23 - Earnestine Cox - Stop and Stare

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Queste sono state le tre settimane più lunghe della mia vita, la vicinanza di Keller mi ha logorata, ha smesso di scrivermi la buonanotte e io ho smesso di aspettarmela, qualcosa è cambiato tra noi, si è spezzato dopo il rifiuto di farlo salire nel mio appartamento. Lo sorprendo spesso a guardarmi di nascosto ma ora nei suoi occhi leggo solo derisione. Pensa che fallirò, si è pentito della sua proposta di farmi fare da esca. Ho in mano il mio caffè zuccherato, giro all'infinito il bastoncino mentre le parole del desolato Doug continuano a vorticarmi nel cervello.

Si è lasciato sfuggire che Keller stamattina è andato dal capo per dirgli che secondo lui dovremo lasciar perdere, che non sono adatta al ruolo.

Doug si gratta la testa, ha gli occhi blu più rassicuranti che io abbia mai visto ma stavolta non bastano a farmi passare il cattivo umore.

<<Magari ho capito male.>>

Lo fisso con sicurezza, odio ammetterlo ma le ultime lezioni su di me hanno avuto uno strano successo, nelle ultime settimane sono cambiata, è come se mi avessero aiutata ad uscire dal mio bozzolo.

Il corso di autostima non ha mai avuto lo stesso ascendente su di me, forse perché so che adesso dal mio atteggiamento dipende la mia sopravvivenza. Eppure mentre in passato mi sarei sentita in qualche modo colpita dall'atteggiamento ingiusto di Nash, e sicuramente avrei pensato che avesse ragione, stavolta mi sento indignata.

Ho fatto del mio meglio per assomigliare alla donna che vuole, e mentre giorno dopo giorno, tutti i miei insegnanti si sono complimentati con me per i miei progressi, Keller non ha fatto che diventare sempre più irascibile. Oggi a quanto pare ha raggiunto il limite.

<<Il capo che ha risposto?>>

Non mi decido a bere il caffè, Doug osserva il bicchierino di plastica che stringo con troppa forza.

<<Sappiamo tutti che Keller è troppo coinvolto per essere obiettivo, anche se è il braccio destro del capo e con lui ha sempre avuto un canale preferenziale, stavolta non c'è stato niente da fare.>>

Schiocco le labbra infastidita, <<cosa diavolo crede che siamo? Dei burattini? Non è stata sua l'idea?>>

Doug annuisce, <<è prodigioso, Cox...>> Mi dice poi Doug inclinando la testa e stringendo gli occhi.

<<Cosa?>>

<<Questo tuo cambiamento... insomma... ora sembri, ecco, non lo so, così sicura di te, così...>>

Gli faccio l'occhiolino, lui arrossisce fino alla punta delle orecchie. Mi rendo conto anche io che Doug ha ragione, qualcosa si è smosso, c'è una differenza sostanziale tra la me che si è nascosta in uno sgabuzzino per non affrontare Isaac Brighton e questa nuova me, addestrata a non farsi mettere i piedi in testa da Scaliota.

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