Capitolo 3. Voglio essere...

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Le strisce pedonali ospitano me è il mio trolley. Occhi,sguardi.
Cosa ho di diverso? Sono anche io un essere umano e perché tutti mi fissano come se fossi un alieno.."beh che mondo, che vita" grido.
Non ho paura. Non ho timore del mondo. Il cuore si spezza una sola volta tutti gli altri sono solo graffi e la malattia ormai ha spezzato il mio.

Fa freddo. C'è quel venticello che fa svolazzare i capelli di qua e di là e li fa districare come se fossero piccoli spaghetti.
Il trolley si blocca. Oh cavolo sono in ritardo,sono in mezzo alla strada.
Qualcuno verrà ad aiutarmi?, non perché avrà pietà di me?
Penso. Io non voglio questo.Non voglio essere una persona a cui viene donato aiuto solo perché fa pietà. Io voglio essere me stessa. Ma è difficile .
Una .

Due .

 incomincia a piovere. Le gocce non smettono, conto e noto che sono infinite e mi chiedo: come fanno a non fermarsi mai, anche io desidero essere una goccia che cade ma continua in persistente finché l'arcobaleno non prende il suo posto.
Devo sbrigarmi. Guardo l'orologio ormai bagnato. È tardi .La scuola mi aspetta .
Fortunatamente nessuna macchina è passata.  Prendo in spalle il  trolley e mi  rialzo. Come ho sempre fatto.
Alcune volte solo su noi stessi possiamo fidarci e questa mattina mi sono fidata di me,  altre hai bisogno di qualcun'altro. Ma questa è un'altra storia.  L'autobus si accosta.  Salgo.

Un Dolore che sa d'AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora