Capitolo 48

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Dopo questo pranzo movimentato voglio solo fare una bella doccia. Le parole di Andrew mi hanno completamente distrutto, non pensavo che fosse così indifferente verso di me. Mi ha sempre aiutato e adesso sembra solo che ci siamo odiati. Mi passa tutto per la mente: il senso di vomito quando mi ha detto di lui e Lidia, avermi dato della poco di buono, avermi rivelato che non sono niente. Non riesco a stare indifferente, è più forte di me.
"Lisa" bussa Sophie sulla porta del bagno. Sono ancora davanti allo specchio a riflettere, sono successe troppe cose in poco tempo.
"Avanti." Entra e mi guarda con uno sguardo addolcito. Pensare che lei si è subita tutta la litigata mi mette tristezza.
"Non dare peso alle sue parole. Non le pensa veramente, lo sai" in realtà non so più niente. Se ne va Lucas e viene Andrew, se ne vai lui e torna Lucas. Voglio solo capire perché c'è l'ha tanto con me quando, in realtà, ho solo fatto delle domande.
"Non importa"
"Lisa si vede che stai male. E credimi, sta male anche lui. Lo conosco da anni e non l'ho mai visto comportarsi cosi, se lo fa ci tiene" sorride e io annuisco. In realtà non ci credo molto, perché se quel comportamento è tenere ad una persona allora io sto sbagliando.
"Adesso ti fai una bella doccia e poi vieni con me" mi fa l'occhiolino ed esce senza aggiungere nulla. Quanto è misteriosa questa ragazza.
Entro in doccia e aspetto che il getto d'acqua faccia uscire l'acqua calda. Mi lascio trasportare dalla tranquillità, ma non dura molto. Guardo il mio polso e mi rendo conto che è veramente troppo visibile, spero che nessuno lo veda. Quando l'ho fatto sono stata una cretina. Perché fare male a me se sto già male di mio? È ora di tirare fuori il carattere, non la debolezza.
I problemi vanno risolti a testa alta e non procurando ferite permanenti. Sono solo una di quelle tante ragazze che non hanno capito ancora il senso della vita.

Esco dalla doccia e mi vesto velocemente. Decido di indossare dei pantaloncini e una canottiera semplice. Non ho nessuna voglia di andare in giro. Asciugo i capelli e li raccolgo in una specie di cipolla, non sono mai stata brava a farla.
"Tieni" Sophie entra nella mia stanza e mi lancia un vestito sul letto, ed esce. Mi sono spaventata, non lo nego.
Guardo il vestito nero con una scollatura di pizzo. Mi arriva fino sopra il ginocchio e ha la gonna abbastanza ampia. Perfetto direi.
"Ancora qui? Muoviti che ti devo truccare e pettinare" dice Sophie entrando con tre astucci. Io non ho capito ancora niente e lei non sembra collaborare. Mi fa infilare il vestito in tre secondi e mi proibisce di guardarmi.
"Siediti in questa bellissima sedia" noto che ha un vestito simile al mio, ma meno scollato.
"Perché non ti sei messa questo? Io mi sento a disagio."
"Sei tu che devi far colpo, non io. Io ci ho già pensato" sorrido pensando a Trevor.
"Ma perché? Dove mi porti?" Non voglio di certo andare a qualche festa dove c'è alcol, ma Sophie non è tipo di sto genere di feste.
"Ma quante domande fai? Comunque una festa. Mia mamma ci ha invitate, viene anche Andrew. Per questo ti sto facendo così bella. Cioè lo sei già ma così ti farai notare da tutti" sorride e io rido. È possibile che questa ragazza sia così pazza? Capisco che è una festa elegante, ma non doveva esagerare così tanto.
Mi trucca e mi fa dei leggeri boccoli con la piastra, sono agitata al pensiero di vedermi.
"Aspetta che mi trucchi anche io e mi liscio i capelli. Non. Ti. Muovere." Scandisce bene le parole e io alzo le mani.

È molto bella, ha i capelli perfettamente lisci e un trucco leggero ma veramente bello.
"Pronta?" Dice mentre mi porta davanti al grande specchio della sua camera. Sono girata e non riesco a vedermi finché non mi fa girare. Rimango a bocca aperta. Mi sento bellissima e nuova, non mi sono mai vista così.
"Deduco che ti piaccia" sorride soddisfatta. Non riesco ancora a parlare, mi sto emozionando nel vedermi, non era mai successo.
"Andrew è già la. Andiamo" mi porge la mano e gliela prendo. "Manca un particolare, almeno che non vuoi camminare scalza, ovviamente" sorride e so già cosa vuole fare. "Tacchi" tira fuori un paio di tacchi neri, con abbastanza tacco. Non ci so andare e non voglio fare figuracce. "Tacchi? Trampoli volevi dire" ride e me li porge. Anche lei li ha uguale e non capisco perché abbia due paia uguali, ma è di Sophie che stiamo parlando.
Mi alzo con questi tacchi mega e cammino. Non è poi così difficile. "Vedi? Puoi fare la modella" ride e mi unisco. C'è la probabilità che non cada durante la festa, ma nulla è detto.

Scendiamo le scale e vedo che anche lei ha qualche difficoltà, non posso non guardarla e sentirla imprecare. È troppo bello.
Scendiamo e un taxi ci aspetta davanti casa, non avevo pensato a come ci saremo arrivate. Il tassista ci sorride e ci apre la portiera, è davvero gentile.
"Allora Sophie? Tua mamma ti ha contagiato con le feste?" Adesso capisco che si conoscono, ma non mi ha detto niente.
"Non ci riuscirà. Ma oggi dovevo" mi sorride e io ricambio.
"Il signorino scontroso?" Capisco immediatamente che parla di Andrew e scoppio a ridere e così fa anche Sophie.
"Devi sapere che Andrew a soli dieci anni, ha tirato un calcio dove il sole non batte a Jerald" indica il signore davanti a noi. Jerald inizia a ridere e mi contagia.
"Ma sai la motivazione?" Jerald inizia a ridere ancora di più e Sophie non riesce più a trattenersi.
"Perché aveva visto un film dove il tassista uccideva le persone. Lui credeva che fosse uguale al film e gli ha tirato un bel calcio. Dicendogli: 'se provi ad ucciderci ti prenderò per i piedi da morto'" dice imitando la voce profonda di Andrew. Scoppio a ridere. Un piccolo Andrew già arrabbiato con il mondo.

Siamo da venti minuti seduti in questo taxi raccontandoci i bei anni che abbiamo passato. È stato bello a vere la compagnia di Jerald, è un tipo molto simpatico. È stato gentile, ci ha fatto un mucchio di complimenti. Sophie mi ha spiegato che da quel giorno del calcio, lui e i suoi genitori sono diventati amici.
"Pronta?" Dice Sophie.
"Pronta" dico in tono deciso. Voglio fare la mia entrata e guardare in faccia Andrew, voglio solo che capisca che non mi ha fatto male, che sono più forte di quello che immagina.

The house (#WATTYS2017) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora