non riesco a non piangere.
Cloe di fronte fa lo stesso, e non posso fare a meno di pensare a quanto mi dispiace che si sia trovata in questa situazione.
-Scusami. Scusatemi..- Sussurra in un singhiozzo.
-Cosa hai fatto dopo?- Gli chiedo duro.
-Sono tornato in Australia, ormai ero senza debiti. Ho cominciato a lavorare in un magazzino, ho preso un appartamento in affitto ed ho vissuto lì, ma vi ho sempre pensato, credimi.-
Ci mancherebbe. E poi era senza debiti perché cercavo di pagarli io.
-Perché hai deciso di tornare?-
Mi tiro un fazzoletto dalla tasca e comincio ad asciugarmi gli occhi, è la prima volta in vita mia che li sento così gonfi.-Non cel'ho fatta. Volevo continuare a stare con la mia famiglia, ho pensato che forse mi avreste perdonato. Voglio ancora salvare la nostra famiglia, Louis. So che non potrò fare nulla per rimediare, posso solo dire che sono fiero di te. Mi dispiace di essere arrivato troppo tardi..-
Mi guarda e noto anche i suoi occhi gonfi.
Sono confuso, spaesato, amareggiato.
-Devo pensarci.-
Lui annuisce ed io mi alzo dalla sedia, ignorando la sua espressione speranzosa e facendo cenno col capo a mia madre per salutarla.
Devo allontanarmi per ora, prima che il mio corpo non risponda più delle mie facoltà mentali.
Cloe, senza che io glielo chieda, mi segue in silenzio.
Quasi come se stesse provando il mio stesso dolore.
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Insegnami Ad Essere Migliore
RomansaCloe Brown, figlia del grande Thomas Brown, dopo essersi laureata in Scienze Economiche alla New York University decide di intraprendere la carriera di suo padre. Louis Anderson, commesso di 'Trader Joe's' (uno dei green market della zona), vive co...