Quando Zhen torna a prendermi, il suo malumore per il mio rifiuto sembra essere scomparso. Bussa alla porta, un tocco leggero.
Sulle sue labbra si affaccia un sorriso appena abbozzato, gli occhi a mandorla si socchiudono, soppesandomi. Resto ad osservarlo affascinata. Fa un cenno verso di me con la testa.
<<Mi sono permesso di scegliere qualcosa di adatto, spero che la cosa non ti abbia offesa.>>
Le sue parole mi spingono di nuovo a guardare il bel vestito nero che ho trovato in una scatola proprio sopra una delle due poltrone presenti nella stanza. La gonna è ampia, di chiffon, l'elaborato corpetto è pieno di piccoli strass, ci ho messo quasi un'ora ad indossarlo da sola.
<<Offesa? Come potrei esserlo? È solo che non so come ringraziarti.>>
<<Non preoccuparti di questo.>>
Spesso Keller alza la voce per esprimersi ma Zhen non ne ha bisogno, parla costantemente con un tono neutro, senza inflessioni, tranne che per quella piccola indecisione tutta orientale che ogni tanto si intromette a guastargli l'eloquio.
<<Hai anche indovinato la mia taglia.>> Lo dico solo per riempire questo silenzio.
<<No,>> Zhen fa per sfiorarmi di nuovo il viso, poi ci ripensa come se un pensiero fastidioso si fosse affacciato d'un tratto alla sua mente, mi accarezza invece leggermente il braccio e mi fa strada, <<non è la misura esatta, è la taglia che avevi prima che Keller incrociasse la tua strada. Ho preferito tuttavia lasciarlo com'è, sono fiducioso che presto lo riempirai bene, quando ti lascerai tutto alle spalle le cose torneranno al punto di partenza, guarirai e lo dimenticherai.>>
I nostri passi risuonano nell'androne in cui ci stiamo addentrando, mattoncini scuri, drappi dappertutto in un luogo in cui so che niente è stato lasciato al caso. Questa villa è come un museo, un'idea di Zhen realizzata su misura, una casa delle bambole ad altezza naturale e noi siamo i suoi pupazzetti. Le sue parole significano che si aspetta che tutto andrà secondo i piani prestabiliti, che non esistono altre possibilità se non dimenticare Nash Keller e affidarmi completamente a lui, a Zhen. Non so come si aspetta che reagirò esattamente, non capisco bene quale emozione dovrei provare in questo esatto momento. Eppure qualcosa mi spinge invece a portare le mani sull'addome, liscio il vestito, cerco di respirare bene. Non lo capisco perché, da dove sia arrivata l'immagine delle mani di Nash che convulsamente mi stringono il viso mentre si spinge dentro di me come se avesse paura che potessi scomparire da un momento all'altro. In questo set è tutto perfetto, tutto, le candele, l'atmosfera senza tempo, il tocco leggero e rispettoso di Zhen, eppure io ripenso a quelle maledette mattonelle bianche del cesso di Nash. Cosa diavolo c'è di sbagliato in me?
<<Non accadrà. Non guarirò. Non sono mai guarita in vita mia.>> Dico con sicurezza.
Non sono mai guarita. L'unico cosa che ho voluto rettificare, l'altra, Nash, questa strana forza che mi lega a lui, l'ho lasciata sospesa tra noi come la baionetta appesa alla parete che abbiamo appena superato.
<<È perché non hai avuto la giusta motivazione. Ma ora non avrai più bisogno di punirti, io sono qui per te e se sarà necessario ti proteggerò anche da te stessa.>>
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Once Upon Three Times
General FictionQuando Nash Keller incontra Earnestine Cox per la prima volta non si rende conto che è perfetta. Quando ha l'opportunità di incrociare di nuovo la sua strada, però, fare finta di niente è impossibile: i suoi occhi verdi sono solo leggermente più chi...