Capitolo 27

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Andrew sposta il mobile davanti a me e mi fa entrare, è completamente buio e decidiamo di accendere la torcia nei telefonini.
Davanti a me c'è lui e io lo seguo, ho paura di questo posto, siamo dentro ad un muro e quasi non si riesce a respirare.

"Stammi sempre dietro, urla se c'è qualcosa" dice puntandomi la torcia addosso e io annuisco.
Qualche passo più in là lancio un urlo.
"Cosa c'è?" Si gira verso me preoccupato e guardandosi intorno.
"Un topo, un ratto schifoso." Odio i ratti, sono sempre stati la mia fobia.
"Tu hai urlato per uno stupido topo?" Ride Andrew, come se fosse una cosa da poco, forse non ha capito che non sono un super maschio che non ha paura di niente come lui.

"Toglilo da lì o giuro che non passo" avvicina la torcia al topo e lui scappa via, ho la certezza che siano ovunque, ne troverò un'altro.

Continuiamo a camminare, davanti a noi c'è un bigliettino con degli orari e dei numeri.
"Riesci a capire?" Mi chiede Andrew, ma in un momento ricordo i battiti nel muro.
"Si, sono gli orari che ho sentito i colpi al muro, e quelle probabilmente quante volte doveva farli" rimango lì a fissarli, perché mai Lucas doveva spaventarmi?

"Che rumori?" Lui non sa niente, non gli ho mai raccontato nulla di quello che succedeva.
"Sentivo dei rumori, forse è stato Gordon per spaventarmi" per un momento ricordo l'immagine di Lucas pieno di polvere, qua dentro né è pieno.
"Andrew, Lucas era qua, lui ha cercato di spaventarmi" dico preoccupata. Rimane impassibile, stringe le nocche da farle diventare bianche.

"Se lo vedo, non farà una bella fine" so di cerco che non mente, un Andrew arrabbiato nessuno lo vorrebbe vedere.

"Usciamo di qui" dico io, lui annuisce e mi segue.
Una volta usciti ci dirigiamo verso la cucina, dobbiamo dire a Karen quello che abbiamo visto.

"Vado a dare un'occhiata" dice Karen appena gli abbiamo raccontato quello che abbiamo visto.
Andrew sembra pensieroso, non capisco quale emozione ha in questo momento, è davvero bravo a tenerlo nascosto.

"Faccio una chiamata" si alza ed esce dalla stanza. Sono proprio curiosa di sapere chi deve chiamare con tanta fretta.
Lo seguo senza farmi vedere, ma ricordo che i telefoni non prendono.
"Pronto Lidia" non so se essere più sorpresa che il telefono funzioni oppure che lui sta parlando con Lidia.

"Volevo dirti che per domani sera va bene. Si. Anche io. Ciao piccola" rimango a bocca aperta ad ascoltare le ultime parole, credevo che fossero solo amici, almeno da parte sua.
Corro velocemente in cucina prima che lui possa vedermi, dopo qualche secondo entra anche lui.

"Dovevo chiamare mio cugino, scusami"
"Oh tranquillo" sorrido falsamente ma sembra che lui se ne sia accorto. "Che hai?"
"No è che sono veramente stanca, che ne dici se domani sera andiamo in un bel ristorante?" Voglio vedere cosa dice.
"Certo, andiamo da Didi?" Non capisco dove voglia arrivare, ha detto a Lidia che andava bene per domani sera e invece esce con me?

"Si ovvio" annuisce e continuiamo a chiacchierare del più e del meno finché Karen non rientra nella stanza.

"Ragazzi, ho trovato delle scarpe da donna, sono per caso tue?" Tira su un paio di scarpe da ginnastica nere.
"Non sono mie e nemmeno di mia mamma"
"Allora le porto in centrale, mi fate un favore? Potete stare a casa finché io non torno? Ci impiego dieci minuti." Annuisco, tanto ormai si è fatto tardi e dobbiamo preparare la cena.

"Forse meno di dieci minuti, la magia della macchina della polizia." Sorride e noi ridiamo.
Per essere un uomo adulto ha le sue carte, è molto simpatico e gentile, sembra un quindicenne.

Salutiamo Karen e ci guardiamo, ha già capito cosa intendo.
"Va bene, cucino io ad una condizione" adesso mi dirà di andare sulla luna e tornare con un alieno sulle mie spalle.
"Mi dai un bacio?" Rimango a bocca aperta, non ha mai chiesto nulla del genere, mi ha baciato poche volte e solo in certe situazioni.
"Il bacio te lo devi meritare caro mio" metto le braccio incrociate sotto il seno e mi giro dall'altra parte, sento che mi prende per le gambe e mi capovolge.
"Mettimi giu, mi fai salire il sangue al cervello"
"Magari ti entra qualcosa in testa" mi diverto, ma voglio fare l'offesa così almeno mi metterà giù, forse.

"Dai non fare l'offesa, vuol dire che non vuoi darmi un bacio?" Annuisco e ora l'offeso è lui e mi mette a terra.

"Sai cucinare non è così male" faccio un passo in avanti ma lui mi prende e mi fa girare in modo che i nostri corpi siamo talmente vicini che i respiri si scontrano.
"Non vuoi baciarmi?"faccio segno di no con la testa, mi prende la faccia e mi dà un bacio sulle labbra, sento farfalle, brividi, ansia.
"Cazzo" dice lui fermando tutto.
Si guarda in basso e non capendo lo faccio anche io, ha un rigonfiamento, mi sento veramente in imbarazzo.

"Oddio scusami" so che sono più rossa della tovaglia di natale.
"No tranquilla, io vado un attimo in bagno" annuisco e ancora rossa in viso mi scappa una risata.
Io ho fatto eccitate Andrew Dallas, con un semplice bacio.

Decido di accendere il forno, a quanto pare devo cucinare io.
Apro il freezer e trovo le pizze congelate, sono giuste tre sperando che Karen si sbrighi.

Questi giorni sono passati abbastanza in fretta, con Andrew al mio fianco e niente più problemi.
Lucas ormai è il passato, ci sono stati sentimenti non lo nego, ma non così forti.

Mi arriva un messaggio di un numero sconosciuto.

'In meno di cinque minuti sono a casa"

Sicuramente è Karen con il telefono privato di lavoro, alzo il forno così cuoceranno più velocemente.
Dentro casa fa caldo e decido di andare ad accendere il ventilatore e il condizionatore, almeno farà più fresco. Accendi il ventolino e vado in cantina per accendere il condizionatore, in poco tempo riesco e salgo le scale.

Il campanello suona, Karen ha fatto presto, sicuramente la sua macchina l'ha aiutato, in meno di cinque minuti è proprio qua.

Andrew ci mette un'eternità, ma non so quanto deve stare al bagno.
Apro la porta e mi ritrovo un uomo, mi guarda con gli stessi occhi di ira, è l'uomo che ha fatto male a mia madre, ma di una cosa sono certa; ricorderò come mi sta guardando.

The house (#WATTYS2017) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora