Capitolo 5. 17 anni di dolore

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Seduta.
Sono stanca ed è ancora mattina
Come farò ad arrivare a fine giornata? Mi chiedo. Come ho sempre fatto, sussuro.
Il viaggio sarà lungo e così metto le cuffie. Le mie adorate cuffie. Comprate 5 anni fa da mio padre per mio fratello e poi riciclate per me . Perché chi è malato può avere tutto. Tanto primo o poi non avrà più niente. Ecco cosa pensa la maggior parte di questa specie.
Se ti vedono con un gesso, sei malato. Sei pallido,malato. Sei caldo, malato. Sei con un trolley, malato. Ma non sanno che essere malati è sinonimo di morte. Non tutto è guaribbile ed io non voglio guarire, sono stanca di combattere. 17 anni di guerra. 17 anni di medicine.17anni di vita e morte. 17 anni di me. Ti ritrovi sempre a pensare a come vivrai gli ultimi momenti. Come e quando ti spegnerai. Quale dolore procurerai alle persone che ami. È questo il mio...
Mi appoggio al finestrino.
Guardò il mondo là fuori.
Il mio respiro appanna il finestrino.
E con il dito scrivo "è questo il mio dolore"
Dolore che lascerò per sempre. Vuoto.
Assenza.
Lacrime. Si, infondo piangeranno. Prima o poi sarò stanca di combattere.Sono già stanca.Lacrime dolci che accarezzano il viso e amare che lacererano il cuore. Ma pur sempre lacrime avranno e hanno.
Avrò e Ho, ora!
L'autobus si ferma. Capolinea.

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