Capitolo 58

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Sono qui, in attesa di risposte. Nessuno mi ha ancora detto niente, la mamma di Lisa è uscita dall'ospedale prima, per poter avere maggiori informazioni. 

"Devi mangiare qualcosa, altrimenti sverrai." Dice sua mamma con un filo di voce. Per le prime tre ore non ha fatto altro che piangere e urlare, ma come biasimarla. "Non si preoccupi, non ho fame." Sophie alza gli occhi al cielo e mi rivolge un'occhiataccia. "Dovresti mangiare, almeno falla felice." Mi sussurra all'orecchio. 

Sophie non è stata un momento ferma, ogni secondo chiedeva ad un agente se avevano notizie, questo poveretto ha chiesto il cambio ad un suo collega. "Sei fermo nella stessa posizione da almeno cinque ore, vuoi muovere quel culo?" Mi giro leggermente spaventato, i suoi occhi sono rossi dalla rabbia, ha urlato così forte che gli agenti sono entrati dentro casa. 

"Si, mi farebbe piacere mangiare un boccone." Dico a Samanta. Lei sorride divertita, per quello che può essere, dirigendosi in cucina. "Bravo fratellone, così ti voglio." Sorride e torna a fare domande agli agenti. Quella ragazza fa veramente paura quando si incazza, non ne parliamo se si aggiungono la preoccupazione, l'agitazione e l'ansia. 

LISA POV

Sento mancarmi l'aria, questa fabbrica è enorme, ma pian piano sento tutte le emozioni che si impossessano di me. Da quando Lucas se ne è andato non è volata una mosca, non è più tornato e io sono ferma, non potendo nemmeno muovere un dito. 

Sento il rumore di un treno, quindi dovrei essere vicina ad un ferrovia, ma questo posto non lo conosco, non l'ho mai visto prima d'ora. Il rumore è appena sopportabile, mi ha tappato completamente le orecchie. Mi continuo a guardare in giro, cerco di andare più avanti con la sedia, in modo di vedere se altre porte sono presenti, ma niente. 

Alzo gli occhi al cielo sbuffando, non posso stare qui ferma a fare niente, voglio vedere quello stronzo di Andrew e quella ficcanaso di Sophie, chissà dove sono ora. 

"Piccola!" Sento la voce di Lucas da fuori la porta e cerco di rimettermi nella posizione di prima, in modo che non sospetti che stavo cercando una via d'uscita. "Ti ho portato la cena." Dice entrando con un sorriso. Continua a fare il bravo fidanzatino, questo gioca a mio favore. 

"Avevi ragione. Questo posto mi ha fatto riflettere, non ti dovevo lasciare per Andrew." I suoi occhi si illuminano, qualcosa mi ricorda com'era con me, sempre gentile e premuroso. "Sai, se te ne accorgevi prima, ora non saremo qui." Si avvicina lentamente a me e mi da un bacio a stampo. Mi fa venire il voltastomaco, non sono come le labbra del ragazzo che amo, il ragazzo che mi ha fatto provare così tante cose in così poco tempo, il ragazzo che credevo fosse uno stronzo, ma alla fine si è rivelato il mio stronzo.

"Ti amo Lisa, solo che ora non posso tornare indietro." Mormora sotto voce abbassando lo sguardo, mentre io annuisco. Sospira e sorride. "Tieni, lo ha fatto mia mamma. Ne ha fatto un po' di più." Dice porgendomi una busta con all'interno un contenitore. Lo apro e trovo della minestra, una fottuta minestra. 

Mi guarda e io gli sorrido, un pranzo salutare mi fa proprio bene, stronzo. Inizio a mangiarlo, devo dire che è buono, ma non ho molta fame. "Per quanto devo stare qui?"Dico con il tono più calmo che posso avere in questa situazione. "Non hai ancora capito? Non uscirai più da qui." Fa un ghigno. "Vedremo" Sussurro. Si alza dalla sedia e i prende per il collo. "Vedremo come ti torturerò, mi scongiurerai di morire tu stessa.

ANDREW POV

"Ma è possibile che nessuno sa niente in questa cazzo di casa?" Sono al limite della pazienza, sembrano tutti dei nullafacenti, mentre mi obbligano a stare qui a seguire i loro movimenti da rincoglioniti. "Signore di calmi, stiamo facendo nel nostro meglio."

