Ok, facciamo il punto della situazione, Nash Keller è proprio un prepotente bastardo. Ha un odore buonissimo e cammina in maniera nervosa guardandosi intorno con sospetto. Al che sbotto, specialmente l'ennesima volta in cui finisco a camminare esternamente a lui perché mi distraggo a guardare qualche bancarella ambulante, o la vetrina di un negozio e prontamente, Nash, mi rispinge all'interno, facendomi scudo col suo corpo.
<<Soffri di una specie di deformazione professionale o cosa?>>
Nash sbuffa e visto che per un moto di protesta, di nuovo, mi sono portata sul marciapiede in direzione della strada, mi prende per le spalle e mi ributta all'interno.
<<A ognuno il suo lavoro, Cox.>>
<<Benissimo, se la metti così sappi che ti ho appena diagnostico un disturbo post traumatico da stress.>>
<<Uh, suona terribile Earn.>>
Mi strizza l'occhio e continua a proteggermi da non riesco a capire bene cosa.
<<Di che si tratta?>> Mi domanda quando per lui mi trovo abbastanza al sicuro.
<<Di un disagio invalidante, paura di perdere il controllo, anaffettività per qualcosa che hai vissuto in passato e paura degli altri, in questo caso degli automobilisti, non ti fidi di loro.>>
Un clacson mi fa sobbalzare, Nash mi guarda improvvisamente serio, si ferma e mi prende per un braccio.
<<Non ti fidi di nessuno.>>
<<E vorresti dirmi che non ho ragione?>>
Mi tocca in continuazione come se fosse una cosa normale ma per me non lo è affatto, ci conosciamo solo da un paio di giorni. E mi vergogno di ammettere che sto usando la mia professione contro di lui, so che è colpa mia, si, sono io che non mi fido più di nessuno, sicuramente non mi fido di lui.
Seguo con lo sguardo la sua mano che mi artiglia, ha delle belle mani Nash, è un uomo davvero attraente. E mi stupisce quanto i suoi occhi neri mi sembrino familiari. Eppure è la prima volta che ne vedo di così scuri. Non si riesce a distinguere la pupilla dall'iride, immagino accadrebbe lo stesso se si tentasse di separare l'anima di Nash Keller dal suo corpo. Ho la sensazione che non se ne verrebbe a capo, perché, ci scommetto tutto quello che ho, il suo corpo scattante e nervoso riflette perfettamente la sua interiorità incasinata.
<<Che ti avevo detto, Cox? Non tentare di definirmi. Non posso, né voglio essere ridotto a un caso clinico, d'accordo? E non fare la fatica di tentare di farmi del bene, gli uomini che posso essere salvati si salvano da soli, gli altri usano questa scusa per far accorrere qualche martire votata al sacrificio e ne approfittano spudoratamente.>>
<<Vedi?>>
<<Cosa?>>
Avvicina il suo viso al mio.
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Once Upon Three Times
General FictionQuando Nash Keller incontra Earnestine Cox per la prima volta non si rende conto che è perfetta. Quando ha l'opportunità di incrociare di nuovo la sua strada, però, fare finta di niente è impossibile: i suoi occhi verdi sono solo leggermente più chi...