Rocce rosso sangue (parte sedicesima)

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Si guardò intorno e si avvicinò alla finestra, provando ad aprirla. Essa però sembrava ben serrata: se solo fosse riuscito a spalancarla avrebbe potuto saltare, a costo della sua stessa vita. Preferiva morire cadendo da quell'altezza che mitragliato dai proiettili.

In quell'istante sentì dei colpi provenire dall'esterno: la porta stava per cedere e la protezione del tavolo non avrebbe retto a lungo, così gli venne l'idea di colpire il vetro.

Deglutì e si tolse le scarpe con l'intenzione di usarle come pugno. Pregò gli dèi di aiutarlo in quello scellerato proposito e si mise in posizione: la gamba destra indietro e la sinistra avanti, un braccio all'altezza del petto.

Uno, due e... un tonfo secco.

"Io fossi in te non lo farei" udì alle sue spalle.

Luke si voltò, le mani con le scarpe in alto e i vestiti macchiati di rosso per il sangue di Nathan.

I poliziotti lo fissavano arcigni, i mitra puntati nella sua direzione e pronti a fare fuoco.

***

"Bastardi... ordina ai tuoi di ammazzarli tutti!"

Dalla veemenza con cui quell'ordine era stato impartito, il capo della banda sbiancò: qualcosa era andato storto. Dall'altro capo della linea aveva sentito un'esplosione, forse vetri rotti, poi delle armi sparare a gran velocità e infine, dopo qualche minuto, quella frase. Non sapeva altro, la comunicazione si era interrotta. Forse la polizia aveva seguito Nathan? E i suoi uomini? E Luke?

Boccheggiò e uscì di gran carriera dal treno, affacciandosi alla prima porta aperta che trovò. "Ammazzateli tutti, adesso! Ordini del capo!"

Da quelle parole si scatenò il putiferio: i passeggeri del treno fecero cadere le loro valigie e cominciarono a scappare, mentre i membri della banda puntavano il loro mitra e sparavano a ogni persona che capitava a tiro.

Aura restò a bocca aperta a quell'annuncio e si sentì travolta da una fiumana di persone che scappava dal mezzo il più lontano possibile. L'aria era satura di urla e spari, la gente cadeva come foglie d'autunno. La donna poteva vedere i volti contratti delle vittime che si lasciavano morire e le chiazze di sangue che imbrattavano il terreno.

Dalla parte opposta alla loro, però, percepì altri rumori, altri spari. Come se qualcuno fosse appena intervenuto per fermare la follia di quei pazzi che volevano uccidere tutti i passeggeri.

Quando si rese conto che una persona colpita aveva sbattuto contro la sua schiena, cominciò a capire di essere davvero in pericolo e seguì il flusso di gente in fuga.

Si guardò attorno correndo, alla ricerca di suo figlio, ma di lui non c'era traccia.

"Pip! Pip, dove sei?" esclamò sconvolta, gli occhi sbarrati e il fiato corto.

Il pensiero di aver perso di vista suo figlio la investì come un fiume in piena e la trascinò con sé, nell'abisso della disperazione.

Gli occhi iniziarono a pizzicare, le guance si gonfiarono e si lasciò andare a un pianto disperato, mentre vedeva che i proiettili colpivano i fuggitivi accanto a lei e anche quelli che erano più avanti di qualche metro. Sentiva il cuore scoppiarle nel petto e si maledisse per non aver tenuto d'occhio Pip. Forse suo figlio, sentendo gli spari, si era allontanato dopo che la paura si era impossessata di ogni suo muscolo, oppure era stato travolto dalla fiumana di gente ed era ancora indietro.

Un terribile sospetto iniziò a insidiarsi nella sua mente e le avvolse il cuore: e se fosse stato colpito? E se fosse perito sotto il fuoco di quelle armi?

Chiave: il lato oscuro della luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora