15 - Earnestine Cox - Poltergeist

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Mi piace Doug, è una brava persona, l'ho capito subito dopo essermi seduta, è stato per via del suo nervosismo, del modo in cui evitava di incrociare i miei occhi preferendo fissare il grosso telo bianco destinato alle videoproiezioni

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Mi piace Doug, è una brava persona, l'ho capito subito dopo essermi seduta, è stato per via del suo nervosismo, del modo in cui evitava di incrociare i miei occhi preferendo fissare il grosso telo bianco destinato alle videoproiezioni. Mi ha parlato, senza riuscire a nascondere un franco imbarazzo, di quello che avrei potuto fare per questa città, per il bene di tutti, come ha precisato alla fine, un po' insicuro. L'altro uomo, invece, non mi piace. Non mi fido di lui. Doug lo ha chiamato più volte "capo", quindi è ovvio quale sia il suo ruolo. Non si è presentato, non è stato amichevole, è rimasto accanto a Doug come un'ombra minacciosa per tutta la parte iniziale dell'incontro, poi è uscito, forse per tranquillizzare Keller, dargli il cinque e rassicurarlo sul fatto che sembro abbastanza fuori di testa da accettare.

Keller non voleva lasciarmi sulla porta, mi ha pregata di farlo assistere, voleva andare fino in fondo. Non ho mai sentito di cose del genere, non ho mai saputo che persone normali, come me, potessero essere messe in mezzo a questioni tanto scottanti. Sarò una specie di infiltrata, è così che di dice, no? Non ho fatto molte domande a Doug, non tutte quelle che avevo in mente. E pensare che la mia vita finora è stata così tranquilla, quasi noiosa nella sua prevedibilità. E ora che accadrà? Pensavo che il mio problema più grande fosse che gli uomini mi tradivano preferendo sempre un'altra donna a me. Mi sbagliavo, ora il mio problema più grande sarà rimanere in vita. Suona davvero macabro.
Quando ho chiesto a Doug quali erano i rischi che correvo, lui finalmente mi ha scrutata col suo sguardo bonario, i tratti del viso morbidi, non spigolosi come quelli di Keller. Impossibile non notare come un sincero dispiacere tradisse il suo tono informale.

<<Visto che si tratta di criminalità ad altissimi livelli, i rischi sono, anche quelli, molto alti. Ma contiamo sul fatto che tu non corra alcun reale pericolo grazie alla straordinaria somiglianza con l'ex fidanzata di Julius Scaliota.>>

Annuisco poco convinta. In realtà non c'è quasi nulla che mi spingerebbe ad accettare, certo, a parte il compenso da capogiro di cui mi ha parlato il "capo" prima di lasciarci soli un attimo, un compenso che calcola, come ci ha tenuto a precisare, anche i rischi potenziali.

Questo mi consentirebbe di restituire a mio padre la cifra che mi ha prestato per il college e che, come ripete lui quelle due volte l'anno che ci sentiamo al telefono, "sarebbe proprio il caso io gli rendessi adesso che ho un lavoro".

Hanno tirato giù le veneziane, nella stanza c'è quasi il buio più totale, solo un po' di sole entra.

Siamo solo io e Doug per ora e lui sembra piombare all'improvviso in un silenzio imbarazzato. Mi guardo intorno, l'aula piena di banchi vuoti, il grafico alla lavagna che devono aver usato per risolvere un caso. Che ci faccio qui?

Proprio in quel momento, come se avesse avuto l'intuizione dell'impasse in cui siamo precipitati, Harper rientra. Seguo il suo ingresso e prima che richiuda la porta intravedo Keller là fuori. Ho fatto bene ad estrometterlo per un mio capriccio?

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