Combattere per la libertà

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Il giorno dopo il cielo era scuro e di mattino presto c'era una fitta nebbia. Il freddo che accarezzava la pelle era particolare: provocava dei brividi, ma c'erano ancora tracce del caldo sole estivo. Era la tipica aria di fine settembre, mese di passaggio tra l'afa di agosto e il freddo pungente. Elisabetta era appena entrata in ufficio. Aveva posato il giubbotto e alzato le tapparelle. La situazione non era cambiata: la nebbia era ancora fitta e impediva di vedere i passanti che sembravano figure sbiadite. Quel giorno aveva un valido motivo per andare a lavoro. Non era solo spinta dalla dedizione per il giornalismo. Sarebbe ritornato Damiano e avrebbero lavorato a stretto contatto. Eliseo aveva una sorpresa per lui, ma Daiano ancora non lo sapeva.

All'improvviso lei sentì bussare alla porta: era Damiano. Aveva riconosciuto subito il modo di bussare. Tirò un sospiro di sollievo. Finalmente tutto sarebbe tornato alla normalità.

"Avanti!" esclamò lei avvicinandosi alla porta.

Quando lui entrò, lei lo abbracciò forte aspirando con il naso. Come aveva potuto vivere per tre settimane senza il suo profumo?

Damiano le accarezzò le guance: "Se avessi saputo di ricevere un'accoglienza così calorosa, sarei tornato prima!"

Lei sorrise, lo baciò e sussurrò all'orecchio: "Bentornato a lavoro, amore!"

Lui la strinse a sé: "Sono venuto solo per salutarti. Adesso ritorno nel mio ufficio!"

"Aspetta!" lo trattenne lei: "Eliseo vuole vederti!"

Lui alzò gli occhi al cielo: "Dovrò continuare a combattere contro di lui?"

Elisabetta scosse la testa: "Ti consiglio di deporre l'ascia di guerra. Vuole parlarti: ci sono delle sorprese per te!"

Lui sorrise: "Qualche anticipazione?" Elisabetta scosse la testa, si sedette e gli indicò la porta.

Il giornalista la baciò in modo appassionato. Prima di uscire, lui esclamò: "Ricordati che c'è il pranzo con Cherifa oggi!" Chiuse la porta e attraversò il corridoio.

Elisabetta sospirò, guardò l'orologio e sperò che la pausa pranzo arrivasse il più tardi possibile.

Arrivato davanti all'ufficio di Eliseo, Damiano si fermò. Il suo cuore batteva forte e stava sudando. Aveva paura delle parole del suo capo nonostante le rassicurazioni di Elisabetta. Temeva che l'uomo avrebbe continuato a tenerlo buono per impedire che commettesse errori.

Stava per bussare, ma la porta si aprì di colpo.

Eliseo lo guardò in modo interrogativo e Damiano arrossì: "Buongiorno..." farfugliò confuso.

Eliseo gli disse di entrare: "Stavo andando a vedere se tu fossi già arrivato!"

Il giornalista si sedette. Il capo chiuse la porta e si diresse verso la scrivania. Prese dei fogli e li sistemò nel cassetto: "Come ti senti?"

Damiano prese coraggio: "Ora bene, anche se porto ancora le cicatrici di ciò che ho vissuto ad Algeri. Sono stato catturato da dei soldati che mi hanno torturato perché volevano un elemento importante per l'articolo che lei mi ha affidato."

Eliseo abbassò lo sguardo: "Mi dispiace per il mio comportamento. Mi sono reso conto troppo tardi del mio sbaglio. Per aiutare Mariano Bacco ho dovuto sacrificarti. Non succederà più!"

Calò il silenzio nella stanza. Il giornalista non sapeva cosa dire, se accettare le scuse o attaccarlo.

Il capo lo informò sulle novità: "L'articolo sui fatti di Algeri è stato il più letto nell'edizione online di ieri mattina. È già la seconda volta che un tuo lavoro è così apprezzato dai nostri lettori. Non riesco a pensare che lavori qui da meno di due mesi! Mi piace il tuo modo di narrare i fatti. Hai uno stile accattivante, anche se un po' acerbo, e riesci a convincere i lettori della tua tesi. Hai un grande potenziale e... lavorare a stretto contatto con me può aiutarti a tirarlo fuori!"

Chiave: il lato oscuro della luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora