6 anni e mezzo prima
Miriam si ritocca il rossetto, lo ripone nella piccola tasca anteriore del giubottino di jeans, poi si lascia cadere contro la rete. È una cosa che fa spesso, le deve piacere l'effetto che fa essere sbalzati in avanti o forse è solo il fatto di sentire la protezione della rete di metallo contro le ossa. Ancora non mi ha perdonato, mi odia perché sa che io e Nat facciamo coppia fissa. O una specie, non lo so più bene cosa siamo in questo momento.
Miriam ride divertita dal suo gioco, come fa sempre, è una specie di sua mania questa di lasciarsi rimbalzare. Mi manca l'amicizia di Miriam, è l'unico motivo per cui me la scopavo in passato. È troppo truccata, ha troppi tatuaggi, troppi piercing. E sono aumentati da quando la nostra "amicizia" è in crisi. In questo posto sembra che ogni piccolo squilibrio emotivo provochi immediatamente delle conseguenze sull'aspetto, come se fossimo talmente fragili e porosi da rimanere immediatamente impressi da quello che ci succede.
<<Una settimana fa è arrivato uno nuovo.>>
<<Un altro?>>
<<Si.>> Mi risponde Miriam secca.
<<E?>>
<<E cosa?>>
<<Perché me lo dici?>>
<<Credo che abbia a che fare col quartiere rosso.>> Capisce di avere tutta la mia attenzione e mi guarda.
Oltre la rete Nat sta facendo la spiritosa con il tizio che abbiamo visto qualche sera fa sulla collina. Non so nemmeno come si chiama, non ne voglio sapere un cazzo. Si lascia spingere in avanti, afferrare per il cappuccio della felpa grigia, ridacchia, i suoi capelli volano al vento mentre si piega sull'erba come se giocare alla stregua di due marmocchi fosse davvero la cosa più divertente del mondo.
Miriam si gira di nuovo, arpiona la rete, ci schiaccia il naso.
<<Mi hai sentito, Keller?>>
<<Rob manca da due settimane.>> Le rispondo. Nat non mi guarda ma so che ha capito dove mi trovo, che mi sta sfidando. Vorrebbe che andassi da lei e la strappassi via dalle mani rozze di quel tizio famoso perché ha già fatto qualche furto e ha un impianto stereo che farebbe invidia ad un figlio di papà.
Vorrebbe che mi imponessi su di lei in maniera violenta, so che è così.
E me la sta facendo pagare da quella sera sulla collina. Dice che è perché non l'ho ancora scopata, invece è perché me ne sto andando. Ma ammetterlo equivarrebbe ad aprire una specie di buco nero siderale.
<<Parla col tizio nuovo, Nash, va da lui finché resta qui, non si ferma mai abbastanza da nessuna parte, dicono.>>
<<Perché?>>
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Once Upon Three Times
General FictionQuando Nash Keller incontra Earnestine Cox per la prima volta non si rende conto che è perfetta. Quando ha l'opportunità di incrociare di nuovo la sua strada, però, fare finta di niente è impossibile: i suoi occhi verdi sono solo leggermente più chi...