L'attentato (parte terza)

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Ilaria era contenta di sentire le sue parole e mise qualche libro nello zaino. "Ci lamentiamo perché stiamo andando in una casa famiglia, ma la situazione è difficile anche per mamma. Lei è rinchiusa in un carcere e ha bisogno del nostro sostegno."

Il ragazzo le diede ragione: "Grazie, Ilaria. Spero solo di poterla rivedere presto."

Mentre stavano preparando lo zaino, vedevano solo ricordi di un passato recente che sembrava lontano. I braccialetti con i loro nomi, i quadri, le maglie e i cappelli: tutto riportava alla mente episodi banali e quotidiani, ma che in quel momento diventavano di vitale importanza.

Quando furono pronti, Ilaria guardò la stanza un'ultima volta prima di spegnere la luce.

Si ricordò dei momenti di gioco trascorsi con i genitori e il fratello, delle risate con le amiche e le divertenti liti con Carmine. Avrebbe portato tutto nel cuore.

Chiuse la porta, attraversarono il corridoio e scesero le scale.

Carmine si sedette su uno scalino e lei lo seguì.

Guardarono il salone con aria assorta. Lì il padre aveva sparato a una donna e stava per uccidere la madre. Non si sarebbero mai dimenticati di quei momenti di follia.

Alessio aprì la porta per aiutarli a portare gli zaini e i due si alzarono.

Arrivò anche Anna a salutarli.

La cameriera li congedò dicendo di comportarsi bene.

Carmine le raccomandò di prendersi cura della villa e lei sospirò.

Attraversarono il cortile, salutarono l'autista con un cenno e salirono sulla volante. In quel cortile Carmine aveva giocato a calcio con il padre e imparato ad andare in bici.

Ilaria fissò gli alberi cercando di vedere gli scoiattoli.

Si ricordò di quando da piccola si divertiva a pestargli la coda e li rincorreva senza sosta finché non sbatteva contro un albero. Dopo la botta piangeva, ma erano lacrime di gioia. In quel momento non li vedeva.

I due non staccarono la vista dalla villa finché non si vide più a causa degli alberi.

Alessio li guardò e provò pena per loro. L'attimo prima avevano tutto e dopo niente, solo un pugno di sogni e speranze andati in frantumi.

***

Ci fu un'ora di viaggio. Il sole era nascosto dietro le nuvole.

Arrivarono davanti a un grande cancello di ferro arrugginito dietro al quale c'era un grazioso cortile con alberi e panchine. La struttura era piccola e le pareti grigie avevano delle crepe. All'aperto dei ragazzi giocavano a calcio e delle giovani li guardavano con aria sognante. Alcuni erano seduti sotto gli alberi e stavano ridendo in modo stridulo.

Smisero di scherzare quando videro la volante davanti alla casa famiglia. Sopra la porta d'ingresso c'era una targa consumata: La casa dell'allegria.

Ilaria e Carmine scesero scortati da Alessio e raggiunsero due persone sotto il porticato.

I ragazzi avevano smesso di giocare e parlare e fissarono la scena.

Ad attenderli c'erano un uomo e una donna. Lui era basso e curato con dei pantaloni corti grigi e la maglia verde: "Piacere. Sono il formatore dell'equipe degli educatori, Massimiliano Giudice."

La donna aveva una corporatura snella, un paio di occhiali tondi e leggeri e i capelli lunghi scuri. "Benvenuti, ragazzi. Sono la coordinatrice responsabile, Antonietta Palmieri. Il commissario mi ha già raccontato tutto e siamo davvero lieti di potervi ospitare. Vi garantiremo la massima protezione e cercheremo di darvi affetto. Adesso vi accompagneremo nelle vostre camere."

Chiave: il lato oscuro della luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora