4 anni prima
Non era certo così che me lo ero immaginato. Mentre passo alla centrale mi ripeto per l'ennesima volta che devo darci un taglio con questo giro perverso. Mi passo una mano tra i capelli come faccio da giorni, Odine sta sistemando i fogli di alcune denunce nelle cartelle.
<<Keller ma quant'è che non ti radi?>>
Mi tocco la guancia per avere la riprova che sì, ha ragione Odine, devo sembrare piuttosto trascurato ai suoi occhi.
<<Stiamo lavorando a un caso e... >> Mento. Mentire mi viene sempre più facile ormai. Ho capito che le bugie e la verità hanno lo stesso identico peso.
<<Dovresti riposarti persino tu, Keller. Il tuo caffè è là sopra, doppia panna e cannella, giusto? Continui a cambiare gusti solo per farmi diventare matta?>>
Sorrido a Odine, non rispondo mentre bevo il caffè e osservo i nuvoloni all'orizzonte.
No, Odine, è che non voglio più affezionarmi a niente. Non voglio più che niente mi piaccia abbastanza.
<<Come sta Miriam?>> Mi domanda poi Odine mettendosi accanto a me e osservando Philadelphia sotto l'aria plumbea. Il suo taglio di capelli non le rende giustizia, è ancora giovane, noto la pelle liscia dei polpacci, liberi da quella stoffa con una terribile fantasia a quadri. Osservo le sue ciglia lunghe ora che mi è accanto. Sono arrivato al punto che me la farei solo per capire se c'è un limite al marcio in cui posso sguazzare. Alla fine tradirei anche Steve come faccio con tutti? E mi domando se è davvero un bene che Steve la tenga all'oscuro di tutto, se lo faccia davvero per tutelare la famiglia o soltanto per puro egoismo.
Miriam. Mia moglie, sexy, brillante, salvata dallo spauracchio della droga e infinitamente insipida quando finalmente l'ho sottratta ai suoi demoni. Passo ancora la mano sulla guancia sperando che la barba mi faccia male contro il dorso della mano, ma non succede.
<<Sta bene, ti saluta.>> Odine si illumina in mezzo al grigiore di quella giornata fosca.
<<Steve è stato felice quando siamo riusciti a vederci tutti insieme, certo i bambini sono stati un po' iperattivi ma...>>
<<Anche noi siamo stati bene.>> Taglio corto con un tono monocorde sperando che Odine non indovini il mio disagio, ma non accade niente del genere, in fondo non è in grado di intuire nemmeno quello che passa nel cervello del marito.
<<Dobbiamo rifarlo uno di questi giorni...>> Butta là.
Uno di questi giorni non so dove sarò Odine, abito in una dannata stanzetta a Fulton Street da una settimana, non ho nemmeno messo le lenzuola, vivo come un ratto, il gabinetto ancora non ha lo specchio, per questo non mi sono rasato, sopravvivo mangiando hot dog e mi masturbo come un disperato. Ripenso alle menate della placida Miriam sui soldi che sparivano dal conto, alle recriminazioni sessuali perché si era messa in testa che era colpa sua se non arrivavo mai all'orgasmo, ai pianti che ho osservato da lontano, con distacco, mentre ripiombava nel giro della droga, alle urla che mi trapanavano il cervello e che non vedevo l'ora finissero.
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Once Upon Three Times
General FictionQuando Nash Keller incontra Earnestine Cox per la prima volta non si rende conto che è perfetta. Quando ha l'opportunità di incrociare di nuovo la sua strada, però, fare finta di niente è impossibile: i suoi occhi verdi sono solo leggermente più chi...