Capitolo 47. Nuotare in un mare chiamato Vita

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Salvata.
Salvata dalle macerie.
Salvata ma non dal tumore!
Ora si ricomincia.
Nuovo ospedale, nuovi dottori, nuovo tumore, di nuovo il tumore.
Mi sono sempre sentite sola, me stessa ed io, nella vita è raro aver la fortuna di conoscere davvero e per davvero chi ti ama, chi ti accetta, chi ti vuole.
Ho la costante paura di non essere ciò che gli altri vorrebbero però poi mi ripeto sempre che devo essere ciò che io voglio.
Ho la costante paura di nuotare!
Nuotare in un mare che è più grande di me, come la vita.
Bracciata dopo bracciata, respiro dopo respiro.

Il vento mi asciuga le lacrime mi volto e guardo Matteo.
Lui, sempre così dolce e affettuoso, sempre così leale e sincero,  così maledettamente bello ma stronzo.
Lo amo come non ho mai amato nessuno.
Lo amo non perché è diverso ma perché è semplicemente lui.
Si ama e si odia,
si soffre e si ama,
si odia e si sorride,
si cambia e si vive.

Mi sono sempre detta che forse  con lui non servono miracoli per essere felice.
Basta solo essere se stessi.

Mi alzo e mi dirigo verso loro,  i miei due piccoli amori.
Lele è un fagotto fra le braccia di Matteo.

Lo guardo.
Gli Sorrido.

《Ti amo》
《anch'io》

Un bacio che mi ha donato la voglia di andare avanti, di vivere.
Un amore doloroso sarà ma è pur sempre amore.

Lele inizia a piangere.
Ridiamo.
Non c'è amore senza complicità.
Non c'è amore senza lacrime.
Non c'è amore senza dolore.
Non c'è amore senza vita.
Non ci sono io senza te.

Un bacio interrotto da lacrime,  questa è la nostra storia.

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