"State facendo il meglio stando qui? Dovreste essere tutti in giro a cercarla!" Mi alzo in piedi, ma Sophie si mette in mezzo. "Andrew, adesso ti calmi o ti vai a sciacquarti il viso." Dice Sophie. Più irritato che mai, decido di scegliere la seconda opzione. Salgo le scale, sbattendo i piedi ad ogni scalino. Perchè mi dicono di stare calmo, quando la mia ragazza è in pericolo con due pezzi di merda. 

Entro in bagno e mi lavo la faccia con l'acqua fresca, non cambia un cazzo. Mi guardo allo specchio, ma l'occhio cade dietro di me. Una finestra. Mi affaccio e non vedo nessun' agente, salto dalla finestra, finendo nel retro del giardino, di certo non starò qui con le mani in mano. 

Resto attaccato al muro, trascinandomi verso il cancelletto in modo che nessuno mi veda, gli agenti sono tutti nella parte anteriore della casa, non ci dovrebbero essere problemi. "Dove vai?" Davanti a me trovo Samanta, sicuramente nemmeno lei c'e la faceva a stare chiusa in questa casa. "Vai e spaccagli il culo. Riportala qui." Sorride e io l'abbraccio, non so che mi prende, ma devo darle forza. 

Corro ed esco velocemente dal giardino, non ho idea di dove andare, ma voglio vedere se è tornato a casa. Inizio a correre più velocemente che posso, più di quanto le mie gambe riescano. "Fermo!" Un uomo sulla cinquantina mi si piazza davanti. "Levati dal cazzo!" Sbotto togliendolo. "Ti posso aiutare." Lui sa? Mi giro verso di lui e continua a  piazzarsi davanti a me. Ma chi è questo?

"Sono un agente segreto, non lavoro con la polizia." Ha qualcosa di familiare, come se lo avessi già visto da qualche parte. "Come puoi aiutarmi?" Dico passandomi una mano nei capelli. 

"Vieni con me, dobbiamo andare a casa di Lisa, dobbiamo vedere se hanno lasciato tracce o capire dove vogliono arrivare". Annuisco e lo seguo, non so se fidarmi, ma non posso farne a meno. In poco tempo arriviamo a casa sua, nel tavolo c'era una pianta di tutta la città. "Questi sono i possibili posti in cui potrebbe averla portata." Dice indicando i cerchi rossi tracciati sopra. "E secondo te come facciamo a trovarla in tempo?" Sospira e guarda davanti a sè. 

Mi sto innervosendo, se mi sta facendo solo perdere tempo lo butterò dentro un cassonetto. "Dobbiamo cercare, non possiamo fare altro." Tiro un pugno al muro, causandomi un dolore fortissimo, ma nulla in confronto a quello che provo da ore. "No cazzo! Non puoi capire come mi sento. Sono ore che sono chiuso a fare niente, mentre la persona che più amo al mondo è in qualche posto! Pagherei per essere io al suo posto, sapere che è al sicuro. Ma è colpa mia, se non sarei andato a casa di quel pezzo di merda, lei non sarebbe andata li! Sarei riuscito a proteggerla, sarei riuscito a farla stare bene. Invece devo stare qui, con uno sconosciuto a non fare niente!" Ormai le lacrime mi rigano il volto, non piango quasi mai, ma per lei piangerei sempre. Non posso non vivere senza lei, mi sono innamorato e non ne esco più. 

Guardo le foto dove Lisa era una bambina bellissima e spensierata, felice e tranquilla. Dove lei, sua mamma e suo padre sorridevano. Aspetta. Guardo meglio la foto avvicinandomi, ma che diavolo. 

"Io lo capisco. Anche io ho dovuto lasciare le due persone che amo di più al mondo, solo per proteggerle. Ho dovuto morire per qualche minuto, prima che mi dessero la cura. In tutti questi anni sono sempre stato la loro ombra. L'ombra di Samanta e di Lisa, vederla crescere da così lontano è stato orrendo. Gordon lavora per qualcosa di molto più grande, prende ragazzi di ogni età per uccidere, per rubare per scambio di merci, o semplicemente per questioni private. Quando ho saputo cosa era successo, volevo venire alla luce, ma le avrebbero uccise. Poi sei arrivato tu, l'hai fatta felice, Samanta va pazzo di te e io sono d'accordo con lei. Ami mia figlia e si vede, ma ora devi aiutarmi. Anche io sto perdendo la mia bambina." A quelle parole rimango impietrito, ho davanti a me il papà di Lisa, con le lacrime agli occhi. Non so cosa dire, non so cosa fare. Sembra un film. 


The house (#WATTYS2017) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora