29 - Nash Keller - A Place in the World

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<<Vuoi che me ne vada?>>

È difficile sentirla in mezzo ai battiti furiosi del cuore e al rumore della pioggia che picchietta sulla finestrella che illumina appena la seconda rampa di scale del mio appartamento. La guardo come se non avessi capito. È zuppa, piccole gocce si stanno formando ai suoi piedi, i capelli biondi sembrano più scuri ora che sono appiccicati al viso e i suoi occhi, Dio, mi sembra che non siano mai stati tanto torbidi.

Earn...

Mi osserva accigliata, mordicchia le labbra e si appoggia alla balaustra. Indossa uno dei suoi castissimi abiti blu, deve avere freddo.

Scendo alla sua altezza. L'ultima cosa che voglio è che se ne vada. Anzi no, l'ultima cosa che voglio è vederla di nuovo con lui, tanto pericolosamente vicina a quel maledetto bastardo.

<<No,>>  i nostri visi sono vicini, << no.>>  Con la mano le sfioro la guancia. Lei mi toglie la vista di quel verde e il tempo torna ad essere quello che è, una serata minacciosa e grigia come a Philadelphia ce ne sono tante.

La lascio andare.

<<Sali, non puoi rimanere conciata in questa maniera.>>

Si guarda come se si rendesse conto all'improvviso di essere stata tanto a lungo sotto l'acquazzone e annuisce. Vorrei che non sembrasse così indifesa e vorrei non sentirmi responsabile di tutto questo.

In fondo lei per me è un'estranea.

Saliamo lentamente, lei mi precede e tutta la mia attenzione è per il suo culo glorioso.

Faccio una specie di verso che per me è un'imprecazione, per Cox invece è un'ulteriore segno della mia indecisione.

Il silenzio ci avvolge mentre tiro fuori le chiavi dalla tasca interna della giacca da poliziotto.

È troppo tardi quando mi accorgo di cosa vedrà. Avanza titubante nell'appartamento guardandosi intorno. Si ferma di fronte al materasso buttato a terra e ai resti di un'ottima cena cinese da asporto.

So cosa sta pensando. Che è tutto terribilmente provvisorio.
Benvenuta a bordo, Cox.

Cerco di contenere il sarcasmo ma odio il modo in cui continua a scrutare dentro questo posto come se si trattasse della mia dannata anima.

<<Niente da dire? Ti piace l'arredamento? Non è il tuo genere, vero? Sai, sono per lo stile minimalista.>>

Smettila di essere odioso, dannazione!

Alza un sopracciglio.

Mi dispiace, piccola Cox, non tutti siamo figli di papà come te e come quel manichino che ti piace tanto.

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