46 - Nash Keller -The Harsh Reality

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<<Finalmente sei qui.>>

<<Cosa?>>

Natalie si stiracchia e si mette seduta sul bordo del letto king size che Scaliota ha scelto per arredare queste camere. È stato tutto pensato per far sentire gli ospiti a proprio agio, l'enorme camino, il tappeto soffice su cui passeggio avanti e indietro, la tappezzeria antica, fuori tempo.

Il tempo per Zhen non conta niente, ma per me sì.

<<Ho detto che sono felice che tu sia qui...>> Mi ripete Nat scandendo le parole, è infastidita.

<<Io però non sono felice di essere qui.>> Le rispondo secco. Lei sposta l'attenzione dietro di me come faceva sempre anche all'istituto quando qualcosa non era di suo gradimento. Nat semplicemente faceva finta che quello che le faceva male non fosse mai accaduto. Tranne che in un'unica occasione, la volta in cui ha visto sua sorella sotto al portico, il pomeriggio in cui ha spiato Earnestine e ha pensato che avesse una vita luminosa, che le avesse sottratto qualcosa.

<<Cos'è cambiato?>> Le domando e lei continua a non guardarmi.

<<Che vuoi dire Nash?>>

<<Dove sei stata tutto questo tempo mentre io mi disperavo pensando che fossi morta?>> Ora sembra in imbarazzo. Alza le spalle, gli occhi melmosi, oscuri, diventano ancora più torbidi.

<<Ti disperavi scopando tutte quelle donne?>>

<<Cosa pensavi che avrei fatto? Che mi sarei comportato come un dannato frate in attesa di sapere che fine avessi fatto?>>

Natalie si alza, viene verso di me. È cresciuta, è diversa da come la ricordavo e dannazione, io continuo a fare una cosa assurda. Continuo a sovrapporre alla sua immagine quella di Earnestine, agli occhi duri di Nat quelli caldi, tristi di Cox, alla bocca invitante di Nat quella piccola, perfetta e rosa di Earn.

Mi strofino gli occhi, rischio di impazzire. Eppure a parte la voce, i modi, la sfacciata sicurezza, non ritrovo in questa Nat quasi niente di quella che ho lasciato all'istituto, c'è qualcosa che mi fa venire voglia di scappare, di mettermi ad urlare.

Ho passato gli ultimi anni della mia vita nella profonda convinzione che non potessi essere felice senza questa donna, che lei mi appartenesse, che fosse tutto quello che restava della mia famiglia. E invece adesso mi sento in trappola, mi sembra di non aver fatto altro se non girare in tondo.

Ho l'impressione che la chiave non sia mai stata Natalie. Eppure so che lei non è cambiata abbastanza da allora, che quello che mi trovo di fronte adesso non è che la realtà.

Ma se non è la realtà ad essere diversa, allora cosa vuol dire? Significa che sono cambiato io?

Mi viene in mente che Cox è da qualche parte qua dentro con Zhen. Mi passano veloci nella testa le immagini di com'era lei prima che la mettessi in mezzo a quest'inferno, della sua lingua lunga, della sua irriverenza, delle rispostacce che mi facevano venire voglia di scoparla, del desiderio osceno che ho provato fin dal primo istante e che ho voluto negare a tutti i costi. E solo ora mi accorgo che anche Earnestine, proprio come me, camminava su un filo leggerissimo e che ai suoi piedi c'era il vuoto e che io ho semplicemente tagliato quel filo, l'ho distrutta.

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