Capitolo 13

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"Mi dispiace Lisa" non ci credo. Sta urlando. Così sveglierà mia mamma e Gordon.
"Stai zitto. Ascoltami. Domani mattina ne riparliamo, notte" chiudo la finestra anche se,sinceramente, mi dispiace troppo averlo lasciato così. Immagino che va via con la testa bassa in quel bosco, ho paura per lui, devo fare qualcosa.

Mi alzo dal letto e vado verso la finestra, lui è ancora giù seduto su una roccia.
"Lucas, sali" forse me ne pentirò, ma non posso lasciarlo lì.
Una volta in camera mia, con lui nel letto, inizia a fare caldo, come se mancasse l'aria. Sono troppo in ansia e spero che faccia presto a spiegarmi perché non resisto un minuto in più.
"Lisa, so che sei arrabbiata, ma lasciami spiegare" ma mi sembra ovvio che deve spiegarmi, altrimenti non lo avrei nemmeno fatto salire.
"A me piaci e anche tanto, ma avevo paura di farti del male, non ho mai avuto una ragazza" sto per ridere. Lui non ha avuto mai una ragazza? È un ragazzo bellissimo, questo non me lo spiego. Ma dopo tutto sta dicendo sempre le stesse cose, pensa che io sia così stupida?
"Non so come comportarmi con te, non so cosa ti piace, non so cosa vorresti dalla vita, non so cosa dire" io rimango zitta. Voglio lasciarlo parlare fino all'ultimo. Anche se non lo conoscevo da tanto, mi ha fatto male non vederlo per tre settimane, era l'unico amico che avevo, anche se gli amici non si baciano.
"Forse non dovevo nemmeno venire qui, no?" Adesso si aspetta una mia risposta, cosa devo dire? 'Sì che dovevi venire piccolo essere'
"Per me è uguale. Sinceramente potevi anche non venire, se queste sono le tue scuse." Mi guarda con aria triste, ma non posso dirgli che mi ha fatto piacere, sarebbe troppo facile per lui.
"Lo sapevo. Dovevo immaginarlo che rispondevi così" ma te guarda questo. Si aspettava un tappeto rosso è un cartellone?
"Lucas come diavolo dovevo rispondere?" Ormai me lo dica lui. "Speravo solo che fossi felice del mio arrivo e delle mie scuse" continua a guardarmi negli occhi.
"Ma quali scuse? Hai solo detto che avevi paura di ferirmi ma non hai chiesto scusa. I-io non-non lo so cazzo" addio Lisa.
"Scusa okey? Non volevo, sono stato un coglione con te e lo so" se ne è reso conto almeno.
"Senti, non ho voglia di litigare adesso" sono stanca e sinceramente questo lo voglio chiarire a mente sveglia.
"Va bene, domani mattina torno. Aspettami" si alza ed esce dalla porta.

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Sono le 9.30 di mattina e vorrei tanto uscire, ma devo aspettare Lucas.
Decido di andare a pulire la mia camera, ci saranno anche gli scheletri dentro ogni trave.
Salgo le scale e sento un rumore, come se qualcuno stesse battendo nel muro. Mi blocco per la paura. Non riesco a muovermi e spero solo che Lucas arrivi presto, altrimenti rimango qua, lo giuro.
Il rumore continua e sempre più forte, come se qualcuno è dentro al muro.
Suona la porta, corro ad aprire e spunta Gordon. Il rumore è improvvisamente cessato.
Aspetto ancora 10 minuti e suona Lucas, ha l'aria stanca e ha un po di polvere nei capelli, e se ha dormito fuori casa?
"Stai bene?" Chiedo un po preoccupata. "Sisi ma ieri sera stavo mettendo apposto la soffitta e mi sono addormentato li, è stato piuttosto doloroso" fa un sorriso e mi limito a farlo anche io.
Andiamo verso la mia camera per riprendere la nostra chiacchierata.
"Insomma, ho pensato molto a quello che mi hai detto ieri, hai ragione" sono confusa, non so cosa intende, ma prima che io chieda qualcosa lui continua. "Sono stato stupido, dovevo continuare a vederti, anche con la paura" voglio chiudere qua e fare pace. Alla fine ha dimostrato che ci tiene.
"Va bene Lucas, ora però andiamo a correre." Sorrido e lui sorride.
Usciamo da casa e iniziamo a correre, è bello farlo in compagnia.
Facciamo mille soste, non credevo fosse così femminucia, ho più resistenza io che lui.

Finalmente a casa.

The house (#WATTYS2017) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora