Un ritorno inaspettato (parte terza)

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Si avvicinò all'aggeggio e Massimiliano la seguì. "Perché ti interessa? Non dovresti stare qui! Tra poco scenderà anche la signora Palmieri. Ti sei chiesta cosa sarebbe potuto succedere se ti avesse scoperta lei?"

"Nulla" spiegò lei, tranquilla. "Mi sono solo addormentata, prometto che non succederà più."

Controllò se ci fossero delle chiamate, ma non ne trovò.

Sbatté il telefono sul tavolo. "Merda!"

"Ehi, qui non sono tollerati certi termini!" sottolineò lui, con le mani sui fianchi. "Ora vuoi spiegarmi per quale motivo ti sei addormentata sulle scale e perché hai controllato le chiamate?"

Lei cercò di liquidare la conversazione: "Nulla."

Salì il primo gradino per raggiungere il piano superiore.

"Ora devo andare a dormire. Cercherò di godermi il poco tempo rimasto. Promettimi... che non dirai niente alla signora Palmieri!" propose lei, con una mano davanti alla bocca per trattenere uno sbadiglio.

Massimiliano rise. "Me lo stai chiedendo davvero? Prima mi sono spaventato quando ti ho vista sulle scale. Non posso fingere che non sia successo niente..."

Lei scosse la testa e si avvicinò. "Ti prego, non succederà mai più! Non puoi mettermi nei guai..."

Lui le mise le mani sulle spalle per tranquillizzarla. "Va bene, però mi devi dare una spiegazione per i tuoi strani comportamenti."

Lei abbassò il capo. "Giurami che non lo dirai alla signora Palmieri."

Lui guardò verso il piano superiore e acconsentì, con un pizzico di curiosità.

Lei si sedette. "Si tratta di Mario. Ieri, prima di partire, mi ha promesso che mi avrebbe chiamata entro sera. Beh... non è successo. Ho aspettato invano per ore e ore. Dopo cena mi sono seduta qui a leggere un libro, nell'attesa di quella telefonata." Con voce spezzata chiese: "Perché non mi ha chiamata?"

Lui guardò nei suoi occhi. Ilaria aspettava una risposta che lui non poteva darle. O meglio, non doveva darle. Gli era capitato tante volte: un ragazzo che vive in casa famiglia, quando esce, non vuole più sentire parlare di quell'ambiente. Forse per Mario era lo stesso, anche se sarebbe tornato dopo una settimana.

Abbassò il capo. "Magari non ha potuto o si è dimenticato..."

Lei scosse la testa. "No, è impossibile. Non si sarebbe mai scordato di me. Sono sempre nella sua mente e nei suoi pensieri, almeno credo..."

Gli occhi cominciarono a pizzicare. Le lacrime minacciavano di uscire e di lavare il suo viso stanco.

"Ieri sera sono andata a dormire insieme alle altre ragazze, ma nel cuore della notte mi sono alzata e sono venuta qui per controllare il telefono. Poi devo essermi addormentata qui..." spiegò, biascicando con la voce.

Si alzò e forzò un sorriso. "Grazie, adesso vado a dormire. Domani... cioè, oggi, andrò a scuola per la prima volta dopo più di un mese e ho bisogno di essere carica."

Si fermò dopo qualche gradino e si volse verso Massimiliano. "Se... chiamasse Mario, potresti avvertirmi?"

Lui annuì. "Certo" e aspettò che lei salisse verso il piano superiore.

Dopo qualche minuto sentì la porta della camerata chiudersi e abbassò lo sguardo.

Sospirò e salì la rampa di scale: quella sarebbe stata una dura giornata.

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Chiave: il lato oscuro della luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora