Capitolo.22 Lo specchio dell'anima

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6:30
Il rumore della sveglia inonda tutta la mia cameretta e le note si disperdono nel silenzio che mi  ha avvolto durante tutta la notte.
Suona incessantemente ed alcune volte vorrei soltanto prenderla e lanciarla  per farla tacere ma capisco che non posso e non devo perché ho il dovere di alzarmi e vivere ciò che mi rimane.
Ogni mattina penso sempre che questo potrebbe essere l'ultimo giorno, ultimo giorno per amare, per soffrire, per baciare, per vivere.
Non ho paura, forse ho solo timore.
Mi alzo ed abbandono quel calore che mi ha abbracciato e cullato per tutta la notte, le lenzuola mi avvolgono ogni sera e con loro non ho più paura, non ho più timore.
Non capisco perché fin da quando siamo bambini le coperte ci danno un segno di protezione, di appartenenza dove insieme ad esse puoi cambiare il mondo senza alcuna paura,  ma queste coperte dovrebbero diventare persone, persone che ti proteggono, ti appartengono, ti aiutano a crescere.
Forse le mie coperte sono lui, Matteo. Non lo so.

Infilo le ciabatte morbide e mi dirigo verso il bagno, ho sempre amato un bagno tutto mio dentro la mia camera, quando è inverno non c'è bisogno di attraversare il corridoio gelido ma attraversi la camera e già sei lì.
Mi guardo allo specchio.
Non per affermare la mia bellezza ma per rendermi conto che sono ancora qui, viva.
Tocco lo specchio e vedo ciò che sono, come sono diventata.
La malattia ti cambia, il cambiamento ti  cambia, la vita ti cambia. Tutto può cambiarti, ma è in posito o in negativo? Tocca a te scoprirlo.
Mi lavo il viso con acqua fresca per ricordarmi che ci sono, mi pettino i capelli che si sono allungati a dismisura in queste settimane, mi vesto e sono pronta per la colazione. Anche io posso vivere, anche io sono viva.
Afferro la bombola e vado.

Destinazione?
Dopo le notti passate in ospedale si ritorna a scuola,  dove c'è una parte di me, dove cresceró, cambierò e imparerò.
Dove ci sono persone che amo, Matteo,persone che stimo, il prof. e persone di cui posso realmente fidarmi, Marta. In fondo c'è la mia vita lì.
Una vita con un tumore però.
Scendo dall'autobus, mi arriva une messaggio.
Chi sarà mai? Forse mamma per dirmi che mi sono dimenticata qualcosa, forse papà che mi incoraggia ogni giorno con una delle frasi filosofiche  dei grandi poeti o forse Marta che mi vuole salutare?
Forse è lui.
"Muoviti ti aspetto fuori dal cancello piccolo, dietro il bar"

Sarà Matteo che come sempre non si fa sentire per giorni e poi pretende che io lo insegui. Mi ha lasciato soltanto una cosa:"Un bacio" ansi " Il bacio" perché  non si può  definirlo con "UN"  articolo indeterminato ma ci serve qualcosa di determinato come quello.

Sono davanti scuola con  il telefono in mano, Marta mi saluta ma non vado verso di lei e ricambio il saluto con  un sorriso, successivamente mi incammino verso il bar, alla rierca della piccola porta. 
Come sempre saluto l'autista, siamo amici ormai e vado.
Cammino piano perché con me c'è anche il mio trolley che mi accompagna in ogni avventura. Cosa avrà in mente ora? Un'altro bacio, troppo zucchero tutto insieme,rischio il diabete così!!
Lo vedo ed è lì, appoggiato ad una macchina, sembra una macchinetta di quelle che puoi guidare pur non essendo maggiorenne.

《Ciao》scandisco bene ogni singola lettera perché non so come salutarlo, forse il bacio era soltanto stata un'occasione.
Mi prede fra le sue braccia mi stringe e mi bacia.
《Ciao anche a te》 accenna un sorrisino che si fa quando compi qualcosa che ti rende felice e soddisfatto.

《È tua? 》dico indicando la macchina.
《Sì!  Bella è! ! Lei è la mia bimba》
Ah!  La sua bimba ma come gli viene in mente,  mi ha appena baciata e chiama la sua macchina bimba, oddio!! come sono questi maschi, tutti uguali.
Sorrido, ridacchiando .
《Dove vai di bello?》
Mi guarda.
Volevi dire, dove andiamo di bello》
《Noi?》
《Ehm si, se nó con chi? 》
《Puoi sempre andare con la tua bimba》 dico soddisfatta come se avessi centrato il bersaglio con una delle mie freccette. 
《Non dire sciocchezze! Poi lei non bacia bene come te.》La freccetta cade a terra.
Arrossisco, nessuno mi aveva detto che baciavo meglio di una macchina,  è un complimento?
《Va bene? Allora andiamo!!》
《E la scuola? 》preoccupata
《Per una volta non succede nulla》
Accenno un no ma poi penso che se anche lui mancava a scuola non era un problema non ci avrebbero beccato. In fondo lui è bravo, è  il tipico ragazzo bello ma non stupido, forse non vuole far vedere che è un secchione ma in realtà è peggio, è una materia grigia.
Mi apre lo sportello della macchina e salgo, appoggio il trolley lateralmente e con un gesto da film chiude la portiera.
Non posso rinunciare proprio ora.
《Dove andiamo?  》
Gli chiedo un pò titubante, in fondo non lo conosco per niente, sò solo che bacia bene.
《È una sorpresa》
Mi sorride e sorrido di conseguenza come se fosse una catena che non si spezza ma che si fortifica.
Accende il motore e  partiamo.
Nuova destinazione? 
Lo scoprire soltanto vivendo,se i miei polmoni resistono.
Vivo la vita al massimo fin a  quando avrò a disposizione l'ultimo respiro.


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