Capitolo 18. Non servono parole ma gesti

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Vedo delle mani.

sono aggrappate, stringono forte la parte inferiore della finestra, come se fosse l'unica via d'uscita, come se fosse il momento di afferrare qualcosa e andare.

è strano tutto questo, sono qui ferma, immobile.

non riesco a comprendere chi sia realmente, vedo solo mani e posso ritenermi soddisfatta per quante ne ho viste, mani di chirurgo, di dottore, d'infermieri... ma queste sono diverse.

le mani si stringono forti e in un balzo salta su tutta una figura.

è scura, è buia, riesco a vedere solo il contorno.

spero che sia lui.

è lui.

si avvicina, ora no ho più paura, mi sento protetta, mi guarda anche se il buio ci avvolge perfettamente e mi abbraccia, 2 corpi caldi che si toccano,2 cuori che si ascoltano, 2 vite che si incontrano.

《ora è tutto ok! ci sono io》

lo stringo più forte, come se avesse compreso tutto il mio dolore, come non aveva mai fatto nessuno, non mi dice altro, mi stringe ancora più forte, alcune volte basta il silenzio ha darti tutte le risposte, il silenzio ti aiuta a capire, perchè non viene più occupato da parole, parole alla rinfusa ma viene occupato da emozioni.

non riesco a capire nient'altro, quando ami qualcuno non capisci più nulla: gioie e dolori si uniscono e tutto ha un peso differente.

sento il suo battito e il suo respiro. è sempre uno stronzo ma è dolce, alcune volte bisogna smettere di giudicare e di pensare in modo maligno sulle persone, perché poi restano come cicatrici e non andranno più via.

Si allontana per un secondo,

mi guarda

lo guardo

sono occhi diversi, sono occhi veri.

si volta e si dirige verso la finestra.

aveva appoggiato una scatola, non l'avevo notata prima ,la felicità di rivederlo mi aveva travolto come un treno a tutta velocità.

afferra la scatola...

Non dice nulla, neanche una parola.

mi guarda e sorride, lo guardo e sorrido

afferro il regalo

《grazie!》

mi volto e appoggio la scatola sulla scrivania, apro la scatola tutta colorata e trovo un peluche ed un biglietto.

guardo il peluche, che dolce, è un orsacchiotto con amputato il piccolo e morbido braccio.

sono felice ma perplessa.

perché regalarmi un orsacchiotto rotto?

accanto c'è un biglietto.

lo apro:

Lola, mi piacciono i "giocattoli" rotti, perché non amarli?

-Matteo-

Sul mio volto si cospargono lacrime.

ho voglia di stringerlo a me.

mi giro di scatto per farlo, non c'è più.

vedo verso la finestra aperta e trovo la tenda che svolazza.

prendo il regalo,sorrido.

Non servono più le parole ma gesti e con un sorriso sulle labbra il sonno mi avvolge delicatamente.
:)

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