La sala studio era al primo piano e decise di usare l'ascensore per non dare troppo nell'occhio.
Arrivata all'ultimo piano, si avvicinò a un lato del corridoio per uscire dalla struttura e salire in terrazza grazie alla scala esterna.
Si strinse nelle spalle, maledicendosi per non aver indossato un giubbotto.
L'aria di novembre le entrò nelle ossa e cominciò a tremare. Ciò che provava, però, non era freddo, solo paura. Timore per una verità tanto ambita, terrore per una verità scomoda.
Giunta in cima, il vento le scompigliò i capelli e lei mise le braccia conserte per cercare di scaldarsi.
Guardò stupita dietro di sé: si aspettava che Massimiliano comparisse sulla scala esterna, ma non fu così.
Si voltò verso il panorama e si aggrappò alla ringhiera, ammirando la magnificenza del paesaggio: il suo sguardo passò dal centro storico ai castelli romani, soffermandosi nello specifico sulla Basilica di San Pietro in lontananza, oltre i tetti delle case. Non aveva mai visto Roma da un punto così interessante. O forse sì, ma nella particolare situazione che stava vivendo quella vista panoramica le sembrava un sorriso della vita che la spingeva a essere forte.
Incurante dei suoi lunghi capelli che le solleticavano il viso, Ilaria sobbalzò sentendo dei passi.
Si voltò di scatto e rimase a bocca aperta vedendo davanti a sé la figura di Mario. Il ragazzo avanzava tranquillo verso di lei, la bocca ridotta a una linea orizzontale e gli occhi color cioccolato fissi in quelli azzurri di Ilaria. Indossava una felpa grigia sotto alla quale si poteva scorgere una maglia bianca, ma ciò che attirò l'attenzione di lei fu il colorito della sua pelle: bianco cadaverico.
Rimase bloccata sul posto, non sapendo come comportarsi.
La sua mente entrò in cortocircuito e tutte le sue intenzioni di vendetta si sciolsero come neve al sole.
Aprì più volte la bocca, ma senza emettere alcun suono. Credeva di sognare, non poteva essere davvero lì davanti a lei.
Lui si fermò a pochi centimetri dal suo viso e lei continuò a guardarlo con uno sguardo che navigava tra la preoccupazione e la felicità.
Dopo interminabili secondi, lui sorrise e tese le braccia in avanti per stringerla a sé, ma lei alzò una mano per schiaffeggiarlo.
Lui riuscì a parare il colpo e le afferrò un palmo.
Lei digrignò i denti e tentò di divincolarsi, ma non ci riuscì e si tuffò tra le sue braccia.
Lo strinse forte a sé piangendo come se fosse una bambina, come se avesse appena ricevuto un regalo tanto desiderato.
Lui reagì circondandole il corpo con le braccia e le accarezzò più volte i capelli assaporando il suo profumo, che tanto gli era mancato.
"Hai freddo..." commentò lui, sentendola tremare come un gatto spaventato in autostrada.
Ilaria scosse la testa. "Sto bene... ora che ci sei tu... Stringimi ancora."
Lo abbracciò di nuovo e lo strinse sempre più forte, come se avesse paura che tutto quello fosse solo un sogno e che lui sarebbe scomparso da un momento all'altro.
"Così però mi strozzi..." replicò lui con il respiro mozzato.
Lei cominciò a ridere e si staccò, asciugandosi gli occhi dalle lacrime. "Scusa, è che... non mi sembra ancora vero di vederti. Mi sei mancato tanto, Mario."
Lui le accarezzò una guancia. "Anche tu, non sai quanto." Le afferrò entrambe le mani e continuò: "Sono io che ti devo chiedere scusa per quello che ti ho detto ieri. Perdonami, ma... mi è stato detto di rivolgerti quelle parole così forti."
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Chiave: il lato oscuro della luce
AdventureSecondo volume. Passioni travolgenti, continui colpi di scena ed emozioni forti sono i protagonisti del secondo volume di Chiave. Pip e Caroline stanno ritornando a Cipro, ma l'imprevisto è sempre dietro l'angolo. La famiglia Bacco ha trovato un pre...