Non mi guardo le spalle, non lo faccio da troppo tempo ormai, quindi non controllo che Cox sia dietro di me. Voglio evitare di assistere all'effetto della devastazione interiore che sento e che puntuale e sadica mi mostra ad ogni passo le conseguenze delle mie azioni.
Il buon Doug è a terra che si tiene il viso, Cox e i suoi occhi verdissimi sono su di lui, materna, dolce, dispiaciuta perché la situazione mi sta sfuggendo dalle mani e lei non può farci niente tranne che scomparire. I vestiti stamattina le stanno già più larghi di ieri, dovrei essere cieco o stupido per ignorare che esistono altri tipi di autodistruzione oltre quelli che ho sempre prediletto io.
Doug vuole farmi fuori, ha parlato col capo, mi ha tradito persino lui alla fine, e io me ne intendo di tradimenti. Ma non posso lasciarglielo fare, non dopo la telefonata di Steve.
No, non voglio essere di nuovo messo da parte come una cosa di poco conto, come è successo nella mia vita da che ne ho memoria.
Oggi ce l'ho persino con Rob, anche il mio fratellino in fondo mi ha lasciato qui, mi ha abbandonato.
Pensavo di essere diventato bravo a nascondermi, di non aver lasciato nessun punto scoperto al nemico. Mi sbagliavo, mi sbagliavo su tutto.
Ho creduto di essere innamorato di Cox, l'ho creduto per il tempo di una risata.
Il che farebbe ridere persino me se non fosse che invece vorrei urlare.
Essere solo al mondo mi dava un vantaggio innegabile, quello di non avere niente da perdere. Lo sanno tutti che un uomo finito è un uomo di cui aver paura, che è pericoloso perché non ci sono limiti in grado di tenerlo buono.
E tutti all'istituto sapevano che se ero uno dei pochi che rigava dritto, che non si metteva nei guai era solo per Rob e poi per Nat, almeno per il breve tempo in cui le nostre vite si sono intrecciate.
Fa troppo freddo a Philadelphia oggi per diventare melodrammatico e guardare il cielo grigio e basso alla ricerca di una risposta. Così non lo faccio e mentre attraverso l'atrio sperando che Odine sia già arrivata evito di guardare lassù, dove forse un gruppo di rondini coraggioso e un po' sciocco si rincorre nonostante la stagione avversa solo per darmi una risposta, e evito anche di guardare in basso, sul terreno fangoso e pieno di pozzanghere su cui Cox sta soccorrendo Doug.
Cox mi ha detto che vuole conoscere il suo nemico, che non ce la fa ad aggiungermi alla lista dei suoi dolori.
E in fondo ha ragione, la stessa cosa vale per me.
Anche io ho bisogno di conoscere i miei nemici, stavolta più che mai visto che ho la perversa abitudine di scambiarli per amici.
Così non ce l'ho una risposta alle mie domande quando trafelato e con una faccia che deve sembrarle da matto fermo Odine prima che entri nell'ufficio del capo.
STAI LEGGENDO
Once Upon Three Times
Ficción GeneralQuando Nash Keller incontra Earnestine Cox per la prima volta non si rende conto che è perfetta. Quando ha l'opportunità di incrociare di nuovo la sua strada, però, fare finta di niente è impossibile: i suoi occhi verdi sono solo leggermente più chi